Sono molto contenta di notare che la Carta di Milano è fortemente incentrata su alcuni principi cardini, come il diritto a un cibo sicuro e sufficiente, il diritto all’accesso all’energia pulita e il ruolo dell’agricoltura come fondamentale non soltanto per la produzione di cibo, ma anche per la progettazione del paesaggio, dell’ambiente e tutela del territorio e conservazione della biodiversità. Grazie”.

Anche Evelyn Nguleka, presidente della World farmers organization (Wfo), promuove la Carta di Milano, intervenendo a Expo Milano 2015, nel corso del Forum internazionale dell’Agricoltura, che ha visto la presenza, fra gli altri, del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, del commissario all’Agricoltura dell’Ue Phil Hogan, del segretario generale della Fao José Graziano da Silva, dell’ex presidente del Brasile Luiz Ignacio Lula da Silva.
Ricerca e innovazione, per la numero uno della Wfo, “sono elementi cruciali per contrastare i cambiamenti climatici, contrastare le calamità naturali, rafforzare la sicurezza alimentare, garantire la biosicurezza e dare un reddito agli agricoltori”.

La presidente Nguleka lo sottolinea esplicitamente, semmai a qualcuno fosse sfuggito o, peggio, intendesse il contrario: “L’agricoltura è un business, se gli agricoltori possono ottenere soldi grazie all’attività agricola, è più facile raggiungere l’obiettivo della riduzione della povertà”. Una missione che richiede un impegno globale, un’applicazione della Carta di Milano su vasta scala e con la collaborazione dei governi e delle istituzioni, perché ancora oggi, secondo la Fao, sono oltre 800 milioni le persone che soffrono la fame nel mondo.
Temi che la World farmers organization affronterà anche nell’assemblea annuale, in programma dal 24 al 26 giugno proprio a Expo. E sul tema dell’Esposizione universale, “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, gli agricoltori aderenti alla Wfo, hanno redatto una dichiarazione che sottoscriveranno proprio il prossimo 26 giugno.

Devo dire grazie, ancora, alla Carta di Milano – prosegue la presidente Nguleka – perché parte dal fatto che gli agricoltori contribuiscono alla sopravvivenza dell’agricoltura e della nostra specie, al miglioramento ambientale, al clima, alla sicurezza alimentare, alla riduzione della povertà. Dobbiamo tenere conto che nel 2050 saremo 9 miliardi o anche 9,5 miliardi di persone nel mondo e ci servirà il 60% di derrate alimentari in più rispetto a oggi. Ecco, allora, che la Carta di Milano farà riferimento al fatto che non avremo abbastanza cibo se non faremo qualcosa”.

Il ruolo delle donne
Nguleka mette in luce anche il ruolo delle “agricoltrici, che interagiscono quotidianamente con l’ambiente, sviluppano pratiche agricole sostenibili per la produzione di cibo, con un riflesso positivo su tutta la società”.
Gli agricoltori dovranno sempre di più “collaborare con i governi, confrontarsi con gli altri stakeholder, per fare in modo che il guadagno generato dall’agricoltura faccia uscire dalla povertà le popolazioni”.