E' per questo che oggi c'è grande attenzione verso queste tecniche di gestione del vigneto che promettono di traghettare la viticoltura dall'artigianalità del passato alla digitalizzazione del futuro.
"Non dobbiamo fare l'errore di pensare che la viticoltura di precisione allontani l'uomo dal vigneto. E' vero l'esatto contrario", spiega ad AgroNotizie Diego Tomasi, direttore del centro Crea di viticoltura di Conegliano.
"Una volta ogni viticoltore conosceva il suo vigneto metro per metro e gestiva ogni pianta in maniera differenziata. Su grandi estensioni questo non è più possibile. In soccorso del viticoltore di oggi arriva la tecnologia che ci permette di ritornare a gestire il vigneto pianta per pianta".
Il principio della viticoltura di precisione è proprio quello di gestire ogni vite in maniera differenziata, dandogli esattamente quello di cui ha bisogno nel momento in cui lo necessita. "Prima di approcciarsi a questo mondo ogni agricoltore dovrebbe farsi due domande: qual è il mio obiettivo e quali sono le caratteristiche dei miei vigneti", spiega ad AgroNotizie Paolo Gay, professore dell'Università di Torino.
"Gestire un vigneto che punta sulla quantità è differente rispetto a chi vuole prima di tutto qualità. Inoltre più la variabilità di una azienda è alta più gli effetti di un approccio 'di precisione' sono evidenti".
Un vigneto collinare, esposto a Sud, con una pendenza regolare e un terreno omogeneo si gioverà di una viticoltura di precisione meno rispetto ad una azienda con vigneti parcellizzati, alcuni in pianura e altri in collina, alcuni su terreni sabbiosi e altri strutturati, in zone con una maggiore o minore ventilazione.
Ma un viticoltore che volesse approcciarsi a questo mondo da dove dovrebbe partire? "Se il vigneto è ancora da impiantare sicuramente i filari devono essere tracciati con una guida Gps e il portainnesto selezionato sulla base delle analisi del terreno, cosa che già oggi si fa normalmente", spiega Gay.
"Avere un vigneto tracciato con la guida satellitare ci mette nelle condizioni di sapere dove si trova ogni pianta. Informazione che poi agevola il lavoro in vigna con i mezzi a guida automatica".
Dopo l'impianto ogni fase di conduzione del vigneto può essere approcciata secondo i principi dell'agricoltura di precisione. Fertilizzazione, difesa, sfogliatura, irrigazione, vendemmia e potatura sono tutte operazioni che possono essere gestite in modo da dare ad ogni pianta il meglio.
Per approcciarsi alla viticoltura di precisione lo strumento fondamentale è la mappa di vigore. Si tratta di un file digitale che visualizza su una mappa, come quelle che normalmente consultiamo su Google, lo stato di vigore delle viti.
Ogni pianta infatti assorbe la luce del sole in maniera differente a seconda del proprio stato di salute e dello stadio fenologico. Captando la luce riflessa dalla chioma si può conoscere il vigore della vite.
Questa mappa ci permette di individuare nel vigneto ogni singola pianta in modo da pianificare poi le successive operazioni in campo.
Vediamo le principali.
Concimazione
La capacità di reperire nutrienti influisce sullo sviluppo della vite. Ma l'obiettivo del viticoltore non è il massimo sviluppo della chioma, anzi. Spesso si interviene per ridurne il volume in modo da aiutare la maturazione dell'uva e prevenire lo sviluppo di malattie.
Ecco dunque che il viticoltore ha la possibilità di dosare il fertilizzante sulla base delle condizioni della pianta e sugli obiettivi che vuole raggiungere. Una pianta stressata avrà bisogno di un aiuto, mentre una vite molto vigorosa non avrà bisogno di supporto.
E qui entrano in gioco le concimatrici a rateo variabile. Si tratta di spandiconcime in grado di aprire o chiudere il rilascio del fertilizzante sulla base delle informazioni caricate sulla mappa di prescrizione. Si tratta di una mappa che mette in relazione il vigore della pianta (solitamente classificato in alto, medio e basso) con la quantità di concime da somministrare, stabilita dall'agronomo.
Il tutto avviene in maniera automatica e se i filari sono stati impiantati con la guida Gps, il trattore (sempre che sia a guida satellitare) farà tutto da solo e il viticoltore dovrà solo controllare che non ci siano intoppi.
