Soldi alla carne in provetta
Fa discutere la decisione presa da Bruxelles di concedere un finanziamento di due milioni di euro per sostenere le attività di aziende che intendono produrre carne realizzata in laboratorio.
Una scelta sulla quale si esprime criticamente Fabio Amendolara sulle pagine de "La Verità" in edicola il 25 ottobre.
La notizia è rimbalzata fra i corridoi del quartiere fieristico milanese affollato in occasione di Tuttofood, la rassegna dedicata al mondo agroalimentare.
Il sostegno finanziario è destinato a due aziende olandesi nell'ambito del programma "React Eu", le cui finalità dovrebbero essere quelle di sostenere i produttori zootecnici in difficoltà in conseguenza dell'emergenza sanitaria.
In questo caso una parte dei fondi finisce a chi vuole creare la carne senza passare dall'allevamento.
Molto decisa la posizione di Coldiretti su questo argomento, dietro al quale si nascondono rilevanti interessi economici e speculazioni internazionali.
Si rischia di sostenere, si legge ancora nell'articolo, un'abile operazione di marketing che punta a modificare stili alimentari fondati sulla qualità e la tradizione.
La strategia messa in campo si muove su due binari: da una parte il sostegno a società che puntano a una concorrenza sleale sul mercato e dall'altra una campagna di demonizzazione della carne ottenuta con metodi naturali.
Progetti che mettono in forse il futuro degli allevamenti, che hanno però un ruolo fondamentale nel preservare paesaggi, territori, tradizioni e cultura, come si legge in conclusione.
Etichette, addio all'origine?
La tutela di molti prodotti made in Italy è a un punto di svolta.
A fine anno scadranno gli obblighi di etichettatura di origine per numerosi prodotti e fra questi il grano, la cui origine deve essere specificata sulla pasta.
Entrata in vigore il 14 febbraio del 2018, ma con formula "sperimentale" e per una durata limitata, l'origine delle materie prime indicata in etichetta rischia ora di sparire.
Eppure, scrive Anna Maria Capparelli sul "Quotidiano del Sud" del 26 ottobre, gli acquisti di pasta con 100% grano italiano sono fortemente cresciute proprio grazie a queste indicazioni in etichetta.
L'Italia, si ricorda nell'articolo, è un importante produttore mondiale di grano, con un quantitativo di 3,85 milioni di tonnellate, ma al contempo è anche uno dei principali importatori.
Il pericolo di perdere l'indicazione dell'origine del grano sulla pasta, dove l'Italia vanta il primato di maggiore produttore, potrebbe essere evitato con una proroga dell'attuale regime di etichettatura.
L'articolo si conclude ricordando che si tratta di uno dei prodotti simbolo dell'Italia, una vera e propria miniera per l'economia del Mezzogiorno, che a ragione può vantare il titolo di granaio d'Italia.
Una fiera per l'agroalimentare
Si sono appena chiusi i cancelli del quartiere fieristico milanese su "Tuttofood" che già si pensa alle prossime occasioni di incontro alle quali si affidano nuovi e ambiziosi traguardi per il settore agroalimentare.
Merito dell'alleanza siglata tra Fiera Milano e Filiera Italia, che raggruppa importanti firme del sistema alimentare italiano.
Gli obiettivi del progetto li espone Luigi Scordamaglia, che di Filiera Italia è consigliere, nell'intervista concessa a Luigi Chiarello per "Italia Oggi" del 27 ottobre.
Al primo posto il raggiungimento dei 100 miliardi di euro di export entro un decennio, meta da raggiungere raccontando sui mercati internazionali cosa c'è dietro a ogni singolo prodotto in termini di sostenibilità, territorio, conoscenza e unicità.
In questo scenario Milano si colloca come cabina di regia per tutte le altre manifestazioni italiane, che esprimeranno cose diverse da "Tuttofood".
