La tempesta Boris, dopo aver investito l'Europa Centrale, ha lambito anche l'Italia centrosettentrionale, colpendo duramente in Emilia Romagna, dove ha scatenato una serie di fenomeni alluvionali e franosi, in molti casi nelle stesse località già raggiunte dell'alluvione del maggio 2023; non a caso danni si riscontrano anche nella fascia costiera delle Marche e nell'Appennino toscano, in particolare nel Mugello.
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Già ieri mattina, 19 settembre 2024, la situazione sul terreno si presentava molto pesante a seguito delle intense piogge cadute nelle ore precedenti: sull'Appennino emiliano romagnolo si sono registrate cumulate di pioggia fino ad oltre 350 millimetri (sulla città di Faenza 185 millimetri nelle 48 ore precedenti) - secondo quanto rilevato dall'Anbi - mentre il livello dei fiumi è rapidamente salito in alcune zone del Centro Nord Italia, provocando numerose tracimazioni: Sillaro +7,42 metri a Portonovo nelle Marche, Santerno +9,16 metri a San Bernardino in Piemonte, Tiepido +7 metri a Fossalta di Modena, dove l'esondazione è stata scongiurata con l'ausilio di una motopompa.
In tarda mattinata si è invece appreso di tutti gli altri straripamenti avvenuti in Emilia Romagna, che al momento risulta la regione più colpita. Segnatamente, tra Bologna e Forlì sono esondati i fiumi Quaderna, Idice, Senio, Lamone e Marzenio. I centri alluvionati più colpiti risultano così essere Castel Bolognese, Cotignola, Faenza, Modigliana e Bagnacavallo, dove si registrano anche due dispersi nella frazione di Traversara devastata dalla furia del Lamone.
E già nel primo pomeriggio di ieri è iniziata una prima seppur approssimativa conta dei danni, a fronte di ingenti difficoltà nell'utilizzo delle infrastrutture viarie per poterli accertare da vicino.
(Fonte Cia Imola)
Coldiretti, situazione drammatica tra Romagna e Bologna
"Centinaia di aziende agricole colpite, allevamenti isolati a causa delle frane in collina, migliaia di ettari di terreni a cereali e ortaggi e frutteti sott'acqua, magazzini e fabbricati rurali allagati, con danni gravissimi ancora da calcolare" questa la situazione nei campi dell'Emilia Romagna e delle Marche, secondo il primo monitoraggio della Coldiretti, con i tecnici dell'organizzazione impegnati sui territori per verificare la situazione nelle imprese agricole, nonostante il perdurante scatenarsi degli elementi.
Secondo l'organizzazione agricola è "Drammatica la situazione fra il territorio romagnolo e la provincia di Bologna, nuovamente devastati dopo l'alluvione del 2023, soprattutto a causa dell'esondazione dei fiumi e delle piogge torrenziali che hanno causato smottamenti, rendendo anche le strade rurali impraticabili, con alcune aziende agricole isolate".
(Fonte: Coldiretti Emilia Romagna)
In particolare poi nel ravennate e nel faentino l'acqua ha sommerso i terreni coltivati a cereali e ortaggi e inondato i frutteti di pere e mele, ma non ha risparmiato neanche i vigneti dove la vendemmia non è arrivata neppure alla metà. Ma danni si registrano anche nel bolognese.
E anche nelle Marche campagne e stalle allagate e ortaggi sott'acqua, con la situazione peggiore che si registra sulla fascia costiera dalla provincia di Ancona a quella di Macerata fino al fermano. Completamente sommersi terreni coltivati a fagioli, barbabietola, insalata. Paura anche in Toscana, nell'alto Mugello.
(Fonte: Confagricoltura Forlì Cesena Rimini)
Cia, colpite le stesse aree del 2023
"L'agricoltura è ancora sott'acqua - commenta Stefano Francia, presidente di Cia - Agricoltori Italiani dell'Emilia Romagna - e quel che più colpisce è che sono le stesse aree coinvolte dall'alluvione del 2023, laddove erano state ripristinate le numerose criticità nei campi, ora occorre ricominciare da capo".
