Nella giornata di venerdi 18 giugno si è tenuta all'interno del parco archeologico di Agrigento la presentazione per ciliegio e mandorlo delle liste varietali 2008 all'interno del progetto ministeriale "Liste di orientamento varietale in frutticoltura". La precedente edizione si era svolta il 31 maggio 2007 presso il Cra Unità operativa per la frutticoltura di Forlì nella nuova sede di Magliano di Forlì. L'evento è stato organizzato dal Cra Centro per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, Cra Centro per la ricerca in frutticoltura, Dipartimento di colture arboree dell'università di Palermo e la Soi Società ortoflorofrutticola italiana.
L'evento
'Il progetto liste varietali - segnala Tiziano Caruso, direttore del Dipartimento di colture arboree dell'Università di Palermo - nasce circa quindici anni fa con lo scopo di valutare in modo uniforme le molte varietà presenti appartenenti alle principali specie frutticole. La Sicilia è sicuramente ambiente molto adatto alla coltivazione del ciliegio e del mandorlo e questo ha rappresentato il principale motivo della scelta di questa regione e di Agrigento come luogo per organizzare l'evento. Basti pensare che in Sicilia troviamo ben 140 varietà di ciliegio e circa 300 varietà di mandorlo, dove molti di essi (soprattutto per il mandorlo) sono degli ecotipi.
Successivamente alla presentazione del prof. Caruso si sono avvicendati i rappresentanti di alcune ed importanti pubbliche amministrazioni come il vicesindaco del Comune di Agrigento, il Dott. Barone responsabile del progetto 'Parco dei Templi – Parco paesaggistico archeologico', Paolo Inglese presidente della Soi – società di ortoflorofrutticoltura italiana ed il Prof. G. Barbera dell’Università di Palermo.
Angelo Godini, Università di Bari e responsabile del progetto 'Liste variatali ciliegio', ha aperto la sessione degli interventi tecnici sulle due specie frutticole. 'Le produzioni italiane hanno registrato negli ultimi anni una contrazione con particolare evidenza per le regioni del Nord Italia. Le produzioni si sono quindi spostate verso il Sud e regioni storiche come l'Emilia-Romagna hanno perso il primato a discapito di altre regioni come la Puglia. Questo cambiamento - spiega ancora Godini - è dovuto ad un miglioramento delle forme di allevamento delle piante ad alla loro dimensione ridotta. Infatti in Puglia una gran parte degli impianti sono molto moderni e produttivi e presentano alberi intorno ai 3 metri d'altezza mentre nelle altre regioni sono rimasti impianti vecchi con classici alberi di 4–5 metri, i quali pregiudicano tante operazioni colturali, la raccolta, e la produttività in genere. Problema di rilievo per questa cultivar è lo spacco dei frutti in prossimità della raccolta. Il miglioramento genetico si sta muovendo molto verso la ricerca ed il perfezionamento di varietà resistenti allo spacco e tra quelle di recente introduzione si ricorda Adriana anche se presenta alcune caratteristiche ancora sotto valutazione. Oltre a questa importante caratteristica il miglioramento genetico ha posto come obbiettivi da raggiungere l'estensione del calendario di maturazione, l'autofertilità, la tenuta del frutto al post-raccolta e l'idoneità alla raccolta senza peduncolo (per la IV gamma).'
'La cerasicoltura siciliana - sottolinea Continella dell'Università di Catania - ed in particolare quella Etnea (fatta alle pendici dell’Etna nei territori di Giarre, Sant'Alfio, Linguaglossa ad una altitudine da 150-200 fino ad 800 metri) stanno investendo molto grazie anche ad un'attenta sperimentazione che le varie istituzioni stanno effettuando. Ad oggi sono stati creati 4 campi sperimentali siti ad altezze differenti per poter così meglio valutare le varietà sia in climi caldi ed a livello del mare sia in climi più freschi con altitudini più alte. E' però molto importante non dimenticare e continuare ad osservare le varietà storiche siciliane importanti dal punto di vista culturale ed economico come Don Antoni e Raffiuna o varietà autoctone ed emergenti come Gabbaladri e Puntalazzese.'
