L'evento internazionale, organizzato da FederUnacoma insieme all’Ente Fiera del Levante, vuole confermarsi leader per l'area geografica dell’Europa mediterranea, dei Balcani, del Medio Oriente, dell’Africa settentrionale e subsahariana e di alcune regioni asiatiche.
L'agricoltura mediterranea in un unico evento
Operatori ed espositori arriveranno nella città pugliese per trovare soluzioni tecnologiche per le produzioni e le caratteristiche climatiche delle proprie regioni. La manifestazione per l'agricoltura mediterranea, infatti, offre una vasta scelta di macchine e innovazioni specificamente rivolte alle produzioni tipiche dell'area e centrate sulle esigenze pedoclimatiche e sui modelli aziendali che caratterizzano gli Stati intorno al Mediterraneo.
"L’ampio bacino a cui si rivolge la rassegna - ha spiegato Goldoni nel corso della conferenza stampa - comprende sia paesi che vivono in condizioni critiche per ragioni di carattere economico, politico e militare sia paesi che stanno emergendo e investendo in modo significativo per l’acquisto di macchine agricole. Per questi motivi possiamo dire che la rassegna di Bari ha una doppia anima: quella tecnologica, per le economie in crescita, e quella politica, per le economie ancora in via di sviluppo".
I temi dell'evento, che ospiterà oltre 300 industrie espositrici provenienti da 21 paesi su una superficie di circa 60mila metri quadrati, saranno: frutticoltura, orticoltura, filiere della vite e dell’ulivo, cereali e coltivazioni estensive nei climi caldi e su territori con carenza di risorse idriche.
Massimo Goldoni, presidente di FederUnacoma, presenta la quinta edizione di Agrilevante 2017
(Fonte foto: © FederUnacoma)
Dopo le 58 mila presenze dell’edizione 2015, l’aspettativa è quella di superare la quota 50 mila, con visitatori provenienti da 60 paesi e oltre 30 delegazioni di operatori stranieri, organizzate in collaborazione con l’Agenzia Ice - Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane.
Andamento dell'import
Secondo le elaborazioni Nomisma sulla base dei dati Gtis, nell’area balcanica la Serbia sta emergendo come big performer in fatto di meccanizzazione: dal 2010 al 2015 ha registrato una crescita delle importazioni di trattrici pari al 286 per cento, raggiungendo nel 2015 un valore di 46 milioni di dollari.
Nella zona euroasiatica, le importazioni di trattrici in Turchia hanno raggiunto un valore pari a 398 milioni di euro nel 2015, segnando nel periodo 2010-2015 un incremento complessivo del 97 per cento.
Nel corso della conferenza stampa si è spiegato che una crescita analoga, in termini percentuali, si è registrata anche in Azerbaijan (+105 per cento nei 6 anni) sia pure con volumi minori rispetto a quelli della Turchia nel 2015 pari a 44 milioni di dollari.
Un momento della conferenza stampa tenutasi durante il Sima 2017
(Fonte foto: © Cristiano Spadoni - AgroNotizie)
Nella fascia settentrionale dell’Africa, è l’Algeria il paese a distinguersi con una crescita delle importazioni di trattrici nei 6 anni pari al 470 per cento e con un valore di 211 milioni di dollari nel 2015. Un incremento consistente è stato registrato anche nell'ambito delle attrezzature che hanno raggiunto, nello stesso anno, 412 milioni di dollari con un aumento, nel periodo considerato, del 112 per cento.
Importante anche il recupero registrato in Egitto, paese che dal 2010 al 2015 ha rilevato un incremento delle importazioni di macchine operatrici pari al 47 per cento.
Guardando l’Africa subsahariana, molto importante appare l’andamento dell’Etiopia e del Kenya che nel periodo 2010-2015 hanno registrato crescite nelle importazioni di trattrici rispettivamente del 250 per cento (111 milioni di dollari) e del 243 per cento (84 milioni di dollari) nell'anno 2015.
Esportazioni made in Italy
In Turchia e Egitto, le esportazioni italiane stanno segnando incrementi significativi. Tra il 2014 e il 2015, in Turchia il totale di trattrici e macchine operatrici è aumentato del 31 per cento (147 milioni di euro) stabilizzandosi sugli stessi volumi anche nello scorso anno, mentre in Egitto è cresciuto dell’87 per cento (24 milioni di euro il valore nel 2015), segnando nel 2016 un ulteriore incremento pari al 31 per cento.