Gli agricoltori italiani stanno fronteggiando una situazione di grave crisi. La più nera che l'Italia ricordi dal Dopoguerra ad oggi. Bisogna produrre cibo per un paese in quarantena, affrontando la mancanza di manodopera, una supply chain rallentata e un mercato che in certi casi tenta di speculare sui prezzi.

La parola d'ordine è resistere. Fare bene il proprio lavoro e assicurare cibo per tutti. Una missione condivisa dagli agricoltori del resto d'Europa, ognuno dei quali deve affrontare sfide simili a quelle che tormentano gli agricoltori italiani.

In Olanda ad esempio il fiorente settore dei fiori recisi è crollato, un crack simile a quello del florovivaismo italiano. Gli allevatori irlandesi devono fronteggiare una pesante contrazione della domanda di latte e di carne, come in Italia. Mentre in Germania la produzione nazionale di patate, salsicce e uova riesce a tenere a bada (per ora) gli appetiti delle famiglie tedesche rimaste a casa. A raccogliere le storie dei farmer europei ci ha pensato Ag-press.eu, un network europeo, promosso dalla Commissione Ue, che mette in relazione professionisti del mondo della agro-comunicazione.
 

L'Irlanda alle prese con il crollo di export e consumi

La Repubblica d'Irlanda è una piccola potenza nel campo della zootecnia. Grazie ai verdi pascoli è in grado di produrre latte (250 milioni di litri alla settimana) e carne in gran parte avviati verso l'esportazione. Ma come riporta Farmers Journal la pandemia da coronavirus ha messo in crisi il settore.

La richiesta di carne si è contratta, ad esempio a causa della chiusura degli store McDonald's. E anche le esportazioni, che normalmente assorbono il 90% della produzione, non vanno meglio. La produzione di latte per ora viene avviata alla trasformazione (formaggio e latte in polvere) ma gli allevatori guardano con timore alla distruzione di latte in Uk e Usa.

Il lavoro in stalla è diventato più complicato, dovendo mantenere le distanze di sicurezza, indossare mascherine ed evitare il contatto umano. La stessa situazione raccontata ad esempio da John Campe, veterinario belga, che nella foto di seguito sta eseguendo il taglio cesario ad una vacca e spiega quanto sia difficile rispettare le distanze di sicurezza con il proprietario della fattoria mentre si opera un animale.
 
John Campe, veterinario belga, al lavoro in un allevamento fiammingo
John Campe, veterinario belga, al lavoro in un allevamento fiammingo
(Fonte Foto: John Campe)


In Germania è boom di patate, uova e salsicce

Nella Repubblica federale tedesca le cose sembrano andare meglio, almeno per quanto riposta il giornale Herd Und Hof. A causa del lockdown le famiglie tedesche, che ora cucinano a casa, hanno aumentato gli acquisti di