C’era attesa per conoscere più da vicino Giancarlo Galan nella sua recente veste di ministro delle Politiche agricole. Curiosità che solo in parte era stata soddisfatta dalle fugaci battute affidate da Galan ai giornali per far conoscere il proprio pensiero su alcuni temi del momento, come il dibattito sugli Ogm o il riaprirsi delle contestazioni sulle quote latte. A far chiarezza sul 'Galan-pensiero' ci ha pensato l’audizione in commissione Agricoltura della Camera che si è tenuta il 12 maggio e alla quale Galan si è presentato quasi in punta di piedi, chiedendo comprensione per la sua condizione di “neofita” in campo agricolo, ma mettendo poi sul tavolo un bel programma per il rilancio dell’agricoltura. Talmente bello e condivisibile (in effetti è stato apprezzato da tutte le componenti agricole) che c’è da chiedersi se sarai mai possibile attuarlo davvero.
Sei punti
Partendo dalla ovvia constatazione della crisi che investe il settore e prendendo atto delle carenze strutturali che ci portiamo dietro, come la frammentazione e la scarsa dimensione media aziendale, Galan ha individuato sei obiettivi sui quali intervenire. In estrema sintesi sono: rilancio della competitività, più efficacia del ruolo italiano nelle decisioni che riguardano la Pac, un nuovo rapporto con le Regioni per non disperdere risorse comunitarie (vedi i Psr), una messa a punto del quadro normativo e poi sburocratizzazione. Infine la razionalizzazione della spesa pubblica nel settore. Quest’ultimo punto merita un piccolo approfondimento. Complice la crisi della Grecia, ci troveremo presto a fare i conti con una manovra economica che stando alle anticipazioni dovrebbe aggirarsi sui 25 miliardi. “Anche il settore agricolo –ha detto Galan – sarà chiamato a contribuire per la sua parte”. E viene il sospetto che non basteranno gli “spiccioli” della annunciata razionalizzazione della spesa pubblica. Altri tagli, dunque? Una strada impraticabile, hanno tenuto a sottolineare alcuni rappresentanti della Commissione che hanno subito detto a Galan che “l’agricoltura ha già dato”. Rispondendo con una metafora, il ministro ha però fatto capire che se tagli ci saranno, l’agricoltura non ne sarà esente. Più dei tagli preoccupano però gli sprechi, perchè stiamo rischiando di perdere i fondi europei destinati ai Psr se se entro il 31 dicembre non riusciremo a spendere almeno 1, 1 miliardi di euro. Puglia, Campania, Calabria e Sicilia hanno percentuali di avanzamento inferiori al 12%. Anche Lazio e Abruzzo sono in posizioni arretrate. La crisi c’è, i soldi anche, ma non vengono spesi…
Obiettivo Bruxelles
“Nulla è perduto – ha detto Galan a proposito delle risorse per i Psr – ma serve un miracolo”. “Senza nulla spostare per quanto riguarda le competenze delle Regioni, occorre tuttavia studiare un meccanismo che consenta di recuperare allo Stato o ad altre Regioni le risorse che per qualche motivo non vengono utilizzate”. A proposito di sostegni comunitari e dunque di Pac, Galan ha tenuto a far sapere che intende essere sempre presente a tutte le riunioni dei consigli dei ministri agricoli della Ue perché è in quella sede che si possono orientare le decisioni sulle proposte di riforma delle quali si sta discutendo e dalle quali dipendono le sorti della nostra agricoltura. “Ma è il momento – ha detto il ministro – di essere più disciplinati e di invocare meno deroghe ed eccezioni”.
Ogm, conoscere prima di decidere
Non poteva mancare un riferimento agli Ogm, argomento che ha accompagnato il ministro sin dalle prime ore della sua nomina. Su questo argomento Galan ha ribadito la sua convinzione che sia impossibile fermare la ricerca. E’ semmai importante che questa sia indirizzata nel senso giusto e che sia alla luce del sole, meglio se nelle Università, che sono il cuore stesso della ricerca. Con un obiettivo, conoscere prima di decidere.
Nel chiudere il proprio intervento in Commissione, Galan si è detto disponibile ad affrontare i problemi dell’agricoltura anche in un grande dibattito (“per favore - ha detto - non chiamatelo Stati Generali, sa di antico”) al quale invitare tutte le rappresentanze del mondo agricolo, nei confronti delle quali intende rapportarsi con equidistanza e senza “favoritismi”. “Il ruolo del ministro – ha precisato – è quello di arbitro ed è con questo spirito che intendo operare.”