Non si prospetta nulla di buono per il 2022 del settore vitivinicolo. I rilevanti incrementi dei costi delle materie prime, le incertezze sul piano internazionale e le impennate delle quotazioni dei trasporti minano gli ottimi risultati ottenuti nel 2021 e preparano gli operatori del settore a un anno negativo. Partendo dai risultati dell'anno passato, secondo i dati dell'Osservatorio Federvini, in collaborazione con Nomisma e TradeLab, il 2021 è stato un anno di forte ripresa per il settore vini e spiriti, mentre il comparto aceti, meno colpito dalla pandemia, ha avuto un andamento contrastato.

 

Le vendite di vino nel canale Gdo hanno segnato una crescita del 3,7% sull'anno precedente, trainata dagli spumanti (+18,4%), mentre vini fermi e frizzanti hanno registrato ricavi stabili. Buone performance anche per gli spiriti, dagli aperitivi agli amari, fino ai liquori e ai distillati, con un fatturato da 1,2 miliardi di euro, in crescita del 6,5%.

 

Nuovo record per l'export di vino made in Italy, in crescita del 13% sul 2020, grazie alle eccellenti performance del Prosecco (31,5%), i rossi fermi Dop della Toscana (+15%), rossi Dop del Piemonte (+17,4%), i bianchi Dop del Veneto (+12,9%) e Dop del Veneto (+8,9%).

 

"Il 2022 ha invece tutte le premesse per diventare l'anno della tempesta perfetta - sottolinea Micaela Pallini, presidente di Federvini - da molti mesi lamentiamo una situazione intollerabile rispetto ai costi dei trasporti, che ha danneggiato pesantemente il nostro export. A questo si sono aggiunti il progressivo aumento dei costi delle materie prime e dell'energia, oltre alla crisi internazionale che ha fatto esplodere la penuria di componenti essenziali per i nostri settori".

 

"È inutile accettare ordinativi quando non abbiamo le bottiglie per riempirle con i nostri prodotti, né disponiamo del cartone per imballarli - continua la Pallini - il tema è principalmente il costo, in continuo aumento, ma oggi parliamo anche di disponibilità. La situazione è drammatica anche nel vetro. Alcuni settori, come le distillerie, sono molto energivori, e quindi il continuo aumento del prezzo dell'energia ha effetti drammatici. Nelle prossime settimane il mondo del vino dovrà accendere le frigorie per la conservazione dei vini, con costi di approvvigionamento elettrico che rischiano di minare la sostenibilità economica di moltissime produzioni".

 

"Il 2022 era stato pensato come l'anno della ripartenza post pandemia - spiega Beniamino Garofalo, amministratore delegato di Santa Margherita Gruppo Vinicolo - ora ci troviamo ad affrontare impreviste criticità di filiera, come i forti incrementi di valore e la scarsa reperibilità. Segnali negativi arrivano anche lato consumi. Il graduale clima di fiducia riconquistato negli ultimi mesi ha già ceduto il passo ad una contrazione degli acquisti".

 

"Le previsioni sono abbastanza cupe - ammette Leonardo Vena, amministratore di Lucano 1894 - siamo in un momento di fortissime tensioni geopolitiche dalle pesanti ricadute sul nostro settore. Per noi il tema trasporti è cruciale e da mesi la situazione non fa che peggiorare".

 

"Il mondo del Prosecco è in fermento - aggiunge Giancarlo Moretti Polegato, presidente di Villa Sandi - la pressione che arriva dai fornitori purtroppo a breve comincerà a scaricarsi sui consumatori finali. Da aprile ci sarà ulteriormente un aumento del costo del vetro, dopo i rincari dei mesi scorsi. A questo punto dovremo informare i nostri clienti che i listini dovranno essere ritoccati verso l'alto".