Ad inizio anno i prezzi di grano duro e tenero avevano toccato livelli elevati e tutti si sarebbero aspettati una discesa. E invece, a causa della guerra in Ucraina e delle tensioni nell'Est Europa, le quotazioni hanno ripreso a salire ancora. A Foggia il prezzo del grano duro è di 530 euro alla tonnellata, mentre il grano tenero è arrivato a 342 euro, segnando una differenza di 30 euro in una settimana.
I cerealicoltori guardano con interesse l'andamento delle quotazioni del frumento, sperando si mantengano elevate anche nella prossima stagione. Ma sono anche preoccupati dai prezzi del gasolio agricolo e dei fertilizzanti, ai massimi storici. Per cercare di fare il punto su come si è arrivati a queste quotazioni e come i prezzi potranno evolvere nel prossimo futuro abbiamo parlato con Annachiara Saguatti, senior analyst di Areté, Società esperta di previsioni di prezzo delle materie prime agrifood.
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La guerra in Ucraina e le quotazioni dei prezzi del grano
L'Europa dell'Est è un'area di fondamentale importanza per la produzione di cereali, frumento e mais in primis. L'Ucraina da sola esporta circa un quinto del mais scambiato a livello globale, mentre conta per un 10-12% sulle esportazioni di frumento. Sul fronte del grano anche la Russia è una super potenza, pesando per circa il 17% sul mercato globale.
"La guerra in Ucraina ha avuto pesanti ripercussioni sulla produttività in Ucraina e anche sulla capacità di importare ed esportare materie prime", spiega Saguatti. "I campi di frumento ucraini sono già stati seminati lo scorso autunno, ma oggi gli agricoltori sono in gran parte impossibilitati ad entrare in campo per le operazioni colturali. Non solo a causa dei combattimenti, ma anche perché manca la forza lavoro, il gasolio, i fertilizzanti e anche gli agrofarmaci".
Per il mais la situazione è ancora più complicata. Le semine in quest'area si effettuano intorno ad aprile. Ma ad oggi pensare di entrare in campo con le seminatrici mentre infuria la guerra è davvero poco realistico. Anche perché le ditte sementiere e produttrici di mezzi tecnici sono impossibilitate a rifornire i cerealicoltori ucraini.
"Tutto dipende da come evolverà la guerra nelle prossime settimane. Se in un lasso di tempo breve si arriverà ad un cessate il fuoco e ad una normalizzazione della situazione è possibile che si riesca a salvare la campagna agraria. In caso contrario è probabile che solo una frazione della superficie a mais venga seminata e che il frumento, già oggi in campo, probabilmente non riceverà le cure necessarie. Resta poi l'incognita della mietitura, da effettuare in estate", racconta Saguatti.
Ma non è finita qui. Perché ad influenzare i mercati ci sono anche le difficoltà logistiche nel trasportare la materia prima, oggi stoccata in Ucraina e in Russia, vero i mercati di consumo. L'area del Mar Nero, da dove partono tutte le navi cariche di mais e di grano, è un teatro di guerra con diverse navi che sono già state bombardate. Non entra e non esce nulla dunque. "E le sanzioni internazionali impediscono all'Ue di comprare derrate nei porti gestiti da società russe", sottolinea Saguatti.
Il ruolo della Cina sui mercati internazionali di grano e mais
Lo scorso autunno la Cina ha intensificato gli acquisti sui mercati internazionali di cereali lasciando perplessi non pochi operatori. Oggi qualcuno ipotizza che Pechino sapesse della futura invasione russa dell'Ucraina e legge negli acquisti sui mercati la volontà di accaparrarsi materie prime in vista di una carenza sui mercati internazionali.
"È una lettura che non condivido", spiega Saguatti. "La Cina ha uno storico deficit produttivo e dipende molto dalle produzioni estere. Sono ormai diversi anni che importa ogni genere di commodity agricola per far fronte ad una domanda interna in crescita a fronte di una produzione stagnante o non sufficientemente in aumento. Certo i numeri sugli stock cinesi sono poco trasparenti, ma dai dati che abbiamo risulta che Pechino non ha acquistato una quantità anomala di derrate".
Previsioni di semina e siccità, le incognite sul prezzo del grano
Quale sarà la quotazione del grano nei prossimi mesi? Difficile dirlo, ovviamente, visto che la situazione è in continua evoluzione. Si possono però fare alcune riflessioni. Partiamo dal dato di fatto che le scorte a livello internazionale sono ai minimi storici e che l'Ucraina, probabilmente, quest'anno avrà una scarsa produzione di frumento e ancora di più di mais.
Bisogna quindi guardare ai grandi Paesi produttori, come Nord America, Australia, Europa e Russia. "In Nord America la maggior parte del grano non è stata ancora seminata quindi non sappiamo il livello di produzione potenziale. Se guardiamo però al clima notiamo che perdura una siccità anomala in quella regione che potrebbe compromettere la crescita del frumento, come anche quella del mais", sottolinea Saguatti.
In Europa le semine di grano sono stimate tra stabili ed in leggera riduzione, per una previsione di produzione inferiore rispetto allo scorso anno, mentre tra qualche settimana si avrà un'idea di quelle del mais. In Russia la guerra non dovrebbe avere delle ripercussioni sulla produzione, quanto sull'export, difficile verso i Paesi occidentali. "Ma è probabile che Mosca indirizzi le sue produzioni verso l'Asia". L'Australia (nell'altro emisfero) ha avuto produzioni buone.
"Ad oggi la situazione ci fa pensare che i prezzi di grano e mais rimarranno alti, anche se con possibili ritracciamenti rispetto ai livelli raggiunti in questi ultimi giorni sui mercati finanziari. Tutto però dipende da come evolverà la situazione in Ucraina, da quali saranno le superfici seminate in aree chiave, come il Nord America, e in definitiva da quale sarà l'andamento del clima", conclude Saguatti.