'E' importante ridurre il numero sproporzionato di varietà che oggi sono presenti sul mercato in quanto creano confusione e difficoltà' evidenzia Palasciano dell'Università di Bari 'Per fare questo nel 1993 è stato attivato un progetto per eliminare le varietà che presentano casi di omonimia, varietà con limiti organolettici e varietà con limiti estetici. All'inizio erano presenti 223 cultivar e grazie ad un'intensa attività si è arrivati ad ottenere 63 cultivar (53 completamente valutate e 10 ancora in corso di valutazione).'
'Sono state fatte diverse prove - segnala Roberto De Salvador del Cra Centro di ricerca per la frutticoltura Roma - in varie parti d’Italia a differenti altitudini, latitudini, esposizioni, tipo di terreno e forma di allevamento con una miriade di portinnesti e con tantissime varietà innestate su essi. Dire quali sono risultati migliori o peggiori non è per niente semplice in quanto le variabili sono veramente troppe ed analizzabili di volta in volta e caso per caso. Solo per fare alcuni nomi, i due 'piedi' emergenti che a seguito delle sperimentazioni sono risultati positivi in Puglia con molte varietà e per forme di allevamento molto produttive (vaso basso) sono Gisela S e W 158.'
'Il mandorlo - afferma Godini - è stato sempre considerato una coltura per terre aride e climi secchi. Anche secondo illustri agronomi di parecchi decenni fa irrigare il mandorlo portava le piante alla morte. Oggi tale teoria è totalmente soppiantata e si è certi del fatto che il mandorlo, come ogni altra pianta, ha bisogno dell’acqua, per cui un adeguato impianto di irrigazione rafforza senza dubbio le produzioni.'
Francesco Sottile dell'Università di Palermo ha voluto invece parlare delle varietà di successo e della mandorlicoltura siciliana moderna come la più importante d’Italia. Questo connubio sta alla base di questo risultato visto che gli agricoltori siciliani in questo caso si sono dimostrati attenti all'innovazione ed al cambiamento permettendo così a questa specie un costante rinnovamento. Tra le varietà più coltivate si ricordano nell'ordine Tuono, Genco, Ferragnes, Francolì e Supernova. Anche la famosissima “Pizzuta di Avola”, varietà principe dei confettifici artigianali, resta sempre molto coltivata soprattutto nei vecchi impianti anche se continua a conservare vari difetti fra cui l’alta percentuale di semi gemellari.
Il ciliegio
L'Italia presenta circa 30.000 ha concentrati per il 90% nelle regioni della Puglia, Campania, Veneto ed Emilia-Romagna in ordine decrescente. Fino alla prima metà degli anni '70 queste aree cerasicole si caratterizzvano di varietà a coltivazione locale, tradizionali ed immutate nel tempo. Solo a partire dagli anni '80 grazie all'intenso lavoro di miglioramento genetico condotto in Italia ed all'estero si è attuato un rinnovamento varietale che tuttora stà continuando. Nonostante la presenza di numerose varietà disponibili con caratteristiche diverse (colore, dimensioni, consistenza, resistenza allo spacco, tenuta in pianta, tenuta post-raccolta, comportamento biologico, etc...) il calendario di maturazione permane ristretto a sole 5 settimane. Complessivamente le varietà inserite in lista sono 36 più 10 ad interesse locale.
- Varietà a maturazione precoce: Il calendario si apre con Early Lory*, Early Bigi® Bigi Sol* e Sweet Early® Panaro 1* tutte con caratteristiche di elevata produttività, anticipata maturazione e buona qialità del prodotto. Successivamente si ha Burlat (varietà di riferimento) ed Early Star® Panaro 2* e Malizia Falsa (come varietà autoctona e diffusa solo in Campania).
- Varietà a maturazione medio-precoce: Si comincia con Brooks*, Giorgia (la varietà di riferimento del periodo) e Royalton caratterizzate da buone caratteristiche agronomiche e pomoogiche. Successivamente si passa ad Adriana, Celeste® Sumpaca, Grace Star*, Vanda* e New Star. Nel periodo risulta interessante anche Ferrovia molto apprezzata in Puglia e come impollinatore in tutte le principali aree cerasicole.
- Varietà a maturazione intermedia: Questa epoca presenta Blaze Star*, Samba® Sumste*, Black Star* Santina*, Cristallina® Sumnue*, Van, Canada Giant™ Sumgita*, Summit, Giulietta (adatta alla raccolta meccanica), Gegè® e Sandra Rose*. Tra le varietà importanti a livello locale ricordiamo Del Monte (Casertano e Napoletano), Durone Nero I (Vignolese), Mora della Punta (Veronese) e Mora di Verona (Veronese).