Alla domanda sul rapporto tra Milano e Cibus, l'altra importante fiera dell'agroalimentare che si svolge a Parma, Scordamaglia si dice convinto che la manifestazione parmense sia sempre più un'espressione dei prodotti a marchio di origine, una mostra della tipicità positiva italiana, mentre per Milano immagina una fiera che decolla verso un appuntamento internazionale dalla valenza globale.
L'intervista si conclude con una decisa critica alle politiche agricole dell'Unione europea che incomprensibilmente decidono di finanziare le multinazionali del cibo sintetico.
Agricoltura "verticale"
È un lungo articolo di approfondimento sulle fattorie verticali quello che firma Alessia Maccaferri su NovaTech, il dorso de "Il Sole 24 Ore" del 28 ottobre dedicato ai temi dell'innovazione.
L'occasione viene dall'inaugurazione dei laboratori di Planet Farm, la "vertical farm" di 10mila metri quadrati recentemente inaugurata nei pressi di Milano.
Cuore dell'impianto è Gaia, un sistema di monitoraggio della crescita degli ortaggi che genera un flusso di dati grazie ai quali è possibile realizzare un ambiente ideale per le coltivazioni.
Utilizzando queste informazioni è possibile individuare le connessioni fra causa ed effetto dei diversi elementi.
In questo modo sono possibili simulazioni e test i cui risultati trovano applicazione non solo nelle vertical farm, ma possono fornire risposte anche all'agricoltura tradizionale.
Le piante ricevono la luce proveniente da lampade led ad alta efficienza e risparmio energetico, mentre l'acqua di irrigazione e i nutrimenti disciolti non utilizzati vengono riciclati, riducendone il consumo sino al 95%.
La coltivazione è ovviamente possibile per tutto l'anno ed è possibile realizzarla vicino ai luoghi di distribuzione, riducendo il consumo di suolo e i costi e l'impatto dei trasporti.
E' prossima l'apertura di altri due cantieri per impianti produttivi in Lombardia e Piemonte, per poi procedere con la realizzazione di altre due "vertical farm" in Inghilterra e Olanda.
Per ognuno di essi si prevede un investimento di 30 milioni di euro per superficie media coltivata di 20mila metri quadrati dove si prospetta una produzione di tre tonnellate al giorno di prodotti orticoli.
Energie rinnovabili
"Il Sole 24 Ore" del 29 ottobre ospita alcune anticipazioni in tema di energie rinnovabili.
Secondo la tabella di marcia definita dal Ministero per la Transizione Ecologica, guidato da Roberto Cingolani, l'Italia dovrà dotarsi entro il 2030 di 60 giga watt di nuova potenza installata.
Di questi, almeno 43 giga watt saranno provenienti dal fotovoltaico, cosa che può interessare da vicino il mondo agricolo.
In programma è prevista la definizione delle aree idonee e la semplificazione delle autorizzazioni per nuovi impianti e siti esistenti.
Una spinta dovrebbe arrivare dall'ammissibilità dell'agrivoltaico anche grazie al sostegno del Recovery Plan.
Per le altre rinnovabili la nuova potenza in esercizio da qui al 2030 tramite aste sarà pari a tre giga watt, che includono in particolare il biogas.
Per procedere occorre tuttavia attendere la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, attesa entro novembre, dello schema di decreto legislativo che recepisce la direttiva "RedII", con la proroga delle aste Fer 1.
I soldi per l'energia verde
L'agroalimentare vuole essere uno dei protagonisti nell'utilizzo dei fondi del Recovery Plan e in particolare dei 100 miliardi dedicati a digitalizzazione e transizione ecologica.
Lo scrive Alessio Romeo su "Il Sole 24 Ore" del 30 ottobre, per poi precisare che la forte frammentazione dell'agricoltura italiana potrebbe rivelarsi un ostacolo.
Due i capitoli del Piano nazionale di ripresa e resilienza che possono interessare il mondo agroalimentare, quello della digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo al quale è dedicato un budget di 40,29 miliardi. A questo si aggiunge il capitolo della rivoluzione verde e transizione ecologica a quale spetta un ammontare di 59,46 miliardi.
