Nel 2018 l'aggiornamento del Regolamento UE sui nuovi alimenti (1) ha aperto una nuova possibilità commerciale nel vecchio continente: l'allevamento di insetti per produrre mangime per animali. Nel 2023 la Commissione Ue ha approvato la farina parzialmente sgrassata ottenuta da Acheta domesticus (il grillo domestico) come nuovo alimento sul mercato. La Commissione ha dichiarato che quattro insetti sono ora autorizzati: forme congelate, essiccate e in polvere di larve di Tenebrio molitor (il verme giallo della farina); forme congelate, essiccate e in polvere di Locusta migratoria (la locusta comune); e forme congelate, essiccate e in polvere di Acheta domesticus e Alphitobius diaperinus (il verme della farina minore). L'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare sta attualmente eseguendo valutazioni di sicurezza su altri otto insetti (2).

 

L'utilizzo degli insetti nell'alimentazione umana è oggetto di polemiche, il più delle volte ideologiche, fra gruppi politici e di consumatori. Un recente studio dell'Università degli Studi di Padova (3) ha evidenziato che se da un lato è vero che le proteine da insetti presentano dei vantaggi indiscutibili in termini di sostenibilità ambientale, ancora c'è molto da studiare sui possibili effetti negativi del loro consumo e sulla percezione che su di esse ha il consumatore (Foto 1, analisi SWOT).

 

Analisi dei punti di forza, delle debolezze, delle opportunità e delle minacce relativi al consumo di proteine da insetti

Foto 1: Analisi dei punti di forza, delle debolezze, delle opportunità e delle minacce relativi al consumo di proteine da insetti

(Fonte foto: (3) già citato, traduzione e adattamento grafico di Mario A. Rosato - AgroNotizie®)

 

La logica dietro all'idea di allevare insetti in un impianto di biogas è che gli insetti sono eterotermi, ovvero non possono generare calore metabolico e il loro tasso metabolico dipende dalla temperatura ambiente. In un impianto a biogas c'è molto calore residuo da utilizzare per la crescita e la lavorazione della biomassa degli insetti, e gli scarti del ciclo di crescita - chiamati con la parola inglese "frass" perché in italiano non esiste un termine specifico per designare gli escrementi di insetto - possono essere facilmente aggiunti all'alimentazione del digestore o compostati e utilizzati come ammendanti del terreno nell'azienda agricola stessa.

 

In articoli precedenti avevamo già trattato le potenzialità dell'insetticoltura per la produzione di mangimi (Insetticoltura col calore residuo degli impianti agroenergetici e L'insetticoltura per l'economia circolare) e di biomateriali (Teli di pacciamatura prodotti da scarti agricoli). Un lustro più tardi, e nonostante il clima di euroregolamentazione favorevole, sembra che l'integrazione degli allevamenti di insetti negli impianti di biogas sia rimasta una nicchia di mercato piccola e poco conosciuta.

 

Abbiamo intervistato Federico Frascari, titolare della Biological Care Srl e uno dei pionieri in Italia in questo campo, il quale ci ha fornito una panoramica sullo stato dell'arte dell'insetticoltura in Italia e sul motivo per cui non si è diffusa come complemento degli impianti di biogas.

 

"Le esperienze commerciali di allevamento di insetti negli impianti di biogas italiani fino ad oggi (agosto 2024) - spiega Frascari - hanno dimostrato che l'integrazione con l'impianto è il minore dei problemi.

Gli ostacoli che un investitore trova ancora per mettere in piedi un allevamento di insetti sono commerciali ed economici:

