Florovivaismo, quale futuro

Il solo export vale un miliardo di euro, mentre la produzione italiana costituisce il 15% dell'intera produzione comunitaria.

Sono alcuni dei numeri del settore florovivaistico italiano che Barbara Millucci elenca sulle pagine del Corriere della Sera in edicola il 19 settembre per anticipare l'apertura del Flormart, la rassegna del settore florovivaistico andata in scena a Padova dal 21 al 23 settembre.

L'articolo continua ricordando che il settore esprime il 6% dell'intera produzione agricola nazionale, per un valore di 2,5 miliardi di euro, e vi operano oltre 21 mila imprese.

 

Il salone padovano se è aperto in un momento di particolare difficoltà per il settore, dove il caro energia e l'aumento dei costi ha costretto un'azienda florovivaistica su tre a ridurre le produzioni.

Si è affrontato anche il tema della siccità e numerosi coltivatori hanno iniziato a guardare con interesse le specie vegetali che richiedono poca acqua, argomento al quale il salone padovano ha dedicato particolare attenzione.

L'articolo si conclude ricordando l'aiuto proveniente dal bonus verde che ha permesso di creare 2,6 milioni di metri quadrati di verde nelle città e che si spera riconfermato per ulteriori tre anni.


Attenti alla flavescenza

In Emilia-Romagna, e in modo analogo in molte regioni del Nord Italia, si sta registrando una recrudescenza degli episodi di flavescenza dorata nei vigneti.

Come scrive Miria Buriani sulla Gazzetta di Modena del 20 settembre, si tratta di una patologia causata da un fitoplasma trasmesso dallo scafoide, un insetto vettore.

La presenza nel vigneto si riconosce per l'ingiallimento delle foglie e il conseguente calo della produzione.

Al momento non esiste una cura risolutiva e gli unici interventi sono quelli preventivi, come l'estirpazione tempestiva delle piante malate e la lotta contro l'insetto vettore.

 

Del tema si è discusso alla presenza dell'assessore all'Agricoltura dell'Emilia Romagna, Alessio Mammi, che ha ricordato la necessità di rinforzare le azioni di contrasto e di contenimento con un piano triennale che intensifichi i monitoraggi annuali, coordini le attività necessarie e sia correlato a quanto attuato dalle altre regioni coinvolte da questa patologia.

Dal Friuli Venezia Giulia, dal Veneto e dal Piemonte, oltre che dall'Emilia Romagna, parte la proposta di un coordinamento interregionale, in stretto raccordo con il Ministero per le Politiche agricole, per promuovere misure per la prevenzione, per dare supporto alla filiera danneggiata, per indennizzare i viticoltori colpiti e promuovere l'estirpazione dei vigneti e il loro rimpianto.


L'olio è diviso

Opinioni discordanti sui programmi operativi del settore olivicolo.

Da una parte Cia, Alleanza delle cooperative e Regione Puglia che si dicono perplesse sulle "disposizioni nazionali sui programmi operativi delle organizzazioni di produttori (Op e Aop) del settore dell'olio d'oliva".

Dall'altra il giudizio positivo di Unaprol - Consorzio Olivicolo Italiano, l'organizzazione dei produttori di Coldiretti.

A fare il punto sulla situazione è Andrea Settefonti sulle pagine di Italia Oggi in edicola il 21 settembre.

 

Luigi Canino di Alleanza delle Cooperative lamenta che l'annata di riferimento per determinare il valore della produzione commercializzata sia stata spostata dal 2021 al 2022, annata ridotta del 30% e ancora in divenire.

Il riferimento al 2022 introduce un elemento di forte aleatorietà nella definizione dei futuri programmi operativi.

L'anno al quale si dovrebbe fare riferimento, si ricorda, non si è ancora concluso.

Per Davide Granieri, presidente di Unaprol, la scelta del 2022 come anno di riferimento consentirà di attribuire risorse maggiori a quelle regioni in grado di produrre alti livelli di fatturato.

Molti territori, inoltre, potranno guadagnare un anno in termini di programmazione e di riorganizzazione.


Ambientalismo "di maniera"

C'è un ambientalismo di maniera, così lo definisce Fabio Bogo su Il Foglio del 22 settembre, che genera convinzioni distorte, a loro volta fonte di "fake news", come si definiscono le fandonie utilizzando un termine alla moda.

