In sostanza - è stato spiegato - per combattere le minacce al suolo che colpiscono il nostro pianeta e offrire risposte adeguate bisogna passare dalla ricerca all'azione. Per farlo è necessario elaborare un programma definito tra istituzioni, ricerca e mondo produttivo, con iniziative da intraprendere per la tutela e promuovere una gestione sostenibile, in grado di aumentare la produzione agroalimentare, favorire la qualità nutrizionale degli alimenti e consentire al suolo di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.
L'Italia è tra i paesi che hanno tradotto nella propria lingua le Linee guida della Fao per la gestione sostenibile del suolo. Un obiettivo che è stato reso possibile dal progetto europeo Soil4life, a cui partecipano oltre al Crea anche Legambiente, Cia, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e il comune di Roma. E' un modo per riconoscere finalmente al suolo la giusta importanza: da esso dipende infatti più del 95% della produzione di cibo sulla terra.
Si tratta di un bene fragile e soprattutto non rinnovabile; basti pensare che per formare soltanto un centimetro di suolo fertile sono necessari dai cento ai mille anni, e che oltre il 33% dei suoli mondiali sono moderatamente o fortemente degradati. Il pianeta perde 500 ettari al ritmo di scatti di mezz'ora, il che significa che si perdono a livello mondiale 75 miliardi di tonnellate di suolo coltivabile all'anno. Un fenomeno che costa circa 400 miliardi di dollari all'anno in termini di produzione agricola persa. Inoltre i suoli coltivati nel mondo hanno perso tra il 25 e il 75% del loro stock di carbonio originario, rilasciato nell'atmosfera sotto forma di CO2 (anidride carbonica), soprattutto a causa di pratiche di gestione non sostenibili che hanno portato così al degrado del suolo e amplificato gli impatti dei cambiamenti climatici.
Una gestione sostenibile del suolo vuol dire salvaguardare, oltre alla produzione e alla sicurezza alimentare, tutti i servizi ecosistemici collegati: immagazzinare e fornire acqua pulita, come per esempio decine di migliaia di chilometri cubi di acqua l'anno, sequestrare carbonio e per esempio regolare le emissioni di CO2 e altri gas serra aumentando così la resilienza ai cambiamenti climatici, conservare la biodiversità.
Le Linee guida della Fao - hanno raccontato gli esperti - rappresentano per questo un importante strumento formativo; ed è anche per questo che ne è prevista la loro diffusione a 5mila aziende agricole italiane.