Al Forum Cdo Agroalimentare 2023 si è parlato, oltre che dell'importante tema economico del risk management e del credito, di un blocco di tematiche incentrate sull'innovazione per perseguire ambiziosi obiettivi di sostenibilità. La prima sessione al riguardo è stata la terza del pomeriggio dello scorso venerdì 27 gennaio, dove si è parlato di tecniche colturali in relazione al cambiamento climatico.

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"I cambiamenti del clima impattano su temperature medie, piovosità e concentrazione atmosferica di anidride carbonica - ha sottolineato Alice Pollicardo, agronomo libero professionista - le alte temperature fuori stagione influiscono in modo molto negativo sulla fisiologia delle piante, determinando un anticipo e una contrazione delle fasi fisiologiche. Nei cereali autunnovernini, per esempio, la mancata vernalizzazione si traduce in una forte perdita produttiva. Possiamo e forse dobbiamo anticipare la semina, magari prediligendo specie che hanno minore esigenza di vernalizzazione e tra questi i cicli medio tardivi. Sul fronte dell'acqua, dobbiamo preparare i terreni a recepire piogge con una diversa intensità e distribuzione, sapendo che andiamo incontro a una riduzione della piovosità".

 

"Diventa sempre più necessario elaborare strategie irrigue, variabili e legate alle effettive necessità delle colture sulla base di un set di valori agronomici che l'intelligenza artificiale può rielaborare - sottolinea Sergio Costa, responsabile tecnico di Scarabelli Irrigazione - così si possono ridurre gli sprechi, ottimizzando le risorse. Si può pensare di integrare i dati con una stazione meteorologica fisica o virtuale, determinando un piano irriguo ottimizzato, massimizzando i benefici dell'irrigazione".

 

Si è parlato poi di sequestro di carbonio, prima con Bruno Basso, professore alla Michigan State University, e con Sofia Maria Lilli, dell'Università di Perugia. "I crediti di carbonio sono certificati che attestano il sequestro di carbonio o la riduzione delle emissioni di gas serra, accrescendo così la sostenibilità - ha spiegato il professor Basso - negli Stati Uniti, per esempio, sono stati ultimamente allocate risorse importanti per incentivare questa pratica. Vengono rilasciati crediti che poi possono essere scambiati liberamente sul mercato, come se fossero azioni. Questi crediti vengono poi acquistati solitamente da aziende che per legge devono compensare le proprie emissioni. Al sistema del carbon farming sono particolarmente interessate le banche, perché si tratta di un beneficio economico oltre che di immagine".

 

La professoressa Lilli ha invece spiegato la situazione europea. "La proposta del carbon farming nelle politiche europee intende promuovere il sequestro di carbonio come una vera e propria fonte di reddito. I crediti possono essere venduti come i prodotti agricoli e le biomasse. Tra le pratiche più diffuse per maturare crediti ci sono la lavorazione conservativa e le colture intercalari, la conversione mirata a maggese di terreni coltivati, l'imboschimento e il rimboschimento e l'agroforestazione".

 

Naturalmente non è tutto oro quel che luccica, perché al carbon farming sono associati oneri importanti per l'azienda agricola. "Vi sono alcune criticità - ha continuato Lilli - l'onere finanziario e l'incertezza circa le opportunità di guadagno, l'affidabilità delle norme che disciplinano il mercato del carbonio, oltre ai costi elevati e la complessità dei sistemi di monitoraggio. Fra gli obiettivi che l'Unione Europea si è posta c'è una forte diffusione del carbon farming, puntando su incentivi, rendicontazione appropriata, aumento della trasparenza e una certificazione degli operatori che aderiscono e che saranno verificati da una parte terza".

 

Si è poi parlato di innovazione tecnologica e di robotica nella mattinata conclusiva di sabato 28 gennaio scorso. "Stiamo seguendo due filoni di innovazione, ovvero l'intelligenza artificiale e la robotica - ha ricordato Alessandro Malavolti, presidente di FederUnacoma - l'intelligenza artificiale è fondamentale in un'agricoltura che vuole accrescere in sostenibilità. Ci sono programmi più evoluti, che riproducono il pensiero, come una macchina che vede un frutto rosso e lo raccoglie, lo vede giallo e memorizza di ripassarlo dopo una settimana; c'è la fase della machine learning, dove la macchina impara lavorando, come per le malerbe, mentre nella deep learning raccoglie dati e attua una sperimentazione. Sul fronte della robotica si stanno sviluppando robot che fanno risparmiare tempo, oltre a sostituire l'attività umana. Stiamo lavorando sulla sicurezza di collaborazione tra uomo e macchina: ortofrutta e allevamento sono i principali campi di intervento per la robotica".

 

Proprio di allevamento ha poi parlato Nicole Mei, di Lely Italia, Succursale nazionale dell'omonima Multinazionale olandese. "Ci occupiamo dal 1948 di automazione nell'allevamento, fino al lancio nel 1992 del primo robot di mungitura. Abbiamo lanciato una soluzione di recupero dei nutrienti dalle deiezioni, attraverso la trasformazione dei reflui in fertilizzanti, che, prodotti in modo circolare, possono ridurre le emissioni di ammoniaca del 70%. La stalla del futuro sarà interamente robotizzata, perché manca manodopera in questo settore. Nel frattempo così l'imprenditore potrà dedicarsi all'analisi dei dati e all'efficientamento produttivo".