Non si dovrebbe mai iniziare un articolo con una domanda. Bene, allora iniziamo con due domande. La prima: Quanti di voi hanno sentito parlare di Politica Agricola Comune? La seconda domanda la vado a pescare dal libro "A come… Agricoltura", che scrissi nel 2015 insieme alla collega Giulia Bartalozzi, responsabile della comunicazione per l'Accademia dei Georgofili, la più antica al mondo per migliorare la ricchezza pubblica, nata addirittura nel 1753. Eccola servita: Bastano i prezzi dei prodotti agricoli a garantire il guadagno degli agricoltori?
La risposta, evidentemente, è no. Ecco perché nasce la Pac: per garantire un reddito agli agricoltori e un futuro all'agricoltura, che ci fornisce beni. Beni essenziali, come il cibo. E altri tipi di beni, come la cura del verde, del territorio e del paesaggio.
Un parametro di riferimento lo comunica il professor Ermanno Comegna, esperto di economia e politiche agrarie, il quale ricorda che "il reddito medio degli agricoltori europei è del 60% inferiore rispetto al reddito medio ottenuto dagli altri lavori". Come si campa, senza soldi?
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Produrre derrate agricole, che poi diventeranno cibo, non è facile. Per due motivi, come spiega il professor Gabriele Canali, economista agrario dell'Università Cattolica: perché l'agricoltore è esposto a fattori esterni, come il meteo (Maurizio Zanella, il fondatore di Ca' del Bosco e di fatto uno dei principali artefici della Franciacorta delle bollicine, sentenziava che "Il Signore è il mio socio di maggioranza, perché decide il tempo"), ma anche perché "i mercati agricoli sono esposti alla volatilità. Se si produce molto, perché l'annata è favorevole, i prezzi scendono".
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Che fare, quindi? Un sostegno al reddito, un incentivo per continuare a fare gli agricoltori e a non abbandonare la terra per andare a fare altro con uno stipendio più sicuro, diventa essenziale. A nessuno piace lavorare per perdere soldi. Neanche agli agricoltori, che pure svolgono il lavoro più bello del mondo e hanno la responsabilità di garantire la sicurezza alimentare.
Ecco una prima parola chiave da imparare, anche perché la pandemia da covid-19 l'ha riportata in auge: "food security". La sicurezza di avere cibo in quantità sufficiente. E per sfamare una popolazione mondiale in aumento (la Fao stima che saremo oltre 9 miliardi di persone sulla Terra nel 2050, che è un orizzonte non così lontano), servirà produrre più cibo. Cibo salubre e di qualità (che si traduce nell'altra parola chiave: food safety).
Torniamo alla Pac. Per sentire la voce di un altro studioso della materia: Dario Casati, economista agrario, emerito di Economia e Politica agraria all'Università di Milano, uno che la Politica Agricola Comune la conosce nelle sue pieghe e nelle dinamiche più nascoste. "La Politica Agricola Comune era la politica verde dell'Europa. Ambiente e agricoltura erano le due facce della stessa medaglia", ci racconta Casati.
Ecco un messaggio su cui riflettere, che sembra perfetto per voi giovani della generazione di Greta Thunberg: agricoltura e ambiente non sono antitetici. Gli agricoltori sono i primi custodi dell'ambiente e i responsabili del cibo che arriva sulle nostre tavole. Solo per questo meriterebbero la nostra ammirazione.
Ambiente e territorio, agricoltura, una visione comune agli Stati fondatori della Comunità Economica Europea (Italia, Belgio, Germania, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi). Sono questi gli ingredienti della Pac.
Dopo aver patito la guerra, sofferto la fame, i padri costituenti dell'Europa si sono preoccupati del futuro, varando un grande progetto per difendere la produzione agricola, i redditi degli agricoltori, garantire che l'attività di produzione delle derrate agricole e del cibo non subisse degli stop. Il tutto con una visione comune, un mercato comune, una missione di sviluppo che avesse linee condivise.