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Secondo la Cia, partendo dall'Emilia, nel bolognese il fiume Idice ha rotto gli argini poco più a valle rispetto al maggio 2023, dove i lavori di ripristino sono tuttora in atto. L'area allagata in riva destra del fiume è la stessa già interessata nello scorso anno, in particolare nella zona di Selva Malvezzi. Il torrente Quaderna è esondato nella sponda destra provocando allagamenti in zona Fiorentina e Sant'Antonio. Anche il Sillaro ha rotto nella sponda sinistra nella zona di Castel Guelfo. I fiumi Lamone e Marzeno, invece, sono entrambi straripati poco a monte di Faenza con il primo che ha preso in pieno il territorio di Bagnacavallo. L'Appennino bolognese ed alcuni territori di Imola non sono rimasti indenni perché sono stati segnalati smottamenti e aree allagate.
"Pure in Romagna la situazione è tragica e sta vivendo un déjà-vu con centri abitati come Cotignola, Bagnacavallo, Forlì, Faenza che sono in situazioni di criticità - ricorda Francia - dove anche il fiume Montone è straripato di nuovo. I ripristini che erano stati portati a termine in molti casi sono da rifare con perdite ingenti di danaro e produzioni per il prossimo anno, senza contare il danno sulle colture ancora in atto come barbabietole da zucchero e pomodoro da industria. Insomma, anche questa è una annata da dimenticare - prosegue Francia -, le imprese agricole chiedono di poter lavorare e i loro terreni non devono essere trattati come casse di espansione, che non lo sono, ma vanno risarcite adeguatamente".
"Saremo di supporto agli agricoltori ed esprimiamo la nostra vicinanza alle popolazioni alluvionate - conclude Francia - con l'augurio che i lavori di ricostruzione continuino e che portino ad un lavoro di potenziamento delle opere già avviate".
Sui risarcimenti ha da dire il presidente di Cia Romagna, Danilo Misirocchi, che ricorda: "Ci sono sicuramente tanti passaggi da fare e alcune cose da riprogettare, ma la più urgente, per la quale serve una risposta istantanea, come abbiamo chiesto assieme ad altre sigle della rappresentanza l'otto luglio scorso nel presidio di Faenza, è che arrivino immediatamente i ristori promessi a seguito della calamità dello scorso anno. Diversamente, già dalla fine del 2024, alcune aziende chiuderanno".
Confagricoltura, servono casse di espansione
E sull'esito ancora una volta catastrofico delle intense precipitazioni delle ultime ore, il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini sbotta: "Sempre le stesse zone finiscono sott'acqua ogni volta che piove copiosamente: non è possibile - osserva - urge un serio studio di fattibilità della sistemazione idraulica dei corsi d'acqua naturali e artificiali. Il settore primario è quello più coinvolto e danneggiato".
Bonvicini punta il dito contro chi in Emilia Romagna continua a bloccare la realizzazione di casse di espansione e dighe: "Bisogna superare i veti ambientali: ci sono opere ferme da anni". Esorta i consorzi di bonifica a svolgere il proprio ruolo "che è fondamentale nel presidio idrogeologico in collina e montagna" e li invita ad "investire le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per ottimizzare il sistema idrico".
Con il suo monito Bonvicini si rivolge anche e soprattutto alle istituzioni riguardo ai fondi per la ricostruzione post alluvione 2023 e ai risarcimenti non erogati: "Per le aziende agricole coinvolte significa avere la peggio dopo gli eventi estremi dell'anno scorso. Si è perso tempo prezioso - e sottolinea - troppo pochi gli interventi effettuati sui movimenti franosi generati lo scorso anno dalle esondazioni e dall'eccesso di piogge. Ora le frane si sono riattivate, e altre se ne sono aggiunte, peggiorando il quadro del dissesto. In più, l'azienda che ha già presentato la perizia per i danni da frane e non ha ancora ricevuto gli indennizzi, che cosa deve fare adesso che per intervenire servono più soldi?".
(Fonte: Confagricoltura Forlì Cesena Rimini)
Va detto che la Sau complessivamente interessata dai fenomeni franosi del 2023 ha superato in regione i 113mila ettari, oltre il 10% della Sau dell'Emilia Romagna. E questa volta si rischia di avere una superficie coinvolta ancora maggiore.