  • Le economie di scala non giustificano l'investimento per le aziende agricole in impianti al di sotto di 10-20mila scatole di capacità. Considerando una produzione di circa 1-1,5 chilogrammi di larve vive per scatola al mese, i circa 20mila chilogrammi di larve vive al mese sono insufficienti per garantire le forniture a grandi progetti industriali.
  • Le fabbriche di mangimi per animali domestici o da reddito chiedono un prodotto sgrassato ed essiccato. Ciò significa produrre il 25% del peso fresco totale come farina e il 10% come olio. Il 65% del prodotto si perde dunque come acqua.
  • Il costo di produzione per 10mila scatole/mese è di circa 1,50-2 euro/chilogrammo di larve vive. (A scopo di confronto, il 24 agosto 2024 in un supermercato italiano il pollo intero e le cosce di pollo venivano venduti rispettivamente a 5,60 euro/chilogrammo e 3,90 euro/chilogrammo. Risulta dunque chiaro che gli attuali costi di produzione di insetti sono troppo alti per l'industria zootecnica, Nda).
  • Costo di investimento: le scatole da 58 x 38 x 11 centimetri (Foto 2) da sole hanno prezzi che variano da 2 a 3 euro ciascuna.
  • Difficile automazione, sia per la vagliatura (separazione degli insetti nelle varie fasi di crescita) sia per l'alimentazione (ogni scatola deve essere periodicamente controllata e rabboccata se necessario).
  • Elevati costi di alimentazione se la produzione è orientata verso il mercato mangimistico o il consumo umano (Da ricordare che nell'Unione Europea i rifiuti organici non possono essere utilizzati come mangime e nemmeno come substrato per produrre mangimi, quindi l'allevamento di insetti per il consumo animale o umano richiede di nutrire gli insetti con gli stessi cereali, legumi o i loro sottoprodotti impiegati nell'allevamento tradizionale di polli e maiali, Nda). Inoltre, se si desidera operare a bassi costi è necessario gestire camion di sottoprodotti e qui si dovrebbe essere vicini a un impianto di biogas che consuma il surplus. Indicativamente, servono circa 3 chilogrammi per cassetta di prodotto secco (farina, crusca, pula, scarti pane/pasta, eccetera) più del prodotto umido come frutta o verdura quanto basta per idratare le larve, essendo questo prodotto fondamentale a fine ciclo per farle crescere. L'utilizzo di sottoprodotti economici ma poco nutrienti (crusca, eccetera) comporta una crescita irregolare delle larve, con alcuni individui grossi e altri piccoli, per cui riduce la qualità finale del prodotto e rende anche più difficile l'operazione di separazione.
  • Elevato costo delle larve vive e costo di produzione estremamente elevato della farina di larve. Di conseguenza, esiste un mercato limitato rispetto ad altre proteine animali.
  • Gestione relativamente semplice, ma è richiesta la presenza di un operaio almeno sei giorni su sette con un limite di gestione di 3mila-4mila scatole per operatore umano. L'automazione è possibile solo per la selezione e la movimentazione manuale.
  • L'allevamento di insetti è un mercato interessante per gli hobbisti perché le larve vive vengono vendute (come esche da pesca, Nda) a 3-6 euro/chilogrammo con volumi richiesti modesti. Chi può contare su un paio di commercianti che si facciano carico della distribuzione, può guadagnare uno stipendio extra con solo 3-4mila scatole nel garage di casa.
  • Il recupero di calore dall'impianto di biogas è poco interessante su piccola o media scala perché gli insetti sopravvivono bene anche a 5-10°C con una lettiera spessa, benché ciò ne limita la loro velocità di riproduzione. Nel caso si utilizzino piccole celle frigorifere, come quelle nei rimorchi dei camion (circa 8 x 2,7 x 2,7 metri), un condizionatore a pompa di calore mantiene facilmente 25°C o più, purché il ricambio d'aria recuperi parte del calore. L'investitore deve solo decidere se andare in vacanza/manutenzione per i tre mesi invernali e riprendere la produzione in primavera (come fanno quasi tutti) o spendere per il riscaldamento per assicurare la continuità della produzione tutto l'anno. Tuttavia, il riscaldamento non è la voce di costo operativo più pesante. Un'alternativa potrebbe essere riscaldare solo gli adulti per consentirne la riproduzione e limitare il riscaldamento delle larve al minimo, mantenendole al di sopra di 10°C.
  • L'umidità è molto importante per risparmiare acqua, ma induce la crescita di muffe e fermentazioni indesiderate. Lo stesso accade quando si usa la frutta per idratare le larve: prolifereranno i moscerini e altri parassiti presenti nelle farine.
  • L'uso del frass è ancora poco apprezzato nonostante sia potenzialmente interessante: il recupero di esuvie e feci potrebbe migliorare i margini di profitto.
  • A mio parere, l'allevamento può essere redditizio sia su piccola scala, quindi senza la necessità di integrazione in un impianto di biogas, sia su larga scala, dove il riscaldamento è una voce di costo operativo importante ma non così rilevante come altre. Pertanto, l'unica ragione per avere allevamento di insetti e impianto di biogas insieme è per ottimizzare l'uso della biomassa e gestire le acque reflue.

