C’è un file rouge che unisce gli uomini e le piante? L'agricoltore di Zattaglia, in provincia di Ravenna, ne è convinto. E, sulla base di questa convinzione, nel 2009 ha ideato il progetto biologico e biodinamico “Monte Spada”, avvalendosi di un finanziamento di primo insediamento, premiato a Roma alcune settimane fa.
L’iniziativa della Rete Rurale, infatti, assegna un riconoscimento alle aziende agricole che hanno adottato “buone pratiche” nello sviluppo rurale: il progetto prevedeva, inoltre, che giovani registi realizzassero tre docu-film sulle prime tre aziende classificate.
A realizzare il filmato su Monte Spada dal titolo "Fra me e la terra", è stata Valentina Giordano. “Per realizzare le riprese e respirare l’atmosfera di questo posto, Valentina ha trascorso da noi un po’ di tempo diventando parte della famiglia”, dice Matteo.
E, arrivando in questa cascina incastonata nelle colline del ravennate, intorno al borgo medievale di Brisighella, si respira davvero un’atmosfera diversa, come se la fretta e il rumore del mondo fossero rimasti al di là delle vallate.
Una tranquillità che si rispecchia anche nei modi e nella voce di Matteo, che ci racconta la sua storia.
Dopo la laurea in Scienze agrarie è tornato a lavorare nell'azienda di famiglia, prevalentemente frutticola - si coltivano kiwi, pesco, albicocco e pochissime viti - continuando ad approfondire i suoi interessi, formandosi come pranoterapeuta, operatore shiatsu e conseguendo un master in Pnl Umanistica.
Coerentemente con le sue passioni, basate sullo scambio di energie, decide di dedicarsi al progetto "Monte Spada".
"Come agricoltore - racconta - ho scelto di coltivare alcuni piccoli appezzamenti con colture rustiche, prati con essenze mellifere (sulla e lupinella) e di allevare api, osservando l’agrosistema anche da un punto di vista agroecologico e bioenergetico".
Panorama attorno all'azienda agricola Monte Spada
Matteo produce olii essenziali, profumatori d'ambiente, lavanda e lavandino (una varietà ibrida di lavanda dal profumo più canforato), rosmarino, aromi per il benessere e antiossidanti naturali, insieme a produzioni locali come l’olio Dop di Brisighella (arrivato secondo al concorso regionale “Oro giallo” di Rimini nel 2009 nela categoria “fruttato intenso”), olive nostrane, carciofo moretto, scalogno di ecotipo romagnolo, e, caprioli permettendo, marmellate di sambuco e more. Accede al mercato tramite la vendita diretta e l’e-commerce.
Ma non è tutto qui.
Uno degli obiettivi di questo progetto è "entrare in una relazione con le piante e con le api: un'agricoltura che tenga conto delle piante stesse, degli insetti e del terreno.
Mi sono ispirato all’agroecologia: la scienza che studia le relazioni tra l’uomo, le piante, il territorio e la cultura, i primi agroecologi erano una sorta di antropologi che studiavano le agricolture ancora molto semplici in Paesi africani, asiatici e in America Latina, dove il sapere non è contenuto in testi scientifici ma in miti e tradizioni.
Un agrosistema può avere regole che funzionano solo in quel determinato contesto, secondo una concezione relativistica.
A monte c’è il presupposto di una relazione tra l'agricoltore e la pianta: c'è un'influenza reciproca, si possono costruire consociazioni. Una coltura può rimanere produttiva, ma può essere funzionale lì e non da un’altra parte.
Agricoltura e agricoltore sono vasi comunicanti che dialogano tra loro: bisogna interagire monitorando il sistema in modo empatico".
Integrare l’attività apistica all’interno dell’azienda, però, non è così semplice. "Dal momento che è tutto biologico - spiega - non vengono usati acaricidi e le api tendono a morire. L’apicoltura per essere redditizia richiede nettare sempre a disposizione, ed è per questo motivo che gli apicoltori si spostano.
Ma se si fa nomadismo non si ha tempo per essere agricoltori. E così, dato che qui in collina abbiamo zone che non sono più coltivate, si possono seminare con essenze mellifere per garantire alle api un quantitativo suppletivo di nettare.
Non esiste niente in natura che non venga utilizzato dall’uomo se prima non entra in relazione con esso e non ne sia modificato".
L'azienda agricola Monte Spada
In cantiere c'è anche l'agriturismo: sarà possibile alloggiare nell'azienda agricola non appena i tempi della burocrazia - “che ci toglie il respiro”, sottolinea Matteo - lo permetteranno.
Anche questo sarà un altro modo per riscoprire la natura.
"Tutte le attività legate all'agricoltura meritano di essere scoperte e raccontate perché racchiudono una grande ricchezza. Tanto per capirci - spiega - chi è abituato a comprare l'olio al supermercato, solo assaggiando quello prodotto direttamente dall'azienda agricola, conoscendone la storia e la provenienza, potrà rendersi conto della differenza tra un prodotto industriale e uno artigianale. Potrà apprezzare le peculiarità del territorio dal quale l'olio proviene, conoscerne la storia e rendersi conto che c'è un mondo fatto di valori e di fedeltà al territorio e alla tradizione. Tutto il lavoro che sta dietro ai prodotti può essere davvero valorizzato".
L'Azienda principale "Spada Turilli Maria Luisa e figli" ha questa denominazione dal 1976, era di proprietà della famiglia Spada dalla notte dei tempi ed è stata tramandata di generazione in generazione.
Matteo ne ha preso in affitto una piccola parte per avviare il progetto che lui stesso definisce "un seme per il futuro".
Matteo Bolognesi e la madre, Anna Maria Spada