C'è chi "ulula" alla deforestazione, ma in realtà I boschi italiani sono raddoppiati in estensione e si sono mangiati 6 milioni di ettari che erano agricoli.

 

Così siamo pieni di legna, ma come per il grano, decidiamo di importare l'85% del legname che usiamo.

Non c'è da stupirsi se il pellet utilizzato per le stufe oggi ha un prezzo raddoppiato per via della speculazione.

Meglio allora curare il bosco, tagliarlo quando serve, e riprendere a coltivare.

In questo modo si difende anche il territorio.

Perché non è il bosco che difende il territorio ma l'uomo, se lo abita e lo cura.


Contributi, scadenza rinviata

Chi ha pagato in ritardo i contributi della seconda rata per l'anno corrente, superando la data del 16 settembre, non dovrà preoccuparsi.

Per i lavoratori autonomi del settore agricolo l'Inps ha deciso che i versamenti avvenuti oltre questa data non siano sanzionabili, purché non si superi però la data del 30 settembre.

Il rinvio è una conseguenza delle anomalie di carattere tecnico del sito internet dell'Istituto di previdenza, come specifica un breve articolo pubblicato su Italia Oggi del 23 settembre.

 

La contribuzione di coltivatori diretti, coloni, mezzadri e imprenditori agricoli professionali, ha periodicità trimestrale e ogni fascia di reddito (ne sono individuate quattro) è data dal prodotto tra il reddito medio convenzionale giornaliero e il numero di giornate prefissate per legge.

Per il 2022 il reddito medio giornaliero è di 60,26 euro.

L'aliquota contributiva è complessivamente del 24% e al calcolo va aggiunto il contributo addizionale di 69 centesimi per ogni giornata di iscrizione, sino a un massimo di 156 giornate.

Alle cifre così calcolate va aggiunto il contributo maternità di 7,69 euro.

Infine bisogna tenere conto del premio Inail, versato tramite l'Inps, che è di 768,50 euro, ridotto a 532,18 euro per territori montani e zone svantaggiate.

La prossima rata, dopo quella di settembre slittata al giorno 30, è in calendario per il 16 novembre e infine l'ultima il 16 gennaio 2023.
 

Se è rurale non è di lusso

I fabbricati utilizzati dall'imprenditore agricolo per le attività agrituristiche, sebbene abbia le caratteristiche di una abitazione di lusso, possiede il requisito di ruralità.

Lo stabilisce una sentenza della Suprema Corte della quale riferisce Francesco Giuseppe Carucci sulle pagine de Il Sole 24 Ore del 24 settembre.

Condizione indispensabile è che il proprietario sia in possesso della qualifica di imprenditore agricolo iscritto al registro delle imprese.

 

Il requisito di ruralità può essere esteso ai fabbricati con finalità abitative in quanto strumentali all'attività agrituristica, che è riconosciuta come attività agricola.

Se le costruzioni strumentali, si legge ancora nell'articolo, hanno finalità abitative sono classificate nelle categorie catastali del gruppo A.

Gli altri fabbricati rurali strumentali sono censiti nella categoria D/10.

Se classificati in altra categoria, conclude l'articolo, devono possedere il requisito di ruralità negli atti del Catasto.


L'etichetta della discordia

Continua il dibattito a livello europeo sull'etichettatura dei prodotti alimentari, che vede posizioni molto critiche sull'etichetta a semaforo, il Nutriscore, proposto dai francesi.

Un sistema che promuove alimenti iperprocessati, ad esempio perché ipocalorici, mentre ne boccia altri, come l'olio di oliva perché "grasso".

Di tali storture si è reso conto persino il suo inventore, l'epidemiologo Serge Hercberg, che ha riveduto l'algoritmo per attribuire i punteggi.

Ma il risultato, scrive Attilio Barbieri su Libero del 25 settembre, è persino peggiore.

 

Lo dimostra uno studio presentato da Safe Food Advocacy, un'associazione impegnata nella difesa dei consumatori.

Dallo studio emerge inoltre che il Nutriscore non tiene conto delle sostanze naturali che hanno effetto positivo sulla salute, e ignora al contempo gli ingredienti potenzialmente nocivi.

Di fronte a queste evidenze, si legge in conclusione, la Commissione Europea dovrebbe sottoporre il sistema di etichettatura a un periodo di revisione di almeno tre anni prima della sua definitiva approvazione e adozione.


"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"
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