In calce al decreto la firma di Paolo Gentiloni, nella sua duplice veste di ministro ad interim per le Politiche agricole e di presidente del Consiglio uscente.
Si tratta di un cambiamento importante per tutto il mondo zootecnico e per questo c'è chi auspicava che a varare il decreto fosse il nuovo governo. Ma evidentemente si è preferito rompere gli indugi.
Come era...
L'argomento è già stato approfondito da AgroNotizie, ma è opportuno un breve riepilogo.In passato, nemmeno troppo lontano, gli allevatori italiani potevano contare sull'aiuto di una formidabile struttura dove si concentravano le funzioni di assistenza tecnica, rappresentatività e miglioramento genetico.
Questa era l'Associazione italiana allevatori (Aia), che attraverso una capillare presenza sul territorio e una ragionata articolazione specialistica copriva ogni segmento della zootecnia.
Con risultati innegabili, invidiati a livello internazionale. Ottenuti però con il sostegno economico dello Stato.
Poi la crisi economica, i timori sulla liceità di questi aiuti nell'ambito delle regole comunitarie, hanno rotto gli 'equilibri'.
Ridotta all'essenziale la presenza territoriale, tagliata ogni possibile spesa, l'Aia del 2018 è assai diversa da quella che avevano immaginato e realizzato i suoi fondatori, nel 1944.
...e come sarà
A imprimere un'ulteriore svolta all'assetto della struttura associativa degli allevatori, arriva ora questo nuovo decreto, che attraverso una profonda revisione delle regole che disciplinano la riproduzione animale, mira al riordino dell'assistenza tecnica agli allevatori.Il primo passo è l'identificazione di una nuova figura, definita con il termine di 'Ente selezionatore' (al quale affiancare l'Ente ibridatore, come nel caso dei suini), al quale viene deputata la realizzazione e la gestione dei programmi genetici.
Poiché ogni processo di selezione genetica parte dall'acquisizione di dati zootecnici sul patrimonio animale in attività, si è deciso che la raccolta di questi dati possa essere attuata da soggetti diversi rispetto agli enti selezionatori.
Fra comitati e banche dati
Una divisione dei compiti, peraltro invocata dal legislatore europeo, che impone tuttavia la presenza di un ente terzo che abbia compiti di regolazione e standardizzazione nelle attività di raccolta di questi dati.Compito che sarà svolto dal Comitato nazionale zootecnico, di prossima costituzione.
C'è poi la necessità di far confluire questa mole di dati, piuttosto ingente, in un punto che sia accessibile all'ente selezionatore e non solo. Per rispondere a questo problema si è deciso di realizzare una 'Banca dati unica zootecnica', i cui compiti dovrebbero allargarsi ben oltre i confini del miglioramento genetico.
Uniformandosi e integrandosi alle banche dati esistenti, si punta all'armonizzazione dei dati raccolti, che potrebbero essere così utilizzati per molteplici scopi, compresi quelli di indirizzo e di programmazione economica.
Chi 'comanda'
A ottimizzare il tutto la possibilità di articolare le attività specializzando i diversi servizi e suddividendoli per settore, lasciando agli Enti selezionatori libertà di aggregarsi in comparti produttivi.Su tutto il 'meccanismo' vigila il ministero delle Politiche agricole, che assume la funzione di 'autorità' competente per il riconoscimento degli Enti selezionatori e di quelli 'ibridatori'.
Sarà vero cambiamento?
Riuscirà il decreto a ridare slancio alle strutture associative del mondo zootecnico?La presenza sullo scenario del miglioramento genetico di più protagonisti può essere accolta con favore.
L'aumento della concorrenza è spesso motivo di crescita e offre vantaggi agli utilizzatori. Anche se poi bisognerà fare i conti con un surplus di burocrazia, dovendosi destreggiare fra enti, comitati e banche dati.
Ma c'è chi sospetta che le nuove regole finiranno per confermare il ruolo egemone già ora impersonato da Aia.
Che faticherà così a uscire dallo stallo nel quale l'hanno trascinata le difficoltà economiche e il dibattito fra le organizzazioni agricole che se ne contendono il governo.