La vendemmia 2017 sarà ricordata come una delle più complesse degli ultimi anni, sia per la produzione scarsa che per la difficoltà, al momento, nello stilare un bilancio equilibrato fra tutti i parametri. La qualità sembra essere al momento preservata nella maggioranza dei casi, ma non si escludono problemi.

Questi i punti più importanti della conferenza stampa di giovedì 7 settembre al ministero delle Politiche agricole sulle previsioni per la vendemmia in corso, elaborate da Unione italiana viniIsmea per l’Osservatorio del vino.

Una vendemmia decisamente complessa – sottolinea Ernesto Abbona, presidente di Uiv – che ha reso difficile la ricognizione in tutte le zone vitate del paese, caratterizzate da territori e vitigni molto diversi tra loro. Un insieme di realtà che hanno vissuto in modo completamente differente il bizzarro andamento stagionale di quest’annata. I cambiamenti climatici su scala globale stanno incidendo in maniera determinante anche sulle pratiche viticole delle nostre aziende; alcuni parametri climatico-ambientali e, di riflesso, produttivi, si stanno modificando, mettendo in difficoltà i sistemi consolidati di misurazione previsionale dell’andamento produttivo.
I dati rilevati ci parlano di una forte variabilità quali-quantitativa non solo tra zona e zona, ma all’interno dello stesso territorio tra micro aree differenti e, addirittura, tra vigneto e vigneto. La qualità si mantiene su standard ottimali, anche se è troppo presto per stabilire
 con certezza come si evolverà nei prossimi mesi”.

Il calo produttivo stimato si attesta sul -26% - continua Abbona – ma nonostante questo dato negativo le previsioni di vino indicano una produzione di vino sopra ai 40 milioni di ettolitri, confermando il primato produttivo mondiale del nostro paese davanti a Spagna (38,4 milioni) e Francia (37,2 milioni)”.

Dalle previsioni vendemmiali di quest’anno si delinea un quadro complesso ma eccezionale che non consente ad oggi un bilancio definitivo e andrà valutato successivamente, anche con misure straordinarie se necessario – ammette il viceministro all’Agricoltura Andrea Olivero – Oggi più che mai siamo consapevoli che i cambiamenti climatici incidono in modo sempre più determinante sul settore agricolo e vitivinicolo in particolare; di conseguenza l’innovazione e la cura professionale dei vigneti consentono una maggiore competitività, assicurando maggiori ricavi a tutti gli attori della filiera ed in questa direzione che dobbiamo continuare ad operare”.

I dati evidenziano un calo a livelli raramente registrati in passato e un impatto sulla qualità del prodotto variabile a seconda delle zone – spiega Raffaele Borriello, direttore generale Ismea – Detto questo, il vino italiano da molti anni registra una performance positiva, soprattutto in termini di riconoscibilità e affermazione sui mercati esteri: l’export italiano ha raggiunto valori storici e anche quest’anno i dati indicano una crescita tendenziale maggiore del 6% in volume e valore, prefigurando la possibilità di raggiungere la soglia dei sei miliardi di euro entro fine anno.
Il rafforzamento del sistema produttivo e imprenditoriale degli ultimi anni consentirà al comparto del vino italiano di reagire a quest’annata meno favorevole. E’ necessario, tuttavia, non trascurare la portata degli effetti dei cambiamenti climatici sui redditi degli agricoltori, proponendo anche per il settore del vino sperimentazioni e strumenti innovativi per la gestione dei rischi
”.