Dunque il primo passo è dotarsi di una mappa di vigore per poi generare una mappa di prescrizione per la fertilizzazione. Ma chi non volesse affrontare il costo di un trattore a guida automatica o di uno spandiconcime a rateo variabile può adottare anche un approccio manuale.
"Noi in azienda abbiamo adottato un approccio misto", spiega ad AgroNotizie Alfio Auzzi, responsabile delle attività agricole di Rocca della Macie, azienda di Castellina in Chianti (Si) (che utilizza QdC® - Quaderno di Campagna, il software di Image Line per una viticoltura 2.0).
"Abbiamo generato le mappe di vigore basandoci sui dati raccolti da un ultraleggero ma poi, per una questione di gestione delle risorse, abbiamo preferito operare manualmente, seppure sfruttando i dati raccolti. Concimiamo e vendemmiamo in maniera differenziata, ma senza l'uso di mezzi automatici. Inoltre sfruttiamo le mappe per posizionare le trappole a feromoni contro la tignoletta nelle zone più a rischio".
Difesa
Peronospora e oidio sono i due grandi nemici del viticoltore. Ad oggi nella maggior parte delle vigne si tratta quando le condizioni ambientali sono tali da favorire il diffondersi di questi funghi. Tale approccio però può portare a trattamenti inutili. Le mappe di vigore permettono di identificare le zone dove è più probabile che si sviluppino malattie in modo da monitorarle e procedere ai trattamenti solo in caso di reale necessità.
Idem per la lotta biologica alla tignoletta, come avviene a Rocca della Macie.
Sfogliazione
La mappa di vigore aiuta il viticoltore ad individuare quelle zone in cui le piante sono più sviluppate e necessitano quindi di una maggiore sfogliatura. "Concimazione e sfogliatura sono i due strumenti principali che il viticoltore ha per riequilibrare i livelli di produzione di un vigneto", speiga ad AgroNotizie Osvaldo Failla, professore dell'Università degli studi di Milano. "Per le uve rosse, specialmente se destinate alla produzione di vini corposi, l'ottimo è avere viti con un vigore medio-basso, in modo che raggiungano la maturità tecnologica e fenolica. Per le uve destinate alla produzione di vini bianchi, dove dunque è l'acidità il parametro da monitorare, l'ideale è avere viti con un vigore medio-alto".
Vendemmia
E' la fase cruciale per ogni azienda vitivinicola. "Nella maggior parte dei casi le cantine hanno la necessità di portare i grappoli al livello ottimale di maturazione e di tenere distinte le uve di qualità superiore da quelle inferiore", continua Failla.
"Per questo si generano delle mappe per mettere in atto una vendemmia differenziata nel tempo o di separazione delle uve al momento della raccolta".
Il primo passo è quello di andare in vigna a campionare le uve a seconda delle aree di vigoria. Le piante meno vigorose solitamente maturano prima e dunque necessitano di una vendemmia precoce rispetto alle zone in cui le piante hanno una vigoria maggiore.
A questo punto si può procedere a mano, mandando i vendemmiatori prima nelle zone in cui la maturazione è più avanzata e lasciando indietro quelle che hanno bisogno di 8-10 giorni in più. In questo modo si ottiene il massimo da tutte le piante, anche se il lavoro fatto a mano richiede tempi lunghi che non sempre sono compatibili con le esigenze aziendali.
"Nel 2011 abbiamo introdotto in vigna la concimazione e la defogliazione a rateo variabile, mentre nel 2014 siamo passati alla vendemmia automatica", spiega ad AgroNotizie Luca Cavallaro, agronomo delle Tenute Ruffino, azienda nella zona del Chianti Classico (anche loro utilizzano QdC® - Quaderno di Campagna).
"Sulle base delle mappe di vigore e dei campionamenti in campo abbiamo generato le mappe di prescrizione per la raccolta automatica che sono poi state caricate sulla vendemmiatrice. La macchina che abbiamo usato è in grado di indirizzare in tramogge separate le uve più mature, di classe superiore, rispetto a quelle meno mature per poi destinarle a vinificazioni separate".
L'obiettivo è quello di tenere separate le uve caratterizzate da diversi stadi di maturazione, in modo da ottenere vini eccellenti.