 

Cassette per allevamento larve

Foto 2: Cassette per allevamento larve

(Fonte foto: Federico Frascari, titolare della Biological Care Srl)

 

Di recente ci sono state tante polemiche nei social e nei talk show serali sul consumo di grilli. Salutisti e vegani si dicono favorevoli, ma c'è davvero domanda di grilli per consumo umano o è solo un argomento di polemica?

"Le produzioni sono effettivamente cresciute ma si sono rapidamente stabilizzate. La farina di grillo è ancora un prodotto per un mercato di consumatori ricchi (> 20 euro/chilogrammo all'ingrosso) e gli snack che la contengono, oltre a essere una nicchia, ne contengono al massimo un 10-15%".

 

Che utilizzi ha l'olio/grasso di insetti?

"L'olio di Tenebrio molitor è composto prevalentemente da acidi oleico (38%), linoleico (32%) e palmitico (18%) che sono relativamente comuni (Un tale profilo di acidi grassi rende l'olio di T. molitor simile agli oli di girasole e arachidi, Nda). Gli usi possono essere i medesimi dei grassi industriali, così come i prezzi".

 

C'è qualche sviluppo concreto nella produzione di biomateriali a base di cheratina o anche questi progetti si sono conclusi con nulla di fatto?

"Qui si apre un mondo, le esuvie sono facilmente separabili e potrebbero essere usate per produrre chitosano, biostimolanti e fitosanitari. Tuttavia il problema è sempre il quantitativo… il prodotto è leggerissimo e l'impiego più facile è lasciarlo con il frass e usarlo come biostimolante per le piante. Inoltre sembra che usare le esuvie prevenga la formazione di funghi e muffe…".

 

Conclusioni

Il dibattito ideologico e l'avversione culturale dell'europeo medio verso gli alimenti contenenti farine di insetti sembrano aver frenato molto lo sviluppo di questo mercato emergente.

 

Le affermazioni degli ecologisti e di alcuni gruppi politici sulla maggiore sostenibilità dell'allevamento di insetti sono parzialmente false perché, per ottenere un prodotto di qualità ammissibile per consumo umano o animale, è necessario ricorrere alle stesse farine e altri sottoprodotti (pane, biscotti, eccetera) utilizzati in mangimistica, quindi alla fine la farina di insetto non è (ancora) competitiva per prezzo.

 

In tali condizioni, l'impronta ecologica non è poi molto diversa da quella del pollo o del maiale: bisogna continuare a coltivare soia e cereali per nutrire gli insetti, esattamente come si fa per produrre proteine animali. La resa in termini di chilogrammi di proteina per chilogrammi di mangime è effettivamente maggiore rispetto a quella degli animali da allevamento, ma gli effetti sulla salute del consumo di proteine di insetto non sono del tutto studiati e, da quanto riportato (3), non sono poi così diversi dagli effetti già noti del consumo di carne.

 

Riferimenti normativi e bibliografici

(1) Regulation (EU) 2015/2283 of the European Parliament and of the Council of 25 November 2015 on novel foods, amending Regulation (EU) No 1169/2011 of the European Parliament and of the Council and repealing Regulation (EC) No 258/97 of the European Parliament and of the Council and Commission Regulation (EC) No 1852/2001, testi in tutte le lingue ufficiali dell'Ue in questa pagina.

(2) European Parliament, Question for written answer E-000581/2023 to the Commission Rule 138 Charlie Weimers (ECR), 22nd Feb. 2023.

(3) Pontalti, E., Cullere, M. & Dalle Zotte, A., (2024) "Meat Alternatives and Their Impact on Human Health: A Comprehensive Review", Meat and Muscle Biology 8(1): 17711, 1-19.