28 aprile - Città di Castello (PG)

61a edizione dell’Assemblea Nazionale di Unima (Unione Nazionale Imprese di Meccanizzazione Agricola). Obiettivo della giornata: condividere con gli associati, con il mondo politico, con i sindacati e le diverse associazioni, sia le problematiche del comparto che le attuali esigenze degli agromeccanici.
La manifestazione si apre, come di consueto, con i saluti delle autorità locali e dei rappresentanti della struttura ospitante, ma quando la parola passa al presidente di Unima, Aproniano Tassinari, la densità dell’atmosfera sale: la sua relazione è infatti una battente sequenza di analisi, considerazioni, confronti, perplessità ed esortazioni. Il contoterzista appare oggi - secondo Tassinari - un perno sempre più importante intorno al quale possono ruotare attività fondamentali per il successo dell’agricoltura italiana. La figura dell’agromeccanico è infatti una crescente risorsa fatta di competenze e di professionalità, a cui sempre più si dovrà attingere per far crescere la competitività dell’intero comparto.
L’Italia “agricola” - sottolinea preoccupato il Presidente - fatica infatti a seguire la ripresa che mostra invece palesarsi in tutta Europa, come pure non registra nemmeno i seppur lievi miglioramenti marcati nel nostro Paese dal comparto industriale e da quello dei servizi. I buoni propositi fatti sino ad ora, secondo Unima, appaiono pertanto insufficienti: la flessione del settore è e rimane tangibile. L’affanno sarebbe dovuto anche - per Tassinari - all’eccessiva fretta nell’applicazione del “decoupling”, applicazione verso la quale viene espresso quindi un giudizio negativo, sia sui tempi che sulle modalità.
La politica agricola nazionale - seguendo la disamina del Presidente - sarebbe stata per troppo tempo sbilanciata verso la protezione dei redditi degli agricoltori tramite contributi dal carattere per lo più assistenzialistico e protezionistico, distogliendo così attenzione e investimenti dalla valorizzazione delle produzioni in sé. In altre parole, quindi, non sarebbero state aiutate in modo adeguato quelle aziende che realmente volessero operare con maggiore professionalità imprenditoriale. Nonostante aiuti e contributi, effettivamente, nel 2006 oltre il 3% delle aziende agricole sono uscite dal mercato. La selezione naturale parrebbe quindi proseguire lungo il proprio cammino. Uno degli effetti di questa selezione ricade però sulle superfici aziendali: da qualche anno infatti gli appezzamenti tendono ad accorparsi, facendo salire la media aziendale dai 6,8 ai 7,4 ha (nda: in Germania è di 40 ha): ciò apre nuovi scenari circa il ruolo degli agromeccanici, una categoria che necessita a sua volta di maggior comprensione verso le proprie specifiche esigenze operative: le marginalità per i terzisti - lamenta Tassinari - sono state assicurate nel 2006 più dalla contrazione degli acquisti di macchinari, e dei costi generali di gestione, che dall’aumento dei fatturati. I prezzi dei fattori di produzione sono lievitati di oltre il 17%, a fronte di un aumento medio delle tariffe pari a solo l’8%. Un divario, questo, che scoraggerebbe in ultima analisi anche la voglia di investire degli agromeccanici. In quest’ottica, anche il settore bancario - esplicito l’invito - dovrebbe farsi promotore di specifiche iniziative per migliorare l’accesso al credito, anche e soprattutto per sostenere la propensione all’acquisto e verso nuovi investimenti. Il noleggio dei macchinari sembrerebbe trovare in quest’ottica una sua ragione di convenienza economica. Il limite di questa pratica resta però quello psicologico che grava ancora su quella parte di operatori legati fortemente al concetto di proprietà. I passi compiuti dal comparto sono comunque ben visibili: forte appare il ritorno all’agricoltura di precisione, finalizzata a maggiori risparmi gestionali. Ancora, il movimento terra ed i servizi ambientali e forestali, come pure la manutenzione delle strade, sono divenute nel tempo nuove frontiere operative dei terzisti. Ampliare la gamma dei propri servizi, come per esempio lo stoccaggio dei raccolti, rappresenta infatti la scelta vincente. Il cammino sulle bioenergie sembra invece ancora lungo ed incerto: la materia prima può essere infatti acquistata al miglior prezzo sul mercato, rendendo quindi più appetibili gli olii francesi, tedeschi ed extracomunitari, rispetto a quelli di produzione italiana, di norma più costosi. La nuova frontiera bioenergetica rischia perciò di essere ampiamente sovrastimata per quel che riguarda le possibili ricadute sul comparto agricolo. Dopo le perplessità espresse sulle reali potenzialità di reddito derivanti dalla bioenergia, una chiosa viene dedicata dal Presidente anche all’agroalimentare: quello incentrato sulle produzioni tipiche e di qualità copre infatti non più del 20% dei consumi. Appare necessario pertanto valorizzare non solo le produzioni di alto pregio, bensì tutte le produzioni di filiera, anche quelle che danno prodotti di largo consumo.
La nota dolente sale quindi di un’ottava, quando si affronta l’annoso problema dell’inquadramento giuridico della categoria agromeccanica: infatti, ad oggi, manca ancora il corretto riconoscimento pubblico e politico del ruolo del terzista. Inaccettabile - lamenta con forza il Presidente – anche l’esclusione degli agromeccanici dai tavoli di concertazione. La categoria chiede quindi a gran voce di dare un seguito alle buone premesse fino ad ora lasciate sul tavolo, concretizzando in breve la giusta profilazione del terzista, il quale per ora galleggia ancora a metà tra l’artigiano e l’agricoltore.
Immancabile la stoccata alla burocrazia: troppo asfissiante e farraginosa. Puntuale, giunge anche quella al processo di revisione del parco macchine: per quanto condivisibile negli intenti - enfatizza il Presidente - essa dev’essere attuata senza che gli agromeccanici debbano farsi carico di elevati oneri per la messa a norma delle macchine non adeguate. Il consenso di Unima al processo di revisione è pertanto subordinato al rispetto di alcune condizioni: la revisione deve entrare in vigore non prima dal gennaio 2010 e deve prevedere ovvi incentivi economici (rottamazione).
Un’ultima sottolineatura è stata fatta - con orgoglio - alla campagna di tesseramenti ed alle iniziative finora intraprese: forte è stata infatti la presa di coscienza della causa comune e del senso di appartenenza. Notevole pure il numero di convenzioni sottoscritte nel 2006: la tessera di adesione ad Unima permette infatti di accedere proprio alle numerose convenzioni stipulate dall’associazione con enti e aziende fornitrici di beni e servizi di primaria utilità per l’agromeccanico.
Concludendo, quindi, l’estrema velocità dei cambiamenti del comparto è vista da Unima come uno stimolo alla partecipazione costruttiva al dibattito, un dibattito che deve invogliare tutte le possibili sinergie con i produttori, le associazioni e il mondo politico. L’obiettivo ultimo di Unima appare quindi essere quello di contribuire alla crescita di agricoltori moderni grazie all’aiuto di imprenditori agromeccanici moderni.

