Lo ha dimostrato il progetto Gira, finanziato dal Psr 2014-2016 della Regione Toscana, il cui primo obiettivo è stato appunto quello di valutare l'efficacia di un prodotto innovativo, composto da un isolato di Aspergillus flavus, depositato nel 2013 con la sigla MUCL54911 e brevettato nel 2015 (Paola Battilani Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza), che non produce aflatossine e che, una volta distribuito in campo, limita la possibilità dei ceppi tossigeni presenti nell'ambiente di colonizzare le infiorescenze e contaminare la granella. Gira ha comunque avuto un obiettivo generale ancor più ambizioso, legato allo sviluppo di un sistema di gestione integrato che prevedesse di agire a più livelli della filiera e secondo approcci sia preventivi che curativi.
A livello di prevenzione, in fase di coltivazione, oltre all'utilizzo di un organismo competitivo con i ceppi tossigeni, è stato valutato anche l'utilizzo del Sistema di supporto alle decisioni Mais.net, integrato con immagini satellitari. In fase di post raccolta, infine, è stata valutata l'efficacia di trattamenti in atmosfera modificata con alte concentrazioni di ozono al fine di decontaminare la granella ossidando la tossina senza comprometterne le proprietà nutrizionali.
Le prove di campo, realizzate presso due aziende partner della misura 16.2, per una superficie complessiva di circa 2 ettari nella piana lucchese e nella pianura pisana nel 2016 e 2017, hanno permesso di confrontare l'efficacia del trattamento con Aspergillus atossigeno su due tipologie di classi di mais (precoce, Pioneer P0837, Fao 400; tardivo, Pioneer F73, Fao 600) coltivate in irriguo e in asciutta. Su tutte le prove è stato applicato Aspergillus flavus atossigeno, messo a confronto col testimone non trattato.
Il principio attivo, Aspergillus flavus MUCL54911, a differenza della maggior parte di quelli presenti nell'ambiente, non produce tossine pur essendo estremamente competitivo e vitale, sviluppandosi più in fretta degli altri aspergilli. Il prodotto commerciale AF-X1 consiste in semi di sorgo devitalizzati e incapaci di germinare, che agiscono come vettore organico per le spore del fungo atossigeno. In questa forma, il prodotto può essere distribuito a spaglio alla dose di 25 chilogrammi/ettaro, utilizzando spandiconcime centrifughi o pneumatici, nel periodo successivo alla sarchiatura e fino a quindici giorni prima della fioritura del mais.
Una volta distribuito, Aspergillus flavus atossigeno agisce come antagonista dei ceppi che producono aflatossina insediato sulla coltura ed impedendo loro di colonizzare e contaminare le infiorescenze femminili.
Il progetto ha previsto anche il monitoraggio delle condizioni meteo (precipitazioni e temperature dei mesi estivi), in quanto determinanti nel favorire o meno lo sviluppo e la diffusione di Aspergillus flavus.
Il Sistema di supporto alle decisioni (Dss) Mais.net da parte sua permette di:
- identificare i campi a rischio infezione da Aspergillus flavus attraverso l'indice vegetazionale Ndvi (Normalized difference vegetation index) indicativo di potenziali stati di stress legati a fattori connessi alla vulnerabilità della coltura,
- aiutare gli agricoltori nella gestione della coltura,
- agevolare le operazioni di controllo e monitoraggio al conferimento attraverso l'identificazione preventiva di appezzamenti a rischio contaminazione. Il Dss fornisce output diversificati tra i quali: consigli su epoche e densità di semina, su irrigazione e concimazione, indicazioni sul rischio di insorgenza di micotossine e presenza dei maggiori insetti fitofagi del mais.
Infine il trattamento con ozono, svolto a scala di pilota, ha fornito risultati molto incoraggianti. Il protocollo adottato tuttavia richiederebbe di essere applicato a scala industriale per poterne valutare la sostenibilità dal punto di vista economico.
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Fonte: Agronotizie