Sulle colline romagnole tra Forlì, Castrocaro e Predappio, la Tenuta Drei Donà, da sempre dedita alla produzione di uve sangiovese, nelle mani dell'erede Claudio e del figlio Enrico ha vissuto sui 23 ettari vitati - dei 27 di proprietà - una radicale opera di cambiamento.

La riserva selezione 'Pruno', vero vino aziendale, e il Sangiovese 'Notturno' i cui nomi traggono origine dagli amati cavalli di casa, si affiancano alla produzione di Chardonnay & Riesling 'Il Tornese', di Cabernet Sauvignon 'Magnificat' e di Gran Riserva 'Graf Noir' ottenuto da un micro appezzamento coltivato con tre diverse uve.

I vini sono il risultato di un sistema produttivo incentrato sul rispetto dei criteri di sostenibilità, dell'ambiente e della biodiversità. Un percorso intrapreso quasi vent'anni fa e che, sin dagli esordi, nel 2009, ha trovato in Magis la concretizzazione di un impegno da sempre perseguito.

Penso che la sostenibilità aziendale rappresenti un punto d’incontro tra oggi e domani da interpretare non come fine ma come mezzo intelligente per raggiungere il risultato” spiega Monia Ravagli, enologa aziendale. “Eco-sostenibilità e rispetto per l’ambiente sono due temi caldi del vivere contemporaneo. Ma anche un principio di comportamento attraverso il quale continuare la tradizione apportando cambiamenti dove questi possano risultare utili e vantaggiosi”.

 

 

“L’azienda ha inizialmente aderito al progetto con due ettari di superficie vitata” spiega l'enologa, “per arrivare oggi ad undici coltivati a Sangiovese.
Il futuro di un’azienda dipende dalla capacità di migliorare le performance ambientali dei prodotti e dei processi produttivi così da soddisfare le richieste di un consumatore sempre più attento ai valori etici e salutistici rimanendo però competitivi sul mercato.

Magis ha interpretato tutto questo. L'attenta attuazione del protocollo” spiega l'enologa, “porta ad una minore incidenza sia delle malattie fungine che degli attacchi di tignola a fronte di una riduzione del numero complessivo dei trattamenti. Pur ampliando gli intervalli tra uno e l'altro, non serve ricorrere a prodotti qualificati ad elevato rischio (R40, R48, R60, R61, R62).

"Il vigneto a protocollo Magis, che tra le sue aree di intervento contempla il miglioramento della gestione della chioma per raggiungere", spiega l'enologa, "il corretto equilibrio vegeto-produttivo, ha registrato un sensibile incremento delle rese produttive rispetto al vigneto a gestione aziendale”.

La presenza del Comitato tecnico-scientifico che ha fornito assistenza qualificata e l’impiego di una 'Viticoltura di precisione' nella mappatura dei vigneti, ci hanno permesso di evidenziare le esigenze di ogni singola vite generando un approccio più intelligente ed oculato della gestione agronomica, permettendoci inoltre di ottimizzare costi e risultati”.

Anticamera verso l’evoluzione della normativa comunitaria, il progetto” spiega Ravagli, “fornisce per la prima volta dati non teorici ma oggettivi, permettendoci di rispondere alle richieste dei consumatori in tema di sicurezza e rispetto ambientale. I risultati analitici, infatti, hanno dimostrato come il confronto tra linea Magis e linea aziendale sia stato serio e trasparente”.

 

 

Approfondite analisi dei parametri qualitativi, della presenza di contaminanti naturali e dei livelli di residui, hanno attestato la reale qualità finale del vino a dimostrazione che, l’ottimizzazione di sicurezza e sostenibilità, non necessariamente vanno a discapito della qualità finale del vino”.

Forse prematuro pensare di avere ottenuto significativi risultati a livello commerciale ma”, spiega Ravagli, “ciò è più che altro attribuibile alla debole capacità di comunicare l’importanza dei risultati ottenuti ad un consumatore che purtroppo, spesso, nella scelta del prodotto rimane molto sensibile solo ed unicamente al prezzo trascurando aspetti più importanti, tra cui la propria salute”.

Per quanto riguarda l'annata in corso, le precipitazioni di giugno che non danno tregua rendono difficoltosi gli interventi in campo.
"Siamo sicuramente in anticipo di circa 20 giorni sull’andamento stagionale -
prosegue - ma è troppo presto parlare di risultati o per evidenziare particolari differenze tra i due protocolli, Magis e tradizionale.

L’azienda, comunque, si può dire ampiamente soddisfatta e affermare che l’annata 2010, molto probabilmente, non avrebbe dato Riserve senza l’adozione del protocollo. Si tratta di un progetto ambizioso” conclude Ravagli, “perché non è semplice far comprendere al consumatore come un approccio scientifico nella gestione di un prodotto tanto legato alla terra come l’uva, possa contribuire a dare i migliori risultati in termini qualitativi”. 

Magis per la viticoltura sostenibile - piattaforma internet per la gestione del vigneto e del progetto

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