Per poter accedere alla piattaforma digitale e assistere e partecipare alle varie sessioni, è necessario iscriversi agli eventi d'interesse.
Gli addetti al settore hanno modo di partecipare al Congresso internazionale che New Ag International organizza ogni due anni, il prossimo si terrà in Spagna nel novembre 2019 mentre di quello del 2017, tenutosi a Miami, abbiamo dato dettagliato resoconto lo scorso autunno. Con questa interessante iniziativa si vuole "riempire" il vuoto in attesa dell'evento spagnolo.
Vediamo in dettaglio i temi che gli esperti tratteranno nei quattro giorni digitali.
Si inizia alle ore 15 (italiane) dell'8 ottobre con una sessione su come i biostimolanti possono migliorare l'efficienza d'uso dei nutrienti. Relatore è Patrik du Jardin dell'Università di Liegi, uno dei maggiori esperti mondiali a cui dobbiamo, tra l'altro, il perfezionamento della definizione di biostimolante. Non a caso una delle principali funzioni è proprio quella di migliorare la capacità delle piante ad utilizzare i nutrienti così come devono contribuire ad aumentare le rese in ambienti ostili a causa di fattori abiotici. Un'agricoltura efficiente è in linea ai dettami dell'Action plant della Ue che ha fatto dell'economica circolare uno dei suoi cavalli di battaglia.
Al riguardo si tratta di riuscire a comprendere e valutare l'impatto ambientale dell'intero ciclo di vita dei biostimolanti che va dalla produzione all'uso da parte dell'agricoltore. Pur essendoci numerose prove scientifiche sulla capacità dei biostimolanti di interagire su singole fasi vegetative della pianta, è comunque difficile riuscire a quantificare l'aumento dell'efficienza nell'uso dei nutrienti.
Certamente si parlerà anche degli sforzi multidisciplinari volti a fornire una visione generale e più ampia dei numerosi benefici legati all'impiego dei biostimolanti.
A seguire (ore 16) ci sarà una sessione che vede due specialiste italiane alla ribalta: Chiara Manoli di Ilsa e Anna Fontana di Biolchim. Si parlerà di biostimolanti prodotti tramite idrolisi, in dettaglio di uno derivante dalle fabacee e di un altro la cui base di partenza è la gelatina contenente un attivatore proteico della rizosfera.
Sin dai primissimi studi, questi prodotti hanno visto partecipare istituzioni scientifiche indipendenti che ne hanno caratterizzato l'attività biostimolante: miglioramento dell'assorbimento dei nutrienti, incremento del metabolismo di azoto e carbonio, aumento generale della fertilità grazie ad una maggiore disponibilità di sostanze utili.
Si analizzerà anche in dettaglio il lavoro dalle prime prove in laboratorio sino a quelle in pieno campo.
Il 9 ottobre, alle 15 italiane, sarà la volta di Huiming Zhang dell'Accademia cinese delle scienze il cui intervento è dedicato ai biostimolanti di origine batterica impiegati per migliorare la tolleranza delle piante agli stress abiotici. Alcune delle proprietà dei rizobatteri sono note e il loro uso in agricoltura è molto diffuso. Vi sono però alcuni ceppi di microbi che rilasciano particolari composti organici volatili (VOC) in grado di aumentare la tolleranza a eccessi di salinità oppure a stress da siccità così come di migliorare l'assorbimento di zolfo e ferro da parte della pianta.
Il relatore del 10 ottobre, alle 15 ora italiana, è invece José MaGarcía-Mina dell'Università di Navarra che ci parla dei meccanismi d'azione di alcuni tipi di biostimolanti: sostanze umiche ed estratti di alghe. Pur trattandosi di due prodotti apparentemente molto diversi tra loro sono stati notati molti punti in comune relativamente all'invio di segnali chimici grazie anche all'intervento delle citochinine.
Entrambi i prodotti migliorano la crescita della pianta in condizioni di stress e, per questo motivo, sarò presentata proprio una visione d'insieme sui meccanismi che, a livello tanto biochimico quanto molecolare, esplicano azioni biostimolanti.
Si conclude alle ore 17 (italiane) dell'11 ottobre con Patrick Brown la cui sessione è dedicata a come utilizzare nel modo migliore le tecnologie messe a disposizione del comparto biostimolanti. È una visione d'insieme che concilia teoria e pratica e vuole coinvolgere proprio gli utilizzatori finali affinchè sia loro chiaro che, per ottimizzare la risposta delle colture all'uso dei biostimolanti, si deve essere in grado di "leggere" la pianta per evitare che un leggero stress aumenti sino a compromettere il raccolto. La maggior parte dei biostimolanti è in grado di mitigare gli effetti negativi dei fattori abiotici quando si manifestano in modo medio-lieve. Solo intervenendo a questo punto sarà possibile migliorare la capacità di recupero della coltura e limitare i danni potenzialmente devastanti fino a riuscire ad annullare il pericolo.
La sessione ripercorrerà quindi le attuali conoscenze sulle modalità d'azione dei biostimolanti e i principi alla base del loro uso efficace.
Il programma non è ancora definito e, con molta probabilità, dopo ogni intervento scientifico ci sarà, come il primo giorno, una sessione gestita dalle aziende.
Gli italiani hanno almeno due altre ragioni per interessarsi alle giornate digitali.
Assieme agli altri Stati membri della Ue siamo in trepida attesa del "nuovo" regolamento Ue che, per la prima volta, disciplinerà i biostimolanti comprendendoli nei fertilizzanti. La discussione dei triloghi a Bruxelles è ferma sulla questione cadmio e si corre il rischio di rimettere nel cassetto la bozza del regolamento per chissà quanti anni ancora. In assenza di una legge europea, ciascuno stato membro agirà con le sue norme nazionali e le pratiche collegate al mutuo riconoscimento si moltiplicheranno a dismisura rendendo, di fatto, lento e difficile l'inserimento di nuovi biostimolanti anche a livello nazionale.
Il secondo motivo è legato al DM 6793/18 che include i corroboranti tra le cui funzioni il legislatore ha improvvidamente incluso quella di biostimolante e imposto in etichetta una dicitura che suona come dichiarazione di guerra: sostanza di origine naturale che migliora la resistenza delle piante agli stress biotici ed abiotici.
Che sia questa la strada da percorrere per riuscire finalmente a portare un po' d'ordine e trasparenza nel settore dei biostimolanti?
Purtroppo la risposta è negativa, vuoi per i tempi lunghissimi già sperimentati per l'inserimento di nuovi corroboranti vuoi per gli evidenti contrasti col mondo dei fitosanitari che si è giustamente battuto per far eliminare gli stress biotici dalla norma europea.