Vino: sì alla qualità, ma con un occhio al portafogli
Sono i vini Igt a conquistare le preferenze dei consumatori italiani in tempo di crisi. Lo rileva lo studio Ismea 'Analisi della struttura e del mercato dei vini Doc-Docg e Igt', presentato in occasione della 44° edizione del Vinitaly, il Salone internazionale del vino e dei distillati che si è chiuso ieri lunedì 12 aprile a Verona.
I vini a Indicazione geografica tipica hanno beneficiato nel 2009 di un'ulteriore espansione quantitativa dei consumi (+4,9% gli acquisti in volume delle famiglie italiane rispetto al 2008) seppur con un ridimensionamento della spesa (-2,3%).
Nel suo rapporto Ismea ha reso disponibili per il primo anno anche le principali variabili strutturali del segmento delle Igt: la produzione effettiva delle Igt nel 2008 è ammontata a 13,7 milioni di ettolitri, con le prime cinque produzioni che rappresentano da sole oltre il 54% del totale. Capofila è la Igt Sicilia, con una quota del 21,5%, seguita da Veneto (12,8%) e Marca Trevigiana (7,6%). Nello stesso anno il vino Igt in bottiglia ha sfiorato un volume di 8,8 milioni di ettolitri.
Il segmento delle Doc e Docg, al contrario, nonostante il deciso calo dei prezzi ha mostrato un andamento negativo nel 2009, sia in termini quantitativi (-2,4% su base annua) sia monetari (-11%).
Per la totalità delle Doc-Docg italiane, la produzione di vino ottenuta nel 2008 ha raggiunto un quantitativo poco superiore ai 13 milioni di ettolitri, mentre nello stesso anno, la produzione certificata è stata pari a 9,9 milioni di ettolitri.
Sempre in relazione ai volumi certificati prodotti, le 10 più importanti produzioni Doc e Docg rappresentano oltre il 47% del totale. Tra queste il primato produttivo spetta nel 2008 al Montepulciano d'Abruzzo (8,3% sul totale), seguito dal Chianti (7,7%) e dall'Asti (6,8%).
A perdere terreno sono stati anche i consumi dei vini da tavola: nonostante le difficoltà economiche, il consumatore ha preferito la qualità e la tipicità a prezzo contenuto rappresentata, appunto, dalle produzioni Igt.
La dinamica degli acquisti di vino Doc, Docg e Igt nei diversi canali distributivi evidenzia ancora un ruolo di punta degli iper e super mercati che, da soli, hanno movimentato nell'anno appena trascorso oltre il 70% dei volumi per le produzioni Doc e Docg e il 78% dei quantitativi di Igt.
Cresce infine il peso degli hard discount a cui fa capo, nel 2009, il 13% degli acquisti di Doc-Docg in quantità e quasi il 16% degli acquisti di Igt.
Olio di oliva: allarme per il settore
Flessione nei volumi; produzione al Sud e industria imbottigliatrice al Centro-Nord, con una forte frammentazione fondiario-produttiva da una parte e una concentrazione industriale dall'altra; strapotere della grande distribuzione a danno dei produttori.
È questa l'istantanea che emerge dal Report economico finanziario sull'olio di oliva, presentato da Ismea a Vinitaly-Sol che fornisce un quadro esaustivo del settore attraverso l'esame dei macro indicatori del mercato e delle performance economico-finanziarie delle aziende.
La superficie olivetata nazionale, secondo l'Istat, sarebbe di 1,1 milioni di ettari, di cui 900 mila ubicati nelle regioni meridionali. Allo stesso modo, su un totale di 776 mila aziende olivicole, 600 mila hanno sede al Sud. Si tratta in prevalenza di aziende di piccole dimensioni, come testimonia la superficie media aziendale che di rado supera l'ettaro e mezzo. Analoga distribuzione e frammentazione caratterizza l'industria di prima trasformazione, ossia i frantoi.
Per quanto riguarda i volumi prodotti, le ultime stime Ismea relative alla campagna in corso evidenziano una flessione del 24% rispetto alla precedente campagna. Sarebbe invece in lieve crescita, nel corso degli ultimi anni, il peso delle produzioni certificate Dop/Igp, anche se i volumi restano ancora limitati (meno del 2% della produzione totale).
Risulta invece totalmente sbilanciata al Centro–Nord la grande industria imbottigliatrice, quella cioè che ha come attività quasi esclusiva l'acquisto di olio sfuso, la costituzione di blend, l'imbottigliamento e la commercializzazione. Le aziende industriali in senso stretto sono pochissime e tra queste le prime 4 pesano per il 43% sul fatturato complessivo.
Passando, infine, alla fase di commercializzazione appare il prezzo il fattore critico per eccellenza, seguito dal rispetto degli standard qualitativi. Le dinamiche del settore sono caratterizzate dall'enorme peso della distribuzione moderna, che sbilancia i rapporti di forza a danno delle aziende a monte della filiera le quali, penalizzate dalla forte frammentazione, raramente riescono a spuntare i prezzi desiderati.
In occasione del Salone sono stati presentati anche i dati Ismea relativi a export, consumi e mercato all'origine.
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Fonte: Ismea - Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare
Autore: Francesca Bilancieri