Raccogliere, elaborare e fornire dati precisi, univoci e affidabili sul settore vitivinicolo nazionale: con questo scopo è nato il nuovo Osservatorio del vino italiano (Ov), presentato il 10 dicembre 2015 presso la sala Cavour del Mipaaf.

L’Osservatorio del vino è un progetto promosso da Unione italiana vini - che rappresenta più del 50% del fatturato nazionale nel settore del commercio vinicolo e l’85% dell’export - con la partnership strategica di Ismea e Sda Bocconi - Wine Management Lab, e la partecipazione tecnica di Wine Monitor - Nomisma.
Il progetto dell’Ov nasce sulla scia di una collaborazione quasi ventennale tra Uiv e Ismea nel rilevamento e analisi di alcuni dati del settore con l’obiettivo di allargarne la base di monitoraggio del mercato e integrarla, grazie al supporto di Sda Bocconi - Wine Management Lab, con analisi di marketing e indicazioni strategiche utili per le imprese.

Si tratta di un’iniziativa inedita per il nostro Paese e di fondamentale importanza per un comparto produttivo che oggi rappresenta l’eccellenza dell’intero “sistema Italia”, ma che soffre la mancanza di un fonte di rilevazione, commento e diffusione di dati statistici del settore fondati e garantiti istituzionalmente”, ha dichiarato Domenico Zonin, presidente di Unione italiana vini, nel corso della presentazione, alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il vice ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Andrea Olivero, Fabio del Bravo di Ismea, Silvia Zucconi e Denis Pantini di Nomisma Wine Monitor e alcuni tra i più autorevoli rappresentanti istituzionali e del mondo vitivinicolo a livello nazionale.
 
La novità di questo Osservatorio – ha sottolineato Zonin – è che l’elaborazione statistica viene effettuata sulla base dei dati trasmessi dalle aziende a cadenza periodica. Tutto ciò garantisce alle stesse imprese il vantaggio di avere analisi di mercato aggiornate e affidabili in grado di rispondere tempestivamente alle esigenze informative necessarie per orientare le strategie commerciali e di marketing delle moderne aziende del settore. Con l’Osservatorio del vino, inoltre, vogliamo offrire alle istituzioni un quadro aggiornato e corretto del mercato del vino indispensabile per operare scelte normative e di regolazione adeguate alla realtà. Attraverso questo lavoro intendiamo costruire un luogo privilegiato per animare il dibattito strategico sul settore vitivinicolo in Italia”.

Il vino si conferma la punta di diamante del nostro settore agroalimentare - ha dichiarato Raffaele Borriello, direttore generale Ismea - un comparto che, grazie all’elevata propensione all’export e alla sua innata capacità di raccontare la storia del territorio di origine, fa da guida per l’intero made Italy sui mercati esteri.
Le esportazioni di vino nel 2015 potrebbero raggiungere un risultato record di 5,5 miliardi di euro, mettendo a segno un aumento di circa il 7% sul dato del 2014. Un fattore importante di questo successo è stata la spinta della grande vetrina mondiale dell’Expo, a cui si sono affiancate una serie di misure per l’internazionalizzazione varate dal governo che lasciano ben sperare anche per il 2016, nonostante le incertezze legate alle tensioni geo politiche in atto e alla crisi di molte economie extra Ue. In questo contesto, l’istituzione di un Osservatorio del vino, anche grazie al contributo di enti di ricerca, istituzioni e università, potrà rafforzare questa tendenza, mettendo a disposizione delle aziende elementi conoscitivi e previsionali che servono a potenziare le strategie commerciali
”.

Più di una genesi, la presentazione è stata un debutto in società. L’osservatorio infatti è già parzialmente operativo da alcuni mesi e, nel corso della conferenza stampa, sono stati presentati i risultati delle prime attività di ricerca.

In base a quanto pubblicato, il settore sembra godere sostanzialmente di buona salute nonostante la presenza di alcuni dati preceduti dal segno meno. Il 64% del consumo di vino è domestico, soprattutto durante i pasti (72%). Nel terzo trimestre 2015 il dato sulle vendite di vino nel canale Horeca (il dato che agglomera hotel, ristoranti e catering), che in Italia rappresenta il 38% delle vendite totali, risulta in crescita del 3,1% nei volumi e 2,3% nei valori rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Di contro, sul versante dei valori per il canale off-trade (costituito prevalentemente dalla Gdo, che rappresenta il 64% delle vendite totali) nello stesso periodo si registra un -3,9% in volume e un + 0,9% in valore.
 
In base alla relazione di Fabio Del Bravo, di Ismea, il profilo della famiglia consumatrice vede per i vini Doc e Docg un posizionamento prevalente nel nord-ovest, con reddito medio-alto e due componenti over 55 del nucleo familiare; quello per i vini spumanti è invece in media un nucleo familiare stanziato nel nord-est, con reddito alto e costituito da due componenti tra i 45 e i 55 anni. Per quanto riguarda i vini comuni, infine, abbiamo ancora un nucleo di due componenti con età tra i 55 e i 65 anni, residenti al centro della nazione e con reddito sotto la media.
 
Per quanto riguarda i percorsi distributivi, tengono gli iper e i supermercati, calano i liberi servizi e crollano i negozi tradizionali, mentre si impennano i discount con crescite dell’8,7% in volume e del 3,4% in valore.
Elemento discriminante nell’andamento delle vendite è la qualità, con prezzi alla produzione cresciuti dell’8% per i vini Doc, Docg e Igt e scesi del 15% per i vini comuni. Rapporti analoghi anche in relazione all’export, con crescite del 5% in volume e tra l’8 e il 10% per i vini di fascia alta e perdite del 20% in volume e del 12% in valore dei vini comuni.
 
È poi toccato a Silvia Zucconi e Denis Pantini, di Nomisma Wine Monitor, approfondire i dati di ricerca sui consumi e consumatori italiani. Dalle relazioni è emerso che nell’ultimo ventennio i consumatori sono passati da 29,5 a 27 milioni, con un decremento dei consumatori abituali (almeno mezzo litro al giorno) da 4 a 1,3 milioni. Il 64% del consumo avviene tra le mura domestiche, il 17% al ristorante, il 10% in altri locali pubblici e il 9% da parenti o amici.
In base ai dati raccolti, si conferma il boom degli spumanti e sta emergendo un notevole richiesta di vini rosati. Gran parte della quota persa dai vini comuni è stata conquistata dalla birra, che vanta – rispetto al vino – un modello evocativo più informale e disimpegnato.
 
Esprimo il mio plauso a questa collaborazione - ha dichiarato il vice ministro Andrea Olivero - che mette a sistema mondi diversi ma complementari, produttori, settore pubblico e mondo accademico, con l’obiettivo di ampliare la base dati per il monitoraggio del settore e fornire uno strumento utile alle scelte strategiche delle imprese, grazie a un’attenta analisi delle dinamiche del mercato. Il comparto vitivinicolo rappresenta un punto di forza del patrimonio agroalimentare italiano. È un settore che merita tutta l’attenzione del governo e che presto, con il Testo unico del vino, si doterà di un ulteriore strumento a tutela dei consumatori e dei produttori”.