La Regione Siciliana dica cosa vuole fare con i Distretti produttivi. Se li ritiene una risorsa per lo sviluppo o se ha deciso di mollarli. Non è pensabile continuare ad operare in una sorta di limbo, attenendo il riconoscimento ormai da 8 mesi.

E' questo il grido d'allarme lanciato nel corso della seduta del 18 aprile scorso dal consiglio d'amministrazione del Distretto Agrumi di Sicilia, al quale siedono i presidenti dei Consorzi di tutela delle produzioni Dop e Igp e gli esponenti di alcune delle più importanti imprese della filiera agrumicola e delle associazioni di categoria, in rappresentanza di una ampia platea di aziende e Op che aderiscono al Distretto e che rappresentano la maggior parte del comparto agrumicolo siciliano.

Sul piatto c’è la possibilità da parte dei Distretti – una volta riconosciuti – di partecipare ai bandi pubblici a cominciare da quelli sui programmi europei, volti a finanziare la propria progettualità. E il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha convocato – per ora solo informalmente e per i primi giorni di maggio – i rappresentati dei Distretti produttivi, che ora spingono per una convocazione ufficiale, finalizzata ad ottenere delle chiare risposte sul delicato argomento del riconoscimento giuridico di questi enti da parte della Regione.
 
“Al presidente Musumeci abbiamo chiesto un incontro diversi mesi fa, perché sui Distretti si faccia chiarezza una volta per tutte – ha affermato ieri, 23 aprile 2018, Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia - Comprendiamo che sia stato necessario un tempo tecnico, dopo le elezioni dello scorso novembre e l'insediamento del nuovo governo regionale, ma adesso bisogna fare in fretta.
Il Distretto Agrumi di Sicilia, che comunque non ha mai interrotto le proprie attività, ha presentato istanza per il rinnovo del riconoscimento nel giugno 2017 e ancora non ha ricevuto risposta. E nella stessa situazione si trovano gli altri Distretti produttivi. Finalmente abbiamo ricevuto una convocazione per le vie brevi per incontrare il presidente Musumeci ai primi di maggio, aspettiamo l'invito ufficiale e ci auguriamo che in questa occasione la Regione possa finalmente darci delle certezze. Soprattutto alla luce delle sue ultime dichiarazioni sulla necessità di fare squadra”.

 
“Il governo regionale deve fare delle scelte strategiche – continua Argentati - Deve decidere se puntare sui Distretti, come ampiamente previsto in tanti documenti ufficiali della programmazione regionale, dalla Strategia regionale dell'innovazione per la specializzazione intelligente al Print Sicilia 2014-2020 sino al Psr Sicilia, che li indicano come strumenti strategici per lo sviluppo delle filiere produttive, agroalimentari in particolare. Se è questa la volontà è quanto mai urgente avviare e rafforzare l'Ufficio Distretti, coordinare gli assessorati Attività produttive e Agricoltura, accelerare sui riconoscimenti, consentire agli organismi distrettuali con personalità giuridica di partecipare pienamente ai bandi Po-Fesr e Psr e prevedere punteggi di vantaggio per le imprese distrettuali, creare linee di finanziamento specifiche”.
 

La storia dei Distretti produttivi in Sicilia

Nel 2005 la Regione Siciliana emana un decreto che istituisce i Distretti produttivi. L’idea è quella di integrare le filiere con marchi di qualità, presenti sul territorio e appartenenti al mondo dell'agroalimentare, del commercio, dell'industria. Gli attori della filiera, mettendo nero su bianco una programmazione almeno triennale all'interno di un "Patto di sviluppo" sottoscritto da almeno 50 aziende con codice Ateco corrispondente alla filiera e con un partenariato rappresentativo, potranno essere riconosciute come Distretto produttivo dalla Regione.

L'intento di base è far lavorare le filiere per sistemi integrati in grado di darsi una programmazione a livello territoriale incentivandoli con specifici fondi - in cofinanziamento - e comunque con una premialità nella partecipazione a bandi.

Il decreto del 2005 prevede la costituzione di una Consulta (costituita dai rappresentanti legali dei Distretti) e una validità del riconoscimento della durata di tre anni, trascorsi quali i Distretti riconosciuti devono andare al rinnovo: partendo dal presupposto che in tre anni si attui il Patto di sviluppo e che poi se ne faccia un altro.
Bisognerà però aspettare fino al 2008 affinché 23 delle circa 50 proposte pervenute dai territori siano riconosciute. Tra queste il Distretto Arancia Rossa. Molti altri Distretti si perdono per strada.

Intanto il Distretto Arancia Rossa cresce, coinvolgendo tutti i territori di produzione di qualità e nel 2011 diventa Distretto Agrumi di Sicilia e a fine 2016, in base alla nuova normativa regionale siciliana, porta a riconoscimento la società consortile Distretto Agrumi di Sicilia con 52 fra aziende, tra le quali 10 Op, imprese del commercio, della trasformazione, della logistica ed imballaggi e chiudendo un Patto di sviluppo per la filiera agrumicola sottoscritto da numerosi partner (Università di Catania e Università di Palermo, Osservatorio per le malattie delle piante, Cia, Confagricoltura e Confcooperative Sicilia e tanti altri strumenti di sviluppo territoriale ed enti locali).