Salute (dell'uomo) e benessere (degli animali). Saranno questi i compiti che la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha affidato al neo commissario Olivér Várhelyi.

Mossa opportuna quella di porre sotto lo stesso "tetto" questi due capitoli, seguendo i principi ormai consolidati della filosofia One Health, concetto di salute circolare che accomuna persone e animali sotto il profilo sanitario.

 

Non deve stupire che Olivér Várhelyi non abbia competenze specifiche su questi argomenti. A fare la differenza in questo caso non è la sua laurea in Giurisprudenza, ma la sua carriera politica.

Nato nel 1972 a Szeged (Ungheria), ha ricoperto fra gli altri il ruolo di ambasciatore dell'Ungheria presso l'Unione Europea, per poi occuparsi dei diritti di proprietà industriale e molto altro nel suo Paese e in Europa.

Per affrontare i temi della medicina e dell'agricoltura potrà affidarsi a chi nel suo staff ha competenze specifiche, a lui si chiederà invece, come compete al suo ruolo, di destreggiarsi fra opportunità e vincoli della politica europea e non solo.

 

Cosa cambia

È una lettura politica quella che va data a questa nomina, che "spariglia" le carte dei commissari europei, slegando in parte il tema della sicurezza alimentare da quello della salute, in precedenza accomunati sotto la direzione della cipriota Stella Kyriakides.

Ora la sicurezza alimentare passerà sotto la guida del neo commissario all'Agricoltura, il lussemburghese Cristophe Hansen, anche lui fresco di nomina. Ma su questo tema dovrà a sua volta confrontarsi con il collega Várhelyi.

Una valenza politica di rilievo va poi attribuita all'aver introdotto, questa la vera novità, gli obiettivi del benessere animale fra le responsabilità di un commissario europeo.

 

Animalisti soddisfatti

Una scelta che sembra ammiccare ai movimenti animalisti, che si sono dichiarati assai soddisfatti. Ma non bisogna dimenticare che di benessere animale si parla già da molti anni in Europa e i progressi non mancano.

Tanto da chiedersi se un commissario ad hoc sia necessario. Ma il tema, si sa, fa molta leva sul pubblico meno informato e i movimenti animalisti sono abilissimi comunicatori.

 

Pur se va ricordato che le denunce sono sempre benvenute quando mettono in luce comportamenti illegali e che come tali vanno perseguiti.

L'errore è semmai generalizzare o interpretare il benessere animale in chiave antropologica o, peggio, ideologica.

 

Il modello italiano

Nel caso degli allevamenti italiani il commissario Olivér Várhelyi non dovrà fare molta fatica. La dimensione media dei nostri allevamenti, inferiore a quella di altri Paesi, è di per sé un fattore che favorisce per diversi aspetti, anche manageriali, un miglior benessere degli animali.

 

Anche in campo avicolo, dove si hanno le maggiori concentrazioni, l'abbandono delle gabbie è ormai diffuso.

Quelle che ancora si vedono sono allineate ai nuovi dettati europei e nel caso dei vitelli e dei suini servono a proteggere gli animali. Per di più il loro impiego è limitato nel tempo.

 

Benessere certificato

A testimoniare l'impegno e la professionalità dei nostri allevamenti ci sono i numeri di Classyfarm, il sistema che "misura" le aziende zootecniche in base alla loro rispondenza a criteri di sicurezza ed efficienza.

Qui si verifica anche la loro capacità di ridurre al minimo indispensabile il ricorso ai farmaci veterinari e in particolare agli antibiotici. Necessario fra l'altro per accedere ai sostegni comunitari.

 

Animali allevati nelle migliori condizioni possibili non solo si ammalano meno, o affatto, ma di conseguenza godono di maggiore benessere.

A Classyfarm si affianca poi il Sistema Qualità Nazionale Benessere Animale (Sqnba, AgroNotizie® ne ha già parlato) a ulteriore garanzia di procedure in linea con le linee guida sul rispetto delle esigenze degli animali.

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Farmaci e biotech

Quello dei farmaci, nel loro insieme, non solo quelli veterinari, sarà un altro dei grandi capitoli la cui responsabilità è in capo a Olivér Várhelyi.

Nella lettera di incarico gli si affida il compito di portare a termine la riforma della legislazione farmaceutica europea e di attuare azioni per ovviare alla carenza di medicinali.

 

Il pensiero corre alla necessità di trovare nuovi e più efficienti antibiotici per contrastare la crescente crescita dei fenomeni di antibiotico resistenza.

Magari favorendo le nuove tecnologie biotech. Sperando che i fantasmi di Ogm e dintorni siano solo un ricordo del passato.

 

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