Siamo sinceri. Finora, nel summit dell'Onu sui cambiamenti climatici, in corso a Glasgow con un'agenda di appuntamenti, eventi, incontri fino al 12 novembre, di agricoltura si è parlato poco. La Cop26 in Scozia si è aperta come se fosse l'estensione in linea teorica, del G20 ospitato a Roma alla fine di ottobre e che ha decretato nel documento finale l'obiettivo di piantare entro il 2030 a livello globale mille miliardi di alberi e che a Glasgow ha ritenuto di porre un freno alla deforestazione entro il decennio in corso.


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"Si stima che la deforestazione rappresenti il 18% delle cause di incremento dell'effetto serra per il Pianeta" ha affermato Antonio Brunori, segretario generale di Pefc Italia, ente promotore della gestione sostenibile delle foreste. "Eliminare però le cause del degrado e della perdita di superficie forestale vuol dire, prima di tutto, cambiare radicalmente stili di vita e reinterpretare i consumi attraverso la lente della bioeconomia e della decarbonizzazione".

Da Roma, il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha fatto sapere che "la decisione assunta dai leader del G20 rappresenta l'ennesimo riconoscimento del ruolo che la forestazione può svolgere contro il riscaldamento globale. In Italia, grazie al processo di fotosintesi, le foreste già assorbono 40 milioni di tonnellate di CO2 l'anno, che equivalgono al 10% delle emissioni complessive di gas ad effetto serra".

Allo stesso tempo, riconosce Coldiretti, "siamo di fronte all'inarrestabile avanzata della foresta, che senza alcun controllo si è impossessata dei terreni incolti e domina ormai più di un terzo della superficie nazionale, con una densità che la rende del tutto impenetrabile ai necessari interventi di manutenzione, difesa e sorveglianza".
La superficie boschiva in Italia, secondo i calcoli di Palazzo Rospigliosi, è praticamente raddoppiata rispetto all'Unità d'Italia e oggi interessa 11 milioni di ettari, purtroppo alla mercé dei piromani per effetto della chiusura delle aziende agricole.

Il ruolo dell'agricoltura e degli agricoltori anche in chiave forestale è determinante per lo sviluppo di foreste gestite e territori controllati e salvaguardati anche dai rischi idrogeologici.

Senza l'opera di prevenzione nei boschi aumenta il rischio deforestazione, che "colpisce anche l'Italia, dove quasi 170mila ettari di bosco sono andati a fuoco dall'inizio dell'anno per effetto dei cambiamenti climatici con il caldo e la siccità che hanno favorito l'azione dei piromani", rimarca Coldiretti.
Dalla Cop26 arrivano segnali di attenzione a quella che è un'emergenza globale e al ruolo strategico che gli alberi e le foreste potrebbero assolvere nel contrasto ai cambiamenti climatici.

Per Cia-Agricoltori Italiani "l'accordo alla Cop26 in corso a Glasgow, annunciato dal premier britannico Boris Johnson, è di fondamentale importanza (parliamo di porre un freno alla deforestazione entro il 2030, con uno stanziamento di risorse a livello mondiale tra i 105 Paesi aderenti di 18,2 miliardi di dollari, Ndr), riconoscendo la funzione insostituibile di boschi e foreste nella lotta al cambiamento climatico".

Cia-Agricoltori Italiani ricorda, in particolare, che "ogni ettaro di superficie coperta di alberi è in grado di assorbire in media 2 tonnellate l'anno di CO2, liberando una tonnellata di ossigeno".
"C'è necessità, però, di recuperare, rafforzare e spingere sulla corretta gestione e manutenzione delle foreste, proprio perché sono fonti straordinarie di ossigeno e di materie prime rinnovabili e rappresentano una delle principali risorse per lo sviluppo delle aree rurali e montane" spiega Cia. "Un compito che è cucito addosso agli agricoltori, non solo perché circa il 40% delle aziende del settore è interessato dai boschi, ma anche perché già oggi gli agricoltori sono in prima linea nella salvaguardia del patrimonio forestale del Paese".

Se la missione è quella di difendere il bosco italiano, Coldiretti raccomanda di "creare le condizioni affinché si contrasti l'allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli. Un'opportunità può arrivare dall'aumento del prelievo del legname dai boschi con lo sviluppo di filiere, se si considera che l'Italia importa dall'estero più dell'80% del legno necessario ad alimentare l'industria del mobile, della carta o del riscaldamento".
L'industria italiana del legno, nota infatti Coldiretti, "è la prima in Europa, ma con legname che arriva da altri Paesi vicini come Austria, Francia, Svizzera e Germania, a dimostrazione di un grande potenziale economico inutilizzato".

Nell'anno in cui gli effetti dei cambiamenti climatici e della tropicalizzazione sono in corso, e che anche l'Italia sta subendo, Coldiretti ha calcolato danni per l'agricoltura per oltre 2 miliardi di euro nel 2021, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.