"Vediamo di non scambiare il Veneto con altre regioni d'Italia. Il capo della Protezione civile, per favore, si informi meglio prima di fare dichiarazioni infondate''. Il ministro delle Politiche agricole - nonché ex governatore del Veneto, non ci sta. E dalle pagine del Corriere della Sera respinge al mittente le critiche sulla mancata prevenzione nella Regione colpita dal maltempo.
“Posso polemizzare con il sottosegretario Guido Bertolaso quando dimostra di non conoscere adeguatamente le opere di prevenzione, di salvaguardia e di difesa del territorio messe in atto dalla Regione del Veneto in anni recenti - ha proseguito Galan -. Polemizzo con Bertolaso perché è persona che sa e conosce ciò di cui si parla in caso di calamità naturali". "Alla gente del Veneto, invece, dico che negli ultimi 5 anni la Regione ha impegnato e in parte già utilizzato non meno di 400 milioni di euro, tutto ciò in un contesto di progressiva diminuzione di fondi statali da destinare alla prevenzione" assicurando però che "farò più del possibile per far giungere sostegni finanziari adeguati a coloro che hanno visto le proprie attività agricole messe a rischio, se non annientate dai nubifragi".
Polemiche a parte, ora si contano i danni della violenta ondata di maltempo che ha colpito, in particolare, Veneto, Lombardia, Toscana, Calabria e Basilicata.
La Cia - Confederazione italiana agricoltori stima (per difetto) danni all'agricoltura per 200 milioni di euro e rinnova la richiesta dello stato di calamità. Effetti devastanti - fa notare la Confederazione - si sono verificati per vigneti, oliveti, serre, strutture aziendali (stalle soprattutto), fabbricati rurali, macchinari. Mentre, a causa degli allagamenti, degli straripamenti dei fiumi e dei canali e degli smottamenti dei terreni, alcune colture (grano duro e tenero, orzo) devono essere riseminate. Conseguenze negative si registrano anche per gli allevamenti di bestiame (numerosi i capi andati dispersi) e per i campi di ortaggi a cielo aperto (finocchi, cavolfiori, cicorie, insalate).
Un quadro estremamente allarmante - prosegue la Cia - che ripropone in maniera ferma l’esigenza di una valida opera di prevenzione: oggi 8 comuni su 10 sono in aree ad elevata criticità idrogeologica, oltre 700 mila sono gli immobili abusivi, spesso costruiti non a norma e, quindi, a grave rischio in presenza di una calamità naturale.
Da un primo bilancio di Coldiretti si registrano campi di tabacco allagati, allevamenti decimati, intere coltivazioni di ortaggi compromesse, serre e fungaie distrutte.
In Toscana è la provincia di Massa Carrara a presentare il conto più salato con oltre cinquemila metri quadrati di serre coni fiori stelle di natale distrutte, tanto che per l'incontro fissato dal Prefetto di Massa Carrara, gli agricoltori della Coldiretti indosseranno gli stivali per protesta e consegneranno la lettera esposto firmata da un centinaia di famiglie raccolte dopo le frequenti esondazioni dei canali degli ultimi due anni.
In Veneto le zone più colpite sono quelle di Vicenza e di Verona, dove non hanno tenuto gli argini dei fiumi Alpone Chiampo Tramigna Bacchiglione causando l'alluvione di 1.500 ettari nella provincia vicentina e 600 in quella scaligera, con danni ingenti soprattutto ai centri abitati e agli insediamenti produttivi.
In tema di prevenzione e rischi idrogeologici - ai quali è esposta la Penisola, da Nord a Sud - interviene Massimo Gargano, presidente dell'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni (Anbi). "Stavolta il maltempo colpisce il Nord e per l'ennesima volta siamo a piangere morti e contare danni, scrutando il cielo. I lavoratori dei Consorzi di bonifica sono impegnati a contenere le conseguenze di una situazione di grave crisi idrogeologica: abbiamo grande stima per l'opera della Protezione civile, ma l'Italia non può permettersi di operare perennemente in emergenza, è necessario investire nella prevenzione".
Lo scorso febbraio l'Anbi presentò un Piano pluriennale per la riduzione del rischio idrogeologico con 1365 interventi previsti per un investimento complessivo di 4.183 milioni di euro da reperire anche attraverso una proiezione quindicennale dell'impegno di spesa. "Siamo tuttora in attesa di un cenno di disponibilità da parte del ministero dell'Ambiente", conclude Gargano.
Quanto ai numeri, l'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Irpi) del Cnr ha prodotto un catalogo - unico per completezza e copertura temporale - che ha permesso di definire i livelli di rischio da frana e da inondazione in Italia.
Fra il 1950 al 2008 sono state almeno 6.380 le vittime per frana (morti, dispersi, feriti) e almeno 2.699 le vittime di inondazioni. Nel periodo considerato, tutte le Regioni italiane hanno subito vittime per frana o per inondazione, le più esposte al rischio frana sono state il Trentino - Alto adige (675 vittime dovute a 198 eventi franosi), la Campania (431 vittime in 231 eventi), la Sicilia (374 vittime in 33 eventi), e il Piemonte (252 vittime in 88 eventi). In veneto, il solo evento del Vajont del 9 ottobre 1963 causò oltre 1900 vittime.
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Fonte: Agronotizie