C'era un senso di comunità, di amicizia e alleanza fra i popoli, e il cibo avrebbe dovuto - insieme al resto - assicurare il mantenimento della pace. La pancia vuota porta nulla di buono.
Per fortuna i primi Stati membri della Cee, nella stesura del Trattato di Roma del 1957, sono lungimiranti e parlano di produzione, di formazione, tanto che si prevede la possibilità di creare (articolo 41 del Trattato di Roma) un coordinamento efficace degli sforzi intrapresi nei settori della formazione professionale, della ricerca e della divulgazione dell'agronomia, che possono comportare progetti o istituzioni finanziate in comune; azioni comuni per lo sviluppo del consumo di determinati prodotti.
E dove non basta la visione strategica della prima Europa unita del 1957 intervengono, per rispondere alle mutate condizioni produttive e di mercato, all'allargamento dell'Europa stessa e alle nuove sensibilità/necessità/emergenze, le riforme della Pac. Ben sei, come ricorda il professor Casati.
Individuare parole chiave della Pac non è semplice, proprio perché ogni riforma contiene una visione specifica, magari destinata a essere radicalmente modificata negli anni successivi.
Pensiamo ad esempio agli "importi compensativi monetari" o alle "monete verdi". Chi se le ricorda più? Non vi è dubbio alcuno che non facciano più parte delle parole chiave della Riforma della Pac 2021-2027, il cui iter è in fase di completamento.
Uno dei protagonisti della vita politica comunitaria, professore peraltro di Economia agricola all'Università di Bologna e già ministro dell'Agricoltura in Italia è Paolo De Castro, coordinatore Socialists & Democratics in Commissione Agricoltura al Parlamento Europeo.
A lui abbiamo chiesto di illustrare la Riforma in corso e indicare alcune parole chiave. Che siate o no seguaci del movimento Fridays for future, la parola "sostenibilità" l'avete già sentita di sicuro. Ebbene, è una delle parole chiave della Pac, ma declinata in un'accezione più completa rispetto al punto di vista dei "Climate fighters".
"Come tutte le riforme che si sono succedute in questi sessanta anni di Politica Agricola Comune - dichiara De Castro - anche questa ulteriore Riforma rappresenta un passo avanti verso nuovi obiettivi di carattere ambientale, che la società chiede al mondo agricolo. Non dimentichiamo che gli agricoltori gestiscono il 70% del territorio europeo e che, appunto, sono dei produttori, ma anche dei manutentori del territorio".
Accanto a questa sempre maggiore attenzione nei confronti dell'ambiente, prosegue De Castro, "sono chiare anche le altre due dimensioni che la Riforma rafforza e cioè la dimensione economica e quella sociale".
Sono molti gli strumenti che la Riforma 2021-2027 introduce. "Pensiamo a tutto il pacchetto Ocm, specie nel vino e nell'ortofrutta, settori strategici dell'agricoltura italiana" ricorda l'europarlamentare. "E poi c'è la dimensione sociale, con l'introduzione all'obbligo del rispetto delle regole del diritto del lavoro. È una novità rispetto alle situazioni precedenti, ma anche un traguardo importante, non solo per ragioni etiche, ma anche per evitare fenomeni di distorsione e concorrenza sleale".
Agricoltura, ambiente, economia, sociale, che poi sono gli aspetti di cui si compone il prisma della sostenibilità, una delle parole chiave della Politica agricola del futuro.
Un'altra parola cardine della Riforma che entrerà in vigore nel 2021-2027 è "innovazione". E a ricercare, studiare, elaborare e introdurre novità i giovani sono i numeri uno. Ma dei giovani ce ne occuperemo fra poco.
