Circa un terzo del cibo prodotto dagli agricoltori finisce nel cestino a causa della mancanza di una catena del freddo efficiente (che caratterizza i Paesi in via di sviluppo) e di modelli di consumo errati (tipici invece dei Paesi ricchi). Il food waste è una piaga a cui occorre mettere un argine, soprattutto se si considera che la popolazione mondiale è in aumento e che gli agricoltori producono cibo con sempre maggiori difficoltà e restrizioni.

 

Se l'educazione alimentare e la costruzione di filiere efficienti restano prioritarie, i ricercatori di tutto il mondo stano studiando anche dei metodi per prolungare la shelf life dei prodotti alimentari, soprattutto di quelli più deperibili, come ad esempio i piccoli frutti.

 

Pellicole edibili per preservare la freschezza e la sanità

Una volta staccato dalla pianta, un frutto o un ortaggio va incontro a due fenomeni. Uno è il deperimento naturale, causato dalla perdita di liquidi e dall'avvio di processi ossidativi nei tessuti vegetali. Il secondo invece è la proliferazione di funghi e batteri che in pochissimo tempo possono distruggere il valore commerciale del prodotto.

 

Per questo motivo riveste particolare interesse lo sviluppo di pellicole protettive in grado di assolvere a due funzioni: impedire la traspirazione del frutto (o della verdura) e impedire lo sviluppo di infezioni. Inoltre tale pellicola deve essere edibile (cioè commestibile) e non deve alterare in alcun modo il gusto o l'odore del prodotto.

 

Fragole, dieci giorni fuori dal frigo senza problemi

Per capire meglio quali sono le potenzialità di questo approccio è bene fare alcuni esempi. L'Enea ha messo a punto una pellicola a base di pectina e olio di semi di pompelmo. La pectina è un addensante usato largamente nell'industria alimentare e presente naturalmente nella buccia di mele ed agrumi. La pectina crea uno strato antitraspirante, ma favorisce anche lo sviluppo di microrganismi. Da qui l'idea di impiegare l'olio di semi di pompelmo, che ha invece caratteristiche fungicide e battericide.

 

L'impiego di pectina accoppiata all'olio di semi di pompelmo incapsulato in nanotubi di halloysite, un'argilla a base di silicato di alluminio, ha migliorato le prestazioni meccaniche del film biodegradabile e una riduzione dell'assorbimento all'acqua, rispetto al film di pectina pura.

 

In alto a sinistra una fragola non trattata, in basso a destra una fragola rivestita con la pellicola sviluppata dall'Enea

In alto a sinistra una fragola non trattata, in basso a destra una fragola rivestita con la pellicola sviluppata dall'Enea
(Fonte foto: Enea)

 

Il risultato? Dopo aver immerso delle fragole in questo composto che ha creato una pellicola trasparente, i frutti sono stati lasciati a temperatura ambiente per dieci giorni. Le fragole rivestite sono arrivate alla fine ancora sane e integre, mentre quelle non protette dopo appena due giorni mostravano segni di marcescenza.

 

Il test è molto promettente e permetterebbe di prolungare la shelf life di frutta e verdura in maniera sostenibile e senza utilizzare gli agrofarmaci, il cui impiego è sempre più osteggiato da consumatori e Unione Europea.

 

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Pellicole protettive dall'India agli Usa

La startup californiana Akorn Technology ha invece messo a punto un rivestimento edibile a base di proteine del grano che - dicono - è in grado di raddoppiare la shelf life di pere, pesche e nettarine.

 

Un'altra Azienda statunitense, Apeel Science, ha invece messo a punto un rivestimento pensato espressamente per la frutta in grado di prolungare notevolmente la conservazione sfruttando la componente oleosa presente naturalmente in alcuni frutti. Oggi questo rivestimento è già in commercio e protegge la freschezza degli agrumi in alcuni supermercati britannici.

 

In Svizzera invece Lidl, insieme all'Empa, ha messo a punto una pellicola ottenuta dalle bucce di frutta e verdura, la cosiddetta sansa prodotta dagli stabilimenti che confezionano succhi di frutta. Una pellicola che è stata in grado di prolungare di dieci giorni la conservazione delle banane.

 

A sinistra un pomodoro non trattato, a destra uno trattato

A sinistra un pomodoro non trattato, a destra uno trattato

(Fonte foto: Institute of Technology di Guwahati)

 

In India un team di ricerca dell'Institute of Technology di Guwahati ha creato una pellicola sfruttando un estratto di alga Dunaliella tertiolecta e chitosano, un carboidrato con proprietà antimicrobiche e antimicotiche.

 

La sfida che tutti questi ricercatori stanno affrontando è quella di trovare un composto che sia efficiente nel prolungare la shelf life, economicamente sostenibile, utilizzabile secondo le vigenti normative e che sia completamente inodore e incolore. Una sfida la cui soluzione sembra essere a portata di mano.

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