Un "oh!" di meraviglia viene sempre pronunciato da tutti coloro che, percorrendo l'ex Ss 265 in provincia di Caserta verso Sant'Agata de' Goti, oltrepassano i Ponti della Valle volgendo lo sguardo agli archi del viadotto. Questa esclamazione di stupore, alla quale feci anch'io ricorso tanti anni fa, è naturale di fronte a tanta maestosità inaspettata. Infatti i Ponti della Valle appaiono all'improvviso, superata una curva, e coloro che percorrono la strada in macchina o su una due ruote, sono colpiti dall'imponenza dei tre ordini di arcate sovrapposte che caratterizzano il monumentale viadotto lungo più di 500 metri che collega il Monte Longano da una parte con il Monte Garzano dall'altra nel comune di Valle di Maddaloni.
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Nel 1826, nella "Platea de' fondi, beni e rendite che costituiscono l'amministrazione del Real Sito" Antonio Sancio, amministratore dello Stato di Caserta, così scriveva: "Il Reale Acquedotto Carolino è una delle opere più singolari ch'esistono in Europa. Noi ne andiamo debitori al re Carlo III che la intraprese e la condusse quasi a fine. Né possiamo frodare di una giusta lode l'architetto Vanvitelli, che con un genio sublime ed ardimentoso superò tutti gli ostacoli e fece veder realizzare le idee del gran principe".
L'Acquedotto Carolino con il suo condotto lungo 38 chilometri, largo 1.20 metri e alto 1.30 metri, trasporta ancora oggi l'acqua, attraversando le province di Benevento e di Caserta, dalla sorgente del Fizzo o Sfizzo alle falde del Monte Taburno nel comune di Airola fino alla cascata del Parco della Reggia di Caserta. Il condotto è segnalato da 67 torrini, costruzioni a pianta quadrata e copertura piramidale, con la funzione di sfiatatoi o di accesso per l'ispezione, visibili nel susseguirsi di paesaggi montani e collinari fino alla pianura di terra di lavoro.
I Ponti della Valle colpiscono per l'imponenza dei tre ordini di arcate sovrapposte
(Fonte foto: Addolorata Ines Peduto - Pubblici Giardini)
I Ponti della Valle sono la parte non interrata del condotto progettato dall'architetto Luigi Vanvitelli per superare la grande vallata tra i due monti succitati e raggiungere la Reggia di Caserta. Sulla destra dei ponti un obelisco ossario ricorda una delle battaglie decisive nello scontro tra i volontari garibaldini e l'esercito del Regno delle Due Sicilie, la battaglia del Volturno, che vide coinvolte le città di Capua, Caiazzo e Maddaloni e la vallata su cui sorgono i ponti.
Le passeggiate organizzate per visitare i ponti, capolavoro di architettura e ingegneria idraulica, partono dall'obelisco triangolare con una breve descrizione dell'Acquedotto Carolino e della sua realizzazione e proseguono per una strada asfaltata in leggera salita, che richiede scarpe comode, e porta fino al camminamento superiore dei ponti.
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La strada è in ombra per un primo tratto grazie ad alcuni platani che nel periodo estivo regalano ombra in abbondanza e prosegue lasciando man mano spazio alla luce del sole, per la mancanza di alberi alti, ed è pertanto consigliabile indossare un cappello e avere una borraccia d'acqua con sé nel periodo estivo.
Proseguire lentamente è importante per osservare con uno sguardo più attento la natura circostante costituita da erbacee e arbusti che crescono ai bordi della strada che procede con qualche curva per un chilometro. Tanti sono i ciclamini (Cyclamen sp.) che fanno capolino nei tratti ombrosi del nostro cammino.
Pulmonaria apennina
(Fonte foto: Addolorata Ines Peduto - Pubblici Giardini)
Dal mese di marzo al mese di maggio si incontrano macchie compatte di un bel verde brillante donati da un'erbacea, descritta in tempi recenti, chiamata comunemente polmonaria degli Appennini (Pulmonaria apennina) perché endemica dell'Appennino in una fascia altitudinale sia pianeggiante che collinare e montana. Il suo asse fiorale allungato porta una fioritura che va dal blu violetto al celeste e le foglioline, pelose e morbide, sono portate da rami ascendenti che si allungano da 10 a 40 centimetri.
Questa erbacea appartiene alla famiglia delle Borraginaceae alla quale appartiene un'altra erbacea dai fiori dal colore blu violetto e celeste presente spontanea negli incolti, la borragine (Borago officinalis), della quale utilizziamo le foglie dal gusto amaro nelle minestre mentre i fiori in cucina sono utilizzati come decorazione.
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Salendo troviamo qua e là rami di biancospino (Crataegus sp) che sporgendo sulla strada ci regalano mazzolini di fiori bianchi in primavera e frutti rosso vivo nel periodo autunnale.
Arrivati alla fine della strada si può osservare da vicino uno dei 67 torrini, il torrino numero 50, e se si è accompagnati e autorizzati si percorre anche il camminamento superiore dei ponti dopo aver aperto il cancello d'ingresso. A questo punto, da un'altezza di circa 60 metri, i nostri occhi sono catturati da un paesaggio che racconta con le sue montagne, colline, pianure, coltivazioni, ruderi, strade, insediamenti abitativi e industriali ben due province. Nei prossimi mesi sono sicura che potranno nuovamente riprendere le visite guidate organizzate dalla Reggia di Caserta e dalle associazioni del territorio in collaborazione con il Comune di Valle di Maddaloni, la Pro Loco di Valle e la Protezione Civile attenendosi alla normativa vigente a seguito della pandemia.
A cura di Addolorata Ines Peduto, socia dell'Associazione Pubblici Giardini, Delegazione Regione Campania
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