Un percorso di crescita che passa dalle tecnologie alle pratiche agronomiche, dalla ricerca ai processi produttivi. "La Pac favorisce i progetti di innovazione delle imprese, per raggiungere target ambientali ambiziosi sia dal punto di vista meccanico, come l'agricoltura di precisione, che permette il risparmio di fitofarmaci, ma anche l'innovazione genetica non Ogm, che è necessaria per contrastare i cambiamenti climatici, migliorare le rese in campo e ridurre la chimica, favorendo la resistenza per via genetica", puntualizza De Castro, che così introduce un altro tema: l'armonizzazione della Riforma della Politica Agricola Comune con le linee guida del Green Deal, presentato dalla Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen e che mira alla neutralità climatica e al target "Zero emissioni" entro il 2050.
Si tratterà, infatti, di recepire il “Futuro dell'alimentazione e dell'agricoltura" e le finalità di una agricoltura più verde - ecco che l'ambiente è visto come "altro" rispetto all'agricoltura - ed è per coniugare produttività e rispetto dell'ambiente che si introducono gli ecoschemi, altra parola chiave della Pac di domani.
Di "innovazione" parla anche il professor Gianluca Brunori, ordinario di Economia agraria all'Università di Pisa e presidente del Comitato Consultivo sulla Digitalizzazione in Agricoltura dell'Accademia dei Georgofili.
"L'innovazione diventa un elemento chiave della Pac e deve diventare, più diffusamente, un elemento del codice genetico delle imprese e del sistema agricolo" dichiara Brunori. "Anche in questo caso facciamo riferimento all'innovazione che parte dalla capacità di collaborazione tra imprese e nel sistema. Non a caso si parla di 'sistemi della conoscenza', da sviluppare attraverso reti e gruppi operativi, i quali diventeranno la chiave per l'innovazione anche nel futuro".
Certo per organizzare una riforma della Pac potete immaginare che non sia così immediato. È per questo che i negoziati sono lunghi e complessi e che, alla fine, l'applicazione della Politica Agricola Comune non sia così facile. La missione è, dunque, quella di "semplificare", che più che una parola chiave è un obiettivo per rendere più fluido il funzionamento della Pac.
Visto chi, presumibilmente, ci leggerà - i 25 lettori manzoniani - l'ultima parola chiave di questa puntata dedicata a capire che cos'è la Pac è: "giovani". La necessità di favorire il ricambio generazionale è una missione prioritaria dell'Unione Europea. Innanzitutto per garantire nuove leve di agricoltori, strategici per la dimestichezza con le nuove tecnologie anche per compiere un ulteriore passo in avanti sul versante della digitalizzazione.
"In Italia - ricorda Flavio Barozzi, presidente della Società Agraria di Lombardia - 56mila imprenditori under 35 guidano aziende agricole e nuovi dati saranno comunicati alla luce dei risultati del censimento agrario concluso nei mesi scorsi". Ma come agevolare i giovani imprenditori a stabilirsi in agricoltura? Con un maggiore sostegno economico. "Il giovane ha diritto a un pagamento diretto superiore a quello di un'azienda ordinaria ed è sostenuto anche attraverso misure specifiche del Piano Sviluppo Rurale".
L'agricoltura ha bisogno di giovani, per dare seguito ai nove obiettivi che la Riforma 2021-2027 si è data come strategici. Li ricordiamo: garantire un reddito equo agli agricoltori; aumentare la competitività; riequilibrare la distribuzione del potere nella filiera alimentare; agire per contrastare i cambiamenti climatici; tutelare l'ambiente; salvaguardare il paesaggio e la biodiversità; sostenere il ricambio generazionale; sviluppare aree rurali dinamiche; proteggere la qualità dell'alimentazione e della salute.
Avete letto con attenzione? Perché gli agricoltori si impegnano a farlo davvero. L'agricoltura contribuisce ad avere più cibo e un mondo più verde. Quando vediamo un trattore sarebbe il caso di applaudire. Lavorano per il Pianeta.
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