È il Piemonte, il paradigma della preoccupante sofferenza idrica, che permane nell'Italia settentrionale a dispetto di condizioni meteo, che inducono ad una diversa percezione, giustificata invece per l'Italia centromeridionale: è quanto si evince dal settimanale Report dell'Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche.

 

Nella principale regione del Nord Ovest decrescono i livelli di tutti i corsi d'acqua (la Sesia registra un calo del 50% in una settimana), ma è il Po a meglio rappresentare l'immagine di una crisi idrologica, che pare senza fine: l'ex Grande Fiume ha attualmente una portata inferiore a quella dello scorso anno; a Torino, questo deficit si attesta attorno al 50%, ma in altre stazioni di rilevamento supera addirittura l'80%, prolungando tale condizione anche in Lombardia ed Emilia Romagna dove, a Piacenza, registra nuovi minimi storici.

 

"La critica condizione idrica del fiume Po si trascina da dicembre 2020 e condiziona l'economia agricola, nonché l'agroalimentare della principale food valley italiana e riconosciuta eccellenza mondiale: la Pianura Padana" evidenzia Francesco Vincenzi, presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi).

 

Per Vincenzi inoltre "È necessario un nuovo approccio nell'affrontare una situazione di crisi dall'accelerazione inattesa, che la caratterizza come ormai endemica: bisogna tesaurizzare ogni goccia d'acqua, aumentando la permanenza sul territorio di apporti idrici sempre minori. È indispensabile una nuova cultura, che metabolizzi come i cambiamenti climatici stiano determinando la fine dell'abbondanza idrica sul Nord Italia e quindi sia necessario creare le condizioni infrastrutturali per garantire omogenee riserve idriche al Paese, pena l'abbandono di qualsiasi prospettiva di autosufficienza alimentare".

 

Al Nord continuano a soffrire anche i grandi laghi, i cui livelli permangono abbondantemente sotto media, seppur il Lago Maggiore superi, per la prima volta dopo molti mesi, lo zero idrometrico; i volumi trattenuti dagli altri bacini lacustri continuano a calare con il Garda e l'Iseo addirittura sotto le quote del 2022: l'acqua presente nel Lago di Garda è addirittura dimezzata rispetto ad un anno fa.

 

Pure il fiume Adige ristagna a livelli più bassi dell'anno scorso in Veneto, dove è in calo la portata del Bacchiglione, ma è quella della Livenza a registrare il decremento più vistoso: -86 centimetri in una settimana.

 

In Lombardia, cala anche il fiume Adda, il cui livello è il più basso in anni recenti (siccitosissimo 2017 compreso). La neve caduta (ora sono calcolati 951,9 milioni di metri cubi contro una media di 1.644,7 milioni di metri cubi) ha lievemente rimpinguato le riserve idriche, cresciute di quasi il 6% sul 2022, ma inferiori alla media del periodo del 47,2%, secondo Arpa Lombardia.

 

A godere significativamente delle precipitazioni è invece la Valle d'Aosta (mediamente 55 centimetri di neve con punta in Valtournanche, dove ne sono caduti 129 centimetri), con la Dora Baltea che ha una portata quasi cinque volte superiore alla media storica di gennaio, stando alle rilevazioni del Centro Funzionale Regionale Valle d'Aosta.

 

In Emilia Romagna, l'area appenninica romagnola è una delle zone maggiormente colpite dall'ondata di gelo e neve, abbattutasi sull'Italia centromeridionale. Cresce il fiume Reno, così come Savio e Lamone registrano portate sopra la media; i flussi negli alvei di Secchia, Enza e Trebbia segnano invece una netta battuta d'arresto.

In Toscana, nonostante significative piogge (133 millimetri a Vagli di Sotto) e nevicate (60 centimetri sull'Abetone) calano sorprendentemente le portate del fiume Arno, ma soprattutto del Serchio, che si riduce di oltre il 60%.

 

Exploit pluviometrico (130 millimetri a Senigallia) sulle Marche, dove i fiumi si sono gonfiati, facendo temere nuovi eventi alluvionali: vistose e repentine crescite di livello negli alvei di Potenza, Esino e del suo affluente Sentino. In una settimana, i volumi trattenuti nei principali invasi marchigiani sono cresciuti di 7 milioni di metri cubi e nevicate abbondanti hanno interessato tutta la regione (monte Bove, 115 centimetri). Anche in Umbria, neve e pioggia hanno fatto alzare i livelli dei fiumi e finalmente anche del lago Trasimeno, che dopo mesi si allontana dal livello di criticità.

 

Come la neve in Abruzzo (circa 1 metro su molte località), nel Lazio si sono registrate piogge, che hanno rivitalizzato i corpi idrici: in crescita i fiumi Tevere, Aniene (+40%), Liri e Garigliano, così come il lago di Nemi (+10 centimetri).

È stata una settimana difficile in Campania dove, a seguito di "bombe d'acqua" con circa 100 millimetri di pioggia in 24 ore, si sono verificate alluvioni nel Casertano, nel Salernitano e nel Beneventano con lo straripamento dei fiumi Calore, Sarno e Volturno, il cui livello è cresciuto di oltre 6 metri in 2 giorni. Da segnalare che l'altezza del Garigliano ha toccato metri 8,58, quando un anno fa era a 1,38 metri).

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"Il riapparire di eventi alluvionali che, seppur circoscritti, hanno comportato ingenti danni, ripropone l'altra faccia di una difficile gestione idraulica, cui si può dare risposta solo attraverso investimenti multifunzionali, trasformando una minaccia in risorsa - commenta Massimo Gargano, direttore generale di Anbi -. I progetti per invasi, laghetti e bacini di espansione, previsti dai consorzi di bonifica ed in attesa di finanziamento, rispondono a questa esigenza, contenendo l'acqua in eccesso per utilizzarla nei momenti di bisogno".

 

In proposito va segnalata la repentina crescita dei volumi trattenuti dalle dighe di Basilicata: +114 milioni di metri cubi in 7 giorni secondo l'Autorità di Bacino Distrettuale dell'Appennino Meridionale; cospicuo infine è tale incremento (+48,39 milioni di metri cubi) anche nei bacini della Puglia dove, la settimana scorsa, i livelli dei torrenti (Carapelle e Radicosa, ad esempio) sono saliti di 1 metro e mezzo in poche decine di minuti.