Takahashia japonica non passa certamente inosservata. La cocciniglia dai filamenti cotonosi, durante la primavera, forma dei vistosi ovisacchi che penzolano dai rami, attirando l'attenzione di chiunque si trovi nelle vicinanze. Originario dell'Asia, questo insetto è arrivato nel 2017 in Italia, con i primi avvistamenti a Cerro Maggiore (Milano) e da lì si è espanso velocemente in diverse province.

 

L'assenza di predatori naturali e le caratteristiche stesse di questo insetto, fanno pensare che continuerà la sua avanzata, interessando ogni anno nuovi territori. T. japonica è infatti una cocciniglia altamente polifaga (si può nutrire su moltissime specie arboree) e prolifica (visto che all'interno di un ovisacco sono contenute migliaia di uova). Se a questo si aggiunge il fatto che, per ora, non sembrano esserci in Italia nemici naturali, l'insetto ha campo libero per diffondersi velocemente.

 

Takahashia japonica, le origini

T. japonica è una cocciniglia originaria dell'Asia, identificata per la prima volta su alberi di gelso in Giappone, e presente anche in Cina, Corea del Sud e India. L'Italia è stato il primo Paese in Europa in cui è stata accertata la presenza, nel 2017, in provincia di Milano. Da qui la cocciniglia si è espansa e oggi coinvolge i territori delle province di Milano, Varese, Monza Brianza e Bergamo.

 

Questa cocciniglia, accidentalmente introdotta in Italia, è altamente polifaga, trovandosi spesso su alberi ornamentali in parchi e giardini. In Lombardia colpisce principalmente alberi decidui ornamentali come aceri (specialmente Acer pseudoplatanus), albizzia (Albizia julibrissin), albero di Giuda (Cercis siliquastrum), carpino bianco (Carpinus betulus), gelso nero (Morus nigra) e bianco (Morus alba), bagolaro (Celtis australis) e liquidambar (Liquidambar styraciflua). Ad oggi, è bene sottolinearlo, non ci sono evidenze che Takahashia japonica colpisca alberi di interesse agrario.

 

L'adulto di T. japonica con il suo ovisacco di colore bianco contenente migliaia di uova

L'adulto di T. japonica con il suo ovisacco di colore bianco contenente migliaia di uova

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)

 

Cocciniglia dai filamenti cotonosi: il ciclo biologico

Takahashia japonica compie un solo ciclo all'anno. Le femmine, che svernano sui rami o tra gli anfratti della corteccia, producono i caratteristici ovisacchi in primavera, intorno al mese di aprile-maggio. Ogni ovisacco, che può raggiungere la lunghezza di 7 centimetri, contiene migliaia di uova di colore arancio, dalle quali fuoriescono le neanidi.

 

I giovani insetti si portano sulla pagina inferiore delle foglie dove iniziano a nutrirsi della linfa della pianta. Superati diversi stati di sviluppo, con l'arrivo dell'autunno e la caduta delle foglie, gli adulti migrano nuovamente verso l'interno della chioma per trascorrere l'inverno.

 

L'infestazione di Takahashia japonica causa un progressivo indebolimento delle piante, manifestato da disseccamento di foglie e rami giovani. La diffusione avviene attraverso il vento, ma può essere facilitata anche dall'azione dell'uomo che, attraverso lo spostamento di materiale vegetale infetto, può trasportare T. japonica anche a grandi distanze.

 

La difesa delle piante da Takahashia japonica

Come riportato sul sito del Servizio Fitosanitario della Regione Lombardia, il controllo della cocciniglia dai filamenti cotonosi è attualmente complesso a causa della limitata conoscenza della sua biologia e dell'assenza di insetticidi specifici utilizzabili in ambiente urbano.

 

Nel 2024, a Giussano, in provincia di Monza e Brianza, è stato avviato un programma sperimentale di lotta biologica. Il progetto, in collaborazione con l'amministrazione comunale, è stato promosso dal biologo Giovanni Rota Martir, dall'arboricoltore Andrea Pellegatta e dall'agronomo Pietro Acrami, esperti nella gestione del verde urbano.

 

Insetti utili intenti a predare la cocciniglia dai filamenti cotonosi

Insetti utili intenti a predare la cocciniglia dai filamenti cotonosi

(Fonte foto: Andrea Pellegatta, arboricoltore)

 

"Una lotta esclusivamente insetticida non sarebbe efficace né sostenibile. Per questo motivo abbiamo provveduto al lancio degli insetti predatori Cryptolaemus montrouzieri ed Exochomus quadripustulatus, che una volta sulla pianta si sono immediatamente nutriti degli esemplari di cocciniglia", racconta Andrea Pellegatta, già presidente della Società Italiana di Arboricoltura.

 

Gli insetti, autoctoni dell'Italia, sono stati posizionati sulla pianta tramite piccoli cestelli di cartone, da cui sono usciti per disperdersi tra i rami in cerca della cocciniglia. "Vorrei sottolineare che questi insetti, essendo autoctoni, sono già presenti nell'ambiente e sono innocui per altre specie di insetti utili e per le piante", spiega Pellegatta. "Il lancio degli insetti predatori sarà poi affiancato dall'impiego di prodotti insetticidi, compatibili con il programma di lotta biologica, con effetto abbattente e asfissiante, volti a ridurre le popolazioni svernanti e abbassare quindi la pressione dell'insetto l'anno successivo".

 

Takahashia japonica e agricoltura

Come sottolineato in precedenza, ad oggi non ci sono evidenze che T. japonica possa arrecare danni al settore agricolo. Nei Paesi di origine, infatti, questa cocciniglia è riscontrabile solo su alberi ornamentali e anche in Italia, fino ad oggi, la sua diffusione ha coinvolto solo specie come gelsi, aceri, bagolaro e carpino.

 

Tuttavia non si può escludere che l'insetto possa insediarsi anche su alberi da frutto o viti. Trattandosi di un insetto "alieno", occorre monitorare il modo con cui interagirà con l'ecosistema locale. Per questo motivo il Servizio Fitosanitario di Regione Lombardia sta studiando attentamente la diffusione di T. japonica e il suo comportamento.