A seguire quello di Tassinari, particolarmente accorato appare l’intervento di Federico Vecchioni (Presidente di Confagricoltura). Intervento tutto indirizzato al mondo politico: parole accese, lanciate per eliminare le evidenti contraddizioni di troppe scelte politiche. Forte il richiamo a mantenere l’Italia competitiva verso i Paesi a noi vicini. Come? Agevolando in solido coloro i quali volessero realmente crescere nelle superfici e migliorare la propria competitività. Prima di valutare come dividere la ricchezza prodotta - sottolinea Vecchioni - è necessario infatti pensare a come aumentarla in valore assoluto, magari attraverso scelte imprenditoriali sostenute e condivise dalla nazione tutta. Non vi sarebbe quindi - sempre secondo Vecchioni - una sufficiente maturità della politica agricola, né la doverosa valorizzazione del lavoro di chi produce ricchezza. Necessario quindi - per il Presidente di Confagricoltura - convertire finalmente la politica del consenso in una politica a sostegno dell’economia.

Giunto il proprio turno, Massimo Goldoni (Presidente Una coma) fornisce una panoramica del mercato delle macchine agricole: i report dai Paesi Esteri mostrano incrementi sensibili a fronte di un nostro marcato decremento nei volumi venduti. Il divario a volte raggiunge il 20%. Eppure - si sottolinea amaramente - stiamo operando tutti secondo le stesse regole, almeno sulla carta. Vero che l’Italia ha delle peculiarità che la rendono unica - ricorda Goldoni - ma è mancata comunque la capacità di fare programmazione, pianificazione.
La riduzione della propensione all’acquisto, del rinnovo del parco macchine, va contro alla necessità di evoluzione tecnica e dell’efficienza e della professionalità degli operatori. L’industria della meccanizzazione può creare le condizioni per rendere più accessibili le tecnologie: accordi, convenzioni, reti di vendita che offrano servizi, ricerca. Goldoni, in ultimo, esorta anche al superamento delle logiche consociativiste più deteriori, al fine di cogliere comunque il beneficio collettivo di scelte apparentemente sfavorevoli per i singoli. La sicurezza, attraverso la revisione delle macchine, è un obiettivo necessario e che a Goldoni non appare in fondo così oneroso come si paventa. Dal 2003 le aziende produttrici hanno per esempio già dotato le proprie macchine di cinture di sicurezza anche prima che la normativa se ne occupasse.

Infine, la parola è passata ai rappresentanti della politica: presenti in sala l’On. Luca Bellotti (Comm. Agr. Camera) e Antonio Tallarida (Capo Ufficio Legislativo MIPAAF). Il ministro De Castro ha presenziato invece in differtita, grazie a un’intervista precedentemente registrata: il ministro, interrogato sul panorama agricolo attuale, ha sottolineato come la ridotta dimensione delle aziende italiane renda necessaria una forte integrazione con le associazioni e con i fornitori di servizi, al fine di migliorare le economie di scala e la produttività. Molti i sacrifici fatti per l’OCM bietola, sacrifici che - si assicura - sono stati tenuti in conto dal ministero. Si attende quindi una proposta di Unima per un D.M. che riconosca in via definitiva la figura del contoterzista nei confronti della filiera. De Castro ha infine fatto cenno anche al dibattutissimo argomento delle Agroenergie: sono viste si come risorsa importante, ma non devono comunque essere sopravvalutate circa il peso relativo sul totale dell’agricoltura italiana. Interessanti però - secondo il ministro – tutte le iniziative atte a creare delle aree agroenergetiche vocate.