Entro un anno sarà completato lo studio e l’identificazione della sequenza del genoma del pesco. L'annuncio è arrivato nel corso del XXVI° convegno peschicolo che si è tenuto a Cesena il 5 e 6 novembre. Basterebbe questo per comprendere la rilevanza dell’incontro, la cui prima edizione si tenne nel 1955.
Il convegno, organizzato dalle Camere di commercio di Forlì-Cesena e di Ravenna e da Cesena Fiera. L’incontro dal titolo 'Nuovi scenari della peschicoltura: integrazione e complementarietà fra nord e sud', era diviso nella sessione 'Tecniche innovative per la gestione integrata e la qualità del prodotto', coordinata da Silviero Sansavini del Dipartimento Colture arboree (Dca) dell'Università di Bologna, e la seconda su 'Economia – Mercato – Organizzazione – Associazionismo', coordinata da Carlo Pirazzoli del Dipartimento di Economia e ingegneria agrarie (Deiagra) dell'Università di Bologna.

Cesena è una delle zone italiane maggiormente vocate alla coltura della pesca e della nettarina, una produzione che sul territorio vale almeno 100 milioni di Euro per la sola Produzione lorda vendibile, come ha sottolineato Tiziano Alessandrini, presidente della Camera di commercio di Forlì-Cesena, aprendo i lavori. "Credo che dal convegno - ha detto Alessandrini - verranno risposte a domande difficili quali cosa serve per essere più competitivi e quali azioni strutturali servano: ad esempio ridimensionare l’offerta o un maggior equilibrio fra produttori e Gdo".

"Ritengo sia l’edizione più difficile e più sfortunata della storia del Convegno - ha esordito Paolo Lucchi, sindaco di Cesena - qui le pesche sono fondamentali, non solo per quei 100 milioni di reddito, lo sono anche dal punto di vista sociale. Ospitare il convegno rientra nelle iniziative importanti che organizziamo, valga per tutte Macfrut. Credo che da un confronto come questo possano uscire soluzioni e mi auguro che il vostro lavoro possa creare speranza nel settore". Un settore che va rilanciato subito anche per Gianfranco Bessi, presidente della Camera di commercio di Ravenna.

La partecipazione è stata rilevante, con ricercatori, docenti ed esperti provenienti da tutta Italia, mentre sono arrivate imprese anche dall’estero (Grecia, Croazia, Slovenia), oltre che da Veneto, Liguria e Puglia, con un’ovvia prevalenza dalla regione Emilia Romagna.
Per Domenico Scarpellini, presidente di Cesena Fiera il convegno è stato un momento importante di incontro e di confronto, soprattutto dopo una estate assai preoccupante.

Nel corso della prima giornata è stato fatto il punto sulle 5 sezioni in cui viene suddivisa la produzione (miglioramento genetico e nuove varietà; efficienza degli impianti e forme di allevamento tese ad esaltare la qualità; gestione del suolo, della concimazione e dell’irrigazione; post raccolta; definizione e mantenimento della qualità). Si è spaziato dal successo delle pesche piatte in Spagna (quest’anno raddoppieranno i volumi) al Progetto Mas.Pes. per miglioramento genetico del pesco in Emilia Romagna, da citare in quanto cofinanziato dalla Regione e da quattro organizzazioni di produttori (Apofruit, Apo-Conerpo, Orogel e Terre Emerse). Una relazione ha riguardato le forme di coltivazione e l’efficacia dei portainnesti.
Nella seconda giornata si sono affrontati problemi quali la comparazione economica fra i principali sistemi produttivi europei all’interno delle considerazioni sulla competitività e il mercato e non sono mancati riferimenti all’Ocm (Organizzazione del mercato comunitario).
Per Carlo Pirazzoli, l’avvio della ripresa economica, "che tutti ci auguriamo avvenga in tempi rapidi, gioverà sicuramente al sistema, determinando un innalzamento dei consumi e dunque un rialzo delle quotazioni lungo la filiera. Contestualmente a ciò vanno trovate valide soluzioni in grado di riequilibrare i rapporti tra gli attori della filiera, oggi troppo sfavorevoli nei confronti dei frutticoltori".

Infine, "la ricerca del genoma – ha spiegato Silviero Sansavini - frutto del lavoro di ricercatori italiani e statunitensi è un fatto straordinario perché conoscere la sequenza consentirà di intervenire per migliorare produttività e resistenza a malattie, colore e qualità organolettiche".

Più collaborazione tra i Paesi produttori per prevenire i surplus produttivi; crescita della quota di produzione organizzata nazionale (oggi in Italia le Op coprono solo il 30% del comparto); accordi con la grande distribuzione. Sono queste, secondo l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni, le tre questioni su cui è necessario impegnarsi per affrontare la crisi del comparto delle pesche. "Il 2009 è stato un anno terribile - ha sostenuto l’assessore concludendo il Convegno -. Il mercato delle pesche è ormai unico e senza accordi tra i paesi produttori il rischio di annate come questa, caratterizzata da un eccesso produttivo, è sempre incombente".
In Italia, per Rabboni gran parte delle difficoltà sono legate al fatto che è troppo bassa la quota di produttori organizzati. "Bisogna aumentare la produzione organizzata almeno del 20%. E’ necessaria una cabina di regia". Rabboni ha chiesto alla Gdo un tavolo di trattativa con le organizzazioni di produttori "per arrivare a un accordo generale sulle caratteristiche qualitative del prodotto e sui prezzi minimi da garantire alle aziende agricole per coprire almeno i costi".
Un esempio può essere l’Accordo promosso dalla Regione la scorsa estate. "Anche se i risultati sono stati modesti – ha spiegato Rabbonil’accordo dimostra che è possibile arrivare a un’intesa che garantisca un prezzo minimo ai produttori e che fissi un prezzo massimo per i consumatori. Chiediamo al Governo di impegnarsi in questa direzione anche sul piano nazionale".