Privilegiata nell'impiego di queste risorse sarà l'agricoltura di precisione con i suoi sistemi di monitoraggio e controllo di mezzi e attrezzature legate ai macchinari connessi.
Per superare i limiti imposti dalla frammentazione dell'agricoltura italiana, si dovranno pensare accordi di filiera attraverso i quali le aziende più grandi potranno farsi carico dell'investimento economico per poi trasferire l'innovazione agli altri protagonisti della filiera.
Sul fronte dell'impatto ambientale, continua l'articolo, l'altra partita si gioca sugli incentivi per ridurre le emissioni degli allevamenti, sostenendo le energie rinnovabili.
Secondo il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, è importante che si investa nella ricerca, nello sviluppo e nell'innovazione scongiurando provvedimenti punitivi, come divieti e tassazioni.
Ritardi da recuperare
Restiamo sulle pagine de "Il Sole 24 Ore" anche il 31 ottobre, apprezzando l'attenzione che questo quotidiano economico riserva al mondo dell'agricoltura.
In questa occasione va segnalato l'articolo firmato da Giorgio dell'Orefice che punta il dito sull'assenza del Ministero delle Politiche agricole nell'applicazione del Piano di ripresa e resilienza sebbene siano numerosi i target che coinvolgono da vicino la struttura guidata da Stefano Patuanelli.
L'articolo segnala come finora nelle riunioni preparatorie sul Pnrr a Palazzo Chigi il Ministero delle Politiche Agricole non sia ancora stato coinvolto.
Colpisce anche che presso il Dicastero Agricolo non sia ancora istituita la struttura di missione, che rappresenta il tavolo tecnico che ogni ministero è tenuto a predisporre per la programmazione, il monitoraggio e il controllo sul Pnrr.
I tempi sono stretti visto che la partita si deve concludere entro il 31 dicembre e in ballo ci sono 6,8 miliardi di euro destinati all'adeguamento delle strutture irrigue, alle energie rinnovabili, allo sviluppo della filiera del biogas e del biometano.
A queste si aggiungono la realizzazione di un parco agrisolare, lo sviluppo della logistica per la movimentazione dei prodotti agroalimentari, gli investimenti per la meccanizzazione e il capitolo sui contratti di filiera.
A complicare il quadro, alcuni contrasti emersi sulle tipologie di intervento, in particolare per la realizzazione di pannelli fotovoltaici a terra.
Critiche stanno emergendo anche sul capitolo dell'innovazione e della meccanizzazione, per l'esiguità delle risorse destinate a questo settore.
L'articolo si conclude ricordando l'urgenza di passare alla fase attuativa delle varie iniziative, evitando di perdere tempo.
Agriturismi, soldi in vista
A proposito di Pnrr, "Il Resto del Carlino" del primo novembre ricorda che all'articolo uno del decreto legge è previsto un credito d'imposta e un contributo a fondo perduto per le imprese turistiche e alberghiere, comprese quelle agrituristiche.
Attenzione però alle reali disponibilità economiche, perché gli incentivi saranno erogati sino a esaurimento delle risorse, secondo l'ordine cronologico delle domande.
Chi potrà rientrare fra questi benefici, avrà la possibilità di ottenere un credito di imposta per gli interventi di efficienza energetica e riqualificazione antisismica.
Per questi stessi interventi è previsto un contributo a fondo perduto dell'importo massimo di 40mila euro, che può arrivare a 70mila euro in particolari casi come l'introduzione di sistemi digitali o quando l'impresa è condotta da donne o da giovani.
A disposizione, come ricorda Davide Gaeta che firma l'articolo, ci sono anche cento milioni di euro destinati a fornire garanzie per i finanziamenti.
Ora non resta che attendere il completamento dell'iter legislativo con il quale questi sostegni verranno erogati.
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