La partita si gioca a Bruxelles e l'Italia corre in fascia per cercare di mettere a segno quello che potrebbe essere il match point per un intero comparto produttivo. 
In palio la sopravvivenza dei trattori specializzati il cui futuro dipende dalla decisione presa in sede europea in merito ai dettagli applicativi della normativa 97/68/CE che disciplina le norme di riduzione delle emissioni dei motori in atmosfera.

Una normativa i cui passi di applicazione sono suddivisi per fasce di potenza e in cui rientrano anche gli 'stretti', eccellenza produttiva italiana, per i quali rappresenta però un ostacolo ad oggi tecnicamente insormontabile anche per l'Italia che detiene il più ampio know how produttivo su questa tipologia di trattori.

I tempi di applicazione della normativa 97/68/CE per la categoria T2 e C2 cui appartengono gli 'stretti', prevedono l'ingresso in fase IV nel 2017 e in fase V nel 2019-2020. Se venissero confermati le aziende produttrici, e l'Italia detiene la leadership del segmento con 20 mila trattori venduti in Europa e 180 mila unità vendute solo nel 2013, non sarebbero in condizioni di adeguare la produzione nei tempi richiesti.


"Per i costruttori italiani di trattori da vigneto e frutteto, la questione tecnica è attualmente senza soluzione - si legge in un comunicato FederUnacoma, la Federazione nazionale costruttori macchine per l'agricoltura.
I dispositivi di post-trattamento dei gas combusti sono troppo ingombranti per le caratteristiche tecniche, operative e dimensionali di questa tipologia di macchina.
L’adeguamento alla fase normativa vigente ha già comportato lo stravolgimento dei requisiti dei trattori 'stretti' al punto che è concreta la possibilità che essi non rispondano alle esigenze dell’utilizzatore finale, con il paradossale effetto che le nuove macchine conformi rimangano invendute e che le macchine di tecnologia obsoleta siano sfruttate ben oltre i loro limiti, vanificando di fatto gli obiettivi della direttiva europea"
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Se la normativa non presenta, al di là dell'impegno economico ingente profuso dalle case costruttrici, grandi difficoltà sulle potenze maggiori e nell'automotive, per questa categoria di macchine altamente specializzate, la preoccupazione dell’industria va al di là del mancato beneficio ambientale.
"L’entrata in vigore di nuovi limiti più restrittivi causerà - prosegue la Federazione -, in questa fase di mercato debole e senza soluzioni tecnologiche adeguate, la perdita di 2 mila dipendenti diretti e l’inefficacia dell’accordo di Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) in via di definizione tra Stati Uniti e Unione Europea".

Già a fine settembre una delegazione della Federazione aveva presentato la tematica nel corso di un’audizione presso il Parlamento Europeo con una nutrita rappresentanza di parlamentari italiani.

La visita a Eima 2014 degli europarlamentari  italiani Marco Zullo, della Commissione agricoltura e David Borrelli, della Commissione industria, ha dato occasione a Massimo Goldoni, presidente FederUnacoma, di sottolineare lo sforzo già fatto dalle industrie ma anche come sarebbe insostenibile per le stesse un’ulteriore stretta normativa in tempi così rapidi.

"FederUnacoma, tenuto conto del fatto che i trattori 'stretti' già oggi producono un impatto ambientale minimo - ha spiegato Goldoni -, tiene a ribadire, nelle sedi politiche comunitarie e presso gli organi tecnici competenti, come la tecnologia disponibile per il controllo delle emissioni non consenta l’ulteriore adeguamento, a meno della perdita delle loro specificità, e pertanto richiede che siano svolte delle valutazioni approfondite sull’applicabilità della normativa in discussione entro le date previste".

Il presidente Goldoni ha quindi consegnato ai parlamentari un documento richiamante gli aspetti economici e tecnici della questione a promemoria per le discussioni delle prossime settimane.

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