Cresce l'ecommerce
Impennata del commercio elettronico per il vino nel corso del 2020.
Lo dice Wine Monitor di Nomisma e per comprendere se si tratta di una semplice "fiammata" o di un nuovo corso destinato a durare, il "Corriere della Sera" del 6 aprile ha interpellato Denis Pantini, che di Wine monitor è il responsabile.
Dalle pagine del fascicolo "Economia e finanza", che ospita l'articolo firmato da Giulia Cimpanelli, Pantini puntualizza come la gran parte delle vendite di bottiglie, l'83% per la precisione, è diretto mentre solo il 17% transita dalle vendite online della distribuzione organizzata.

Crescite importanti nell'ecommerce del vino si registrano in molti paesi e si cita nell'articolo l'accordo da 1,1 miliardi di dollari siglato da Uber per acquistare un importante operatore nella consegna a domicilio negli Usa.
Non mancano gli esempi italiani e si fa riferimento alle numerose intese fra operatori del settore per offrire formule innovative che hanno per protagonista il vino.
In tempi di lockdown, c'è anche chi si è inventato eventi a distanza, dove produttori e amanti del vino si incontrano online per degustare assieme vini selezionati.
Ecco servito lo "smart tasting", come è stato chiamato questo servizio al quale non manca una buona dose di fantasia imprenditoriale.
 

Cereali alla riscossa

L'emergenza sanitaria sembra aver contribuito a riscoprire l'importanza della coltivazione dei cereali e del grano in particolare.
Così nel 2021, secondo alcune valutazioni di Istat, ci sarà un aumento dei terreni investiti a cerali.
Una tendenza che già hanno anticipato gli agricoltori del Mezzogiorno, visto che mentre ovunque si contraevano le superfici coltivate a cereali, fra il 2010 e il 2020 in queste aree si registrava un aumento del 61,1%.
Lo mette in evidenza Annamaria Capparelli sul "Quotidiano del Sud" del 7 aprile, puntualizzando che in Puglia il 13,8% del terreno agricolo è destinato ai cereali, per l'83% frumento duro.
Con questi numeri la Puglia ha superato anche la Sicilia, che in precedenza deteneva il primato nazionale.

Le previsioni di un'annata in aumento sono motivate dal buon andamento dei prezzi.
Probabile che la crescita del frumento possa favorire una ripresa delle coltivazioni di mais per far fronte alle richieste degli allevamenti.
Negli ultimi anni, continua l'articolo, scelte di politica agricola comunitaria hanno favorito l'abbandono delle colture cerealicole, tanto che si è reso più redditizio l'impianto di panelli fotovoltaici rispetto alla coltivazione.
Una svolta al mercato del grano è stata impressa dall'introduzione dell'origine negli alimenti trasformati e alcuni scandali sui cereali importati.
L'aumento della richiesta di cereali, conclude l'articolo, non è tuttavia sufficiente a risolvere i problemi che la pandemia ha scaricato anche sul settore primario, che ora guarda con attenzione all'ultimo decreto Sostegni, che ci si augura porti ristori nelle casse delle aziende agricole.
 

Le promesse del biogas

Sono 1687 gli impianti di biogas agricolo operativi in Italia, ai quali si aggiungono i cinque impianti di biometano da sottoprodotti agrozootecnici.
Sono i numeri diffusi dal Consorzio italiano biogas dalle pagine de "Il Sole 24 Ore" dell'8 aprile, che precisa come la potenza attuale installata sia pari a oltre mille MegaWatt.
Agli impianti già in funzione, ricorda Micaela Cappellini che firma l'articolo, se ne aggiungeranno presto altri 20 per la produzione di GNL (gas naturale liquefatto).
L'Italia, si legge ancora, potrebbe raddoppiare e raggiungere nel 2030 una produzione di biometano agricolo pari a 6,5 miliardi di metri cubi.

Secondo Piero Gattoni, presidente del Consorzio italiano biogas, la riconversione degli attuali impianti ha un potenziale di 3,5 miliardi di metri cubi e potrebbe stimolare investimenti per 5 miliardi, generando 16mila nuovi posti di lavoro e un gettito fiscale di un miliardo di euro.
 