Risulta evidente dunque che qualunque approccio alla viticoltura di precisione non può prescindere dall'utilizzo delle mappe di vigore. Ma come si fa ad ottenerle? Esistono principalmente quattro metodi: il proximal sensing, il drone, l'ultraleggero e il satellite.
Proximal sensing
Abbiamo detto che è possibile correlare il vigore di una vite con la luce che riflettono le foglie. Per catturare quella che viene definita la 'fluorescenza della clorofilla' occorre una telecamera multispettrale che può essere montata su un quad che percorre tutti i filari mappando il vigneto. E' sicuramente il metodo più accurato anche se il più lento e costoso, intorno ai 70 euro ad ettaro.
A questo si devono aggiungere le centraline meteo o altri sensori che raccolgono in vigna dati utili agli interventi, soprattutto per quanto riguarda la difesa. Naturalmente, più l'aspetto orografico e pedoclimatico è variabile più centraline andranno installate.
Drone
E' il giocattolo che ogni giovane agricoltore vorrebbe avere in azienda. Però bisogna prestare la massima attenzione, perché come spieghiamo in questo articolo quella del velivolo senza pilota è una tecnologia ancora acerba, che è vantaggiosa solo in alcune situazioni.
Sommariamente possiamo dire che il drone ha il grande pregio di unire accuratezza e velocità, ma i costi di operabilità sono ancora alti. Qui è possibile leggere l'esperienza della cantina Berlucchi.
Ultraleggero
Le riprese aeree hanno il grande vantaggio di essere economiche e di offrire una buona accuratezza. Per rendere economicamente vantaggioso il passaggio di un ultraleggero però è essenziale che le aziende agricole si uniscano per dividere i costi. Siamo comunque intorno ai 30 euro ad ettaro.
Satellite
Fino a pochi anni fa le immagini satellitari avevano un costo elevato, oggi invece si trovano anche gratuitamente. Google mette a disposizione degli strumenti per monitorare il territorio e le immagini della costellazione Sentinel, messa in orbita dall'Unione europea, sono liberamente accessibili.
La pecca del satellite è la scarsa precisione, anche se l'aspetto positivo è che sono aggiornate frequentemente.
Ma quanto dura una mappa? Non esiste una risposta univoca. La mappa risulta tanto più affidabile quanto più è aggiornata ma in linea di principio non dovrebbe essere più vecchia di 2-3 anni perché gli interventi in vigneto, come anche l'andamento climatico o la presenza di malattie possono influire sul vigore di una pianta.
L'ideale sarebbe avere più mappe nel corso di una stessa stagione. E' infatti possibile montare le telecamere sui trattori usati ad esempio per i trattamenti in modo da aggiornare costantemente i dati. In questo modo è anche possibile accorgersi in maniera precoce della presenza di parassiti che stanno attaccando le piante o di uno stress iridico.
In questi casi però, per abbattere i costi, le competenze per gestire tutto il processo di elaborazione dati devono essere interne all'azienda.
Già, perché il viticoltore che si approccia all'agricoltura di precisione ha due opzioni. Studiare o affidarsi a terzi. Solo le aziende con superfici estese possono avere una risorsa interna dedicata a questo ruolo. Ma anche nelle realtà più strutturate il rischio è che la velocità di senescenza delle tecnologie sia talmente alta da risultare non sostenibile economicamente.
Ci si può affidare allora ai contoterzisti più innovativi o ancora a consulenti che si sono attrezzati per il precision farming.
La domanda che tutti si fanno però è una sola: tutto questo lavoro genera un ritorno economico che giustifica l'investimento? "Assolutamente sì, perché ci permette di ottenere un vino di qualità superiore, anche in annate con un andamento stagionale sfavorevole", spiega Cavallaro.
"La viticoltura di precisione ci permette di fare qualità e di valorizzare le eccellenze del nostro territorio con un impatto minimo sul costo di produzione".
"La viticoltura di precisione aumenta i ricavi e abbatte i costi. La possibilità di ottenere uve e quindi vini di qualità superiore permette alle cantine di posizionare sui mercati premium volumi maggiori di quelli che produrrebbe con un approccio tradizionale alla vigna", conclude Failla.
"D'altro canto si generano anche risparmi ingenti. La fertilizzazione a rateo variabile, come la difesa di precisione, permettono di ridurre gli input produttivi eliminando gli sprechi".