Al centro dell’incontro la riforma della Politica agricola comune, con particolare riferimento allo sviluppo rurale, la cui programmazione dovrà essere avviata a partire dal prossimo 1° gennaio. Il ministro ha assicurato il massimo sostegno nella futura fase di applicazione e ha chiesto di mantenere aperto un canale di dialogo con le organizzazioni sul territorio.
Le organizzazioni agricole hanno ribadito al ministro la soddisfazione per le norme in favore del settore agricolo che sono state introdotte nella legge di stabilità, e hanno chiesto che le risorse della Pac siano destinate al sistema delle imprese agricole ed agroalimentari per accrescere la loro competitività.
Questa la richiesta rilanciata con forza da Agrinsieme. "Il recepimento in Italia della riforma della Pac verso il 2020 costituisce - scrive Agrinsieme - un’occasione unica per definire strategie del settore e scelte che non possono essere basate solo sulla valutazione della ridistribuzione su base territoriale". “Anche i fondi dello sviluppo rurale - ha dichiarato, a nome di Agrinsieme, il presidente di Fedagri-Confcooperative Giorgio Mercuri - devono essere destinati direttamente e in modo selettivo alle imprese agricole ed agroalimentari, in forma singola ed aggregata, che sono orientate al mercato, producono ricchezza e occupazione. In questo senso le risorse della Pac non devono essere utilizzate per finanziare sovrastrutture amministrative”. Agrinsieme ha ribadito al ministro De Girolamo la necessità di un “partenariato sostanziale” per definire entro le prime settimane dell’anno prossimo le scelte relative all’applicazione dei pagamenti diretti.
“La nuova programmazione per il 2014/20 richiede un netto cambio di rotta nella gestione delle risorsa - sottoliena Copagri -. La proposta di riparto Feasr va in questa direzione. La soluzione non poteva essere quella di togliere fondi alle Regioni meno efficienti per destinarli a quelle virtuose".
Copagri propone un piano nazionale che preveda un'autorità unica, anche lo stesso Mipaaf, che monitorizzi lo stato di avanzamento dei progetti, intervenendo se necessario per portarli a termine ed esaurire la totalità dei fondi. R
"Siamo contrari non ad un piano irriguo nazionale ma all'ipotesi che questo sia finanziato con risorse dello sviluppo rurale. Stesso dicasi per la linea di intervento zootecnia – biodiversità. Riteniamo necessario, anche in considerazione del taglio operato sul I pilastro di 1 miliardo e 50 milioni, di spostare il 15% dei fondi dallo sviluppo rurale ai pagamenti diretti”.
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Fonte: Agronotizie