Il gelo è arrivato…

Vigneti e frutteti, in qualche caso anche le orticole, si sono ritrovati a fare i conti con l'ondata di gelo.
Molte le zone colpite, e fra queste anche il Piemonte e in particolare l'alessandrino e il tortonese. Come si apprende da "Il Secolo XIX" del 9 aprile, i vigneti posizionati nelle parti più basse delle colline sono quelle che hanno subìto i maggiori danni, con perdite anche dell'80% nel caso del Brachetto e del moscato.
Forte lo shock termico che ha colpito le piante, anche in conseguenza delle alte temperature registrate nei giorni precedenti. Difficoltà si sono riscontrate nelle coltivazioni di mais, con le piantine che hanno raggiunto lo stadio vegetativo della seconda o terza foglia, condizione che le rende vulnerabili alle gelate.

Il rapido passaggio dal sole al maltempo, dalle temperature primaverili sopra la media al colpo di coda dell'inverno, hanno creato problemi anche ad altre coltivazioni foraggere, come l'erba medica e il loietto.
Ancora una volta, conclude l'articolo, si osserva una tendenza alla tropicalizzazione del clima, con il moltiplicarsi di eventi estremi e sfasamenti stagionali.


…e si contano i danni

Dei danni provocati dalle gelate si continua a parlare il 10 aprile sulle pagine del "Corriere della Sera" dove Alessandro Fulloni e Paolo Virtuani fanno il punto sulle conseguenze che colture hanno subìto da Nord a Sud.
E si inizia ricordando che fra Bologna e Modena la vendemmia presenterà un calo dell'80%.
Non andrà meglio per i pomodori e i kiwi del casertano.
Poi danni incalcolabili alle mele del trentino o ai lamponi di Saluzzo, in Piemonte.
Danni elevati che sono la conseguenza delle iniziali temperature elevate della primavera, che ha fatto anticipare germogli e fioriture.

Puglia e Toscana, si legge nell'articolo, stanno preparandosi alla richiesta dello "stato di calamità" e la stessa via sarà seguita dalle regioni che più sono state interessate dalle gelate.
La possibilità che la richiesta venga accolta è molta e dal ministero per le Politiche agricole arrivano i primi segnali di un'apertura alla predisposizione di adeguati sostegni.
L'articolo si conclude ricordando come gli agricoltori abbiano tentato di limitare i danni, ad esempio accendendo fuochi fra i filari, come si è visto nel senese, mentre nel Trentino sono stati azionati gli impianti antibrina per creare sulle piante un velo di gelo a protezione di ulteriori abbassamenti della temperatura.


Le consultazioni di Bruxelles

E' un pesante atto di accusa ai modi con i quali la Commissione europea procede nel chiedere il parere dei cittadini su alcuni temi importanti, come il consumo di carne o le preferenze nei riguardi degli alimenti a marchio di origine, vini compresi.
Le domande, scrive Attilio Barbieri sulle pagine di "Libero" dell'11 aprile, suggeriscono già la risposta e inducono le persone interpellate a esprimersi nella direzione che asseconda le politiche europee.

Così nell'introduzione al questionario sulla carne si legge che "la revisione della politica nel 2021 dovrebbe migliorare il suo contributo alla produzione e al consumo sostenibile, in linea con il passaggio a una dieta più vegetale, con meno carne rossa e/o lavorata, insieme ad altri alimenti legati al rischio cancro".
Un chiaro suggerimento a come rispondere, in linea con la propensione ad azzerare i già magri aiuti alla zootecnia.
Non va meglio per un'altra consultazione pubblica, questa volta dedicata alle produzioni a marchio di origine, come Dop, Igp, Stg e Doc. Qui il rischio è insito nel tentativo di armonizzare i meccanismi di controllo allineandoli verso il basso.
Nessuna consultazione, conclude l'articolo, sulla proposta di applicazione del Nutriscore, per conoscere cosa ne pensano i cittadini europei sulla possibilità che eccellenze come l'olio extravergine di oliva o il prosciutto siano catalogati come cibi "pericolosi".
"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell'agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.

Nel rispetto del Diritto d'Autore, a partire dal 23 novembre 2020 non è più presente il link all'articolo recensito.

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