Con una decisione che scuote il mondo della produzione, la Commissione europea ha autorizzato la vendita di frutta e ortaggi fuori norma, abrogando di fatto i vincoli di commercializzazione (peso e dimensione) di 26 categorie di frutta e ortaggi. L'iniziativa - motiva la Commissione - intende razionalizzare e semplificare la normativa Ue e snellire le procedure burocratiche.
Per dieci tipi di frutta e verdura (fra cui mele, fragole e pomodori), le norme restano in vigore. Ma anche per questi gli Stati membri potranno per la prima volta autorizzare i negozi a vendere prodotti fuori norma, purché etichettati in modo da distinguerli dai prodotti delle categorie extra, I e II. La nuova normativa conferisce alle autorità nazionali la facoltà di autorizzare la vendita di tutti i prodotti ortofrutticoli, indipendentemente dalla loro forma e dimensione.
"E' iniziata una nuova era per i cetrioli storti e le carote nodose - ha dichiarato Mariann Fischer Boel, commissaria all'Agricoltura - che servirà ad eliminare adempimenti burocratici inutili. Non abbiamo bisogno di legiferare su questo tipo di questioni a livello europeo: lasciare l'incombenza agli operatori del mercato. E con prezzi elevati dei prodotti alimentari e difficoltà economiche , è opportuno permettere ai consumatori di scegliere fra la più vasta gamma possibile di prodotti. E' assurdo buttar via prodotti commestibili semplicemente perché non hanno una forma perfetta".
26 prodotti sono: albicocche, carciofi, asparagi, melanzane, avocado, fagioli, cavoli di Bruxelles, carote, cavolfiori, ciliegie, zucchine, cetrioli, funghi coltivati, aglio, nocciole in guscio, cavoli cappucci, porri, meloni, cipolle, piselli, prugne, sedani da coste, spinaci, noci in guscio, cocomeri e cicoria witloof.
Le proposte consentirebbero di mantenere le norme per 10 prodotti che rappresentano il 75% del valore degli scambi nell'Ue: mele, agrumi, kiwi, lattughe, pesche e pesche, pere, fragole, peperoni dolci, uve da tavola e pomodori. Gli Stati membri possono esentare questi prodotti dall'applicazione delle norme se venduti con un'etichettatura appropriata, provvista i dicitura "prodotto destinato alla trasformazione" o equivalente. La Commissione adotterà ufficialmente queste modifiche che entreranno in vigore al 1° luglio 2009.
 
"L’abrogazione delle norme comporterà un un effetto di trascinamento verso il basso dei prezzi dei prodotti, a danno dei produttori che fanno qualità, cui si aggiunge la beffa per i consumatori che spenderanno la stessa cifra per prodotti di maturità e qualità inferiori". Così Paolo Bruni, presidente Fedagri-Confcooperative ha commentato la decisione della Commissione europea di abrogare gli standard di commercializzazione per i prodotti ortofrutticoli. “Come organizzazioni cooperative italiane, siamo doppiamente dispiaciuti di questo epilogo, dato che avevamo già manifestato alla commissaria Fischer Boel - prosegue Bruni con posizioni congiunte di Francia, Spagna e Grecia, la nostra contrarietà a questa deregulation, sia nella fase iniziale di pubblicazione della proposta, sia dopo il Comitato di gestione del 23 luglio scorso. Ma a Bruxelles la Commissione, nonostante il parere contrario nel Comitato di gestione di ben 16 Paesi e favorevole di soli 9, ovvero i Paesi del Nord-Europa, ha deciso comunque di procedere, allontanandosi dagli interessi della filiera europea e dei principali paesi produttori”.
 
Forte contrarietà al provvedimento è stata espressa anche dal Segretario generale del Copa-Cogeca, Pekka Pesonen. "La Commissione impone il suo progetto di smantellamento delle norme di commercializzazione degli ortofrutticoli malgrado la forte opposizione del settore, privilegiando i propri interessi burocratici e amministrativi e quelli di alcuni distributori e trascurando quelli dei beneficiari della politica di normalizzazione", ha dichiarato Pesonen. “L’utilizzo di parametri obiettivi, quali il calibro e l’omogeneità, permette di fissare un prezzo per ogni qualità, in maniera chiara e univoca, dal produttore al consumatore. E' così che le norme comunitarie hanno contribuito all’equilibrio degli scambi commerciali su una base di trasparenza e lealtà”, ha aggiunto il Segretario generale.
“Temiamo che l’assenza di norme possa indurre gli Stati membri ad adottare delle norme nazionali, generando una proliferazione di norme private contrarie al buon funzionamento del mercato unico e alla semplificazione”, ha concluso".