Le contrazioni più significative si sono registrate in Campania (-15%) e Calabria (-21%), mentre nelle aree a forte capillarità cooperativa, come Trento e Bolzano, Emilia Romagna, Abruzzo e Veneto, si è garantita una tenuta della coltivazione di vite in questi territori, registrando anche una crescita delle superfici del vigneto.
“Lo studio presentato da Nomisma dimostra con l’evidenza dei numeri il ruolo svolto dalle cantine cooperative nell’opera di salvaguardia e di sviluppo dei produttori di uva – ha sottolineato Ruenza Santandrea, coordinatrice Vino di Alleanza delle cooperative agroalimentari, durante Vivite, il festival del vino cooperativo tenutosi il 17 e 18 novembre al Museo della Scienza a Milano – Nelle province dove la cooperazione non c’è, il potenziale produttivo va via riducendosi. Detto questo, la cooperazione è una condizione necessaria ma non sufficiente alla tenuta del vigneto, sufficienza che invece dipende dalla dimensione competitiva della cooperative, perché è nelle zone dove insistono cooperative più grandi e internazionalizzate che è garantita la coltivazione della vite e la sostenibilità economica di migliaia di piccoli agricoltori produttori del 58% del totale del vino italiano”.
“La sfida di oggi è la sostenibilità – ha spiegato Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza delle cooperative agroalimentari – la cooperazione è pronta a raccoglierla, nel senso più profondo della definizione, ossia garantendo uno sviluppo che non metta a repentaglio quello delle future generazioni”.
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Fonte: Alleanza delle cooperative agroalimentari
Autore: Lorenzo Pelliconi