Quando comparve nei conigli la prima volta, nel 1986, era considerata una patologia “misteriosa”, tanto che le fu affibbiato il nome di “Malattia X”. In breve le ricerche evidenziarono che si trattava di un virus, precisamente un calicivirus, e il morbo fu ribattezzato tenendo conto dei sintomi principali e prese il nome di malattia emorragica virale, in sigla Mev (o RHD nella sua versione inglese, da rabbit haemorrhagic disease). Poi arrivarono i primi vaccini e il problema della Mev, come decenni prima quello della mixomatosi, fu messo sotto controllo. Oggi però si presenta un nuovo allarme. Il virus è mutato e un nuovo ceppo (il Mev 2 o Rhd 2) ha iniziato a creare i primi problemi già da un paio di anni, per fortuna con pochi danni negli allevamenti intensivi, ma il pericolo resta. Tanto che in questi giorni il ministero della Salute ha diramato una serie di raccomandazioni ai medici veterinari affinché prestino attenzione ai segnali della malattia, tenuto conto che i programmi vaccinali in atto potrebbero risultare inefficaci nei confronti del nuovo virus. Il centro di referenze per la Mev, l'Istituto zooprofilattico della Lombardia e dell'Emilia, ha segnalato casi in Lombardia e Veneto, regioni ad alta densità di allevamenti cunicoli, e anche in Piemonte, Campania e Sicilia.
Il sospetto
La circolare del ministero ricorda che in caso di sospetto di infezione scatta il divieto di movimentazione degli animali ad eccezione dei conigli a fine ingrasso destinati al macello. Il divieto di uscita si estende poi ai mangimi e a qualunque attrezzatura che sia eventualmente contaminata. Altri vincoli sono previsti per i veicoli in entrata, per i quali è prevista la disinfezione delle ruote e la annotazione su appositi registri. Altro obbligo riguarda la tenuta di un registro per i dati sulla mortalità.
La conferma
Se dal “sospetto” si passa alla conferma della presenza del virus, il servizio veterinario dovrà porre sotto sequestro l'azienda, cosa alla quale segue una serie di attività volte a contenere la diffusione della malattia, come la vaccinazione di emergenza e accurate operazioni di pulizia e disinfezione. Maglie ancora più strette nel controllo dell'infezione sono infine previste qualora il virus si presenti in allevamenti che fanno parte di una filiera produttiva. Tutte misure destinate a protrarsi sino a quando gli accertamenti clinici e gli esami di laboratorio confermeranno l'assenza del virus. E anche dopo la chiusura del focolaio si continua con la vaccinazione dei riproduttori e gli accertamenti virologici e sierologici di laboratorio. Dunque, che si tratti della vecchia o della nuova “malattia x” la guardia va tenuta alta.
24 aprile 2014 Zootecnia