- Varietà a maturazione medio-tardiva: Includono Sylvia, Lala Star*, Ferrovia, Ferrovia spur, Kordia, Techlovan* e Lapins. Si segnalanop inoltre 3 varietà idonee per la raccolta senza peduncolo come Germerdorfi Orias3 (adatta alla raccolta meccanica), Kavics (adatta alla raccolta meccanica) e Linda (adatta alla raccolta meccanica). A completamento si hanno 3 varietà a diffusione locale come Della Recca (Campania), Durone dell'anella tardivo e durone Nero II (Emilia-Romagna). In questo periodo si segnalano anche due novità come Somerset e Ravenna tardiva. La prima di origine americana, di recente introduzione e libera da vincoli brevettuali con epoca di maturazione medio-tardiva (+26 da Burlat). Presenta albero di media vadatta igoria, portamento espanso, ricco di ramificazioni laterali, fioritura medio-precoce, produttività elevata, entrata in produzione precoce e capacità di autosterilità (impollinatori adeguati come Samba, Lapins, Sweetheart e Burlat). Il frutto ha pezzatura media, forma cordiforme depressa, buccia di colore rosso scuro-nerastra, polpa rossa, molto consistente, di discreto sapore tendenzialemnte acidulo e con scarca sensibilità allo spacco. La seconda ha origine antiche e sconosciute e presenta epoca di maturazione medio-tardiva. (+25 da Burlat). L'albero si presenta molto vigoroso, portamento assurgente, messa a frutto intermedia, buona produttività, fioritura intermedia, e capacità di essere autoincompatibile. Il frutto ha pezzatura medio-grossa, forma cordiforme, buccia di colore rosso scuro ed elevata consistenza. La polpa ha colore rosso, elevata consistenza, scarsa succosità, buon sapore e buona resistenza allo spacco.
- Varietà a maturazione tardiva: La parte finale del calendario di maturazione presenta le varietà Skeena®*, Regina, Sweetheart® Sumtare*, Symphony e Staccato® 13S2009*.
Il mandorlo
Le superfici investite a mandorlo nel Mezzogiorno d'Italia presentano un calo come è dimostrato dalla situazione della provincia di Agrigento, che vantava negli anni '70-'80 circa 200.000 ettari di terreni coltivati a mandorlo, precipitati a poco più di 14.000 agli inizi del Duemila. E' però altrettanto vero che grazie ad una rimodernizzazione colturale e varietale la mandolicoltura italiana e siciliana in particolare hanno a poco a poco ripreso consistenza e produttività.
In questo contesto, il mercato è sempre più attento a mettere in evidenza la differenza della produzione italaina e di quella straniera proprio per sottolineare l'elevata qualità del nostro prodotto (anche se i costi di produzione sono sempre alti e meggiori). Dal punto di vista agronomico, la coltura ormai è specializzata in termini di meccanizzazione e gestione degli impianti. Basti pensare come i più recenti (soprattutto in Sicilia) siano irrigui e realizzati in modo tale da facilitare le operazioni di raccolta.
Altro aspetto importante è legato alla scelta varietale permettendo in questo modo di eliminare mandorleti obsoleti. Il miglioramento genetico degli ultimi vent'anni ha prodotto alcuni nuovi genotipi di particolare interesse come autofertilità, fioritura tardiva, resa in sgusciato tra il 30 ed il 40% ed assenza di semi doppi. Oltre alla creazione di varietà con queste caratteristiche per utilizzo alimentare le cultivar create possono essere utilizzate dai breeder nell'ambito delle popolazioni da incrocio. Le varietà più interessanti che sono state valutate all'interno del progetto liste varietali sono rappresentate da Falsa Barese, Fascionello, Fellamasa, Ferragnes, Fragiulio Grande, Francolì, Genco, Glorietta, Lauranne® Avjior, Masbovera, Moncayo, Pepparudda, Pizzuta d'Avola, Sannicandro, Supernova, Trianella e Tuono.
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Università degli Studi di Palermo - Dipartimento di colture arboree
Autore: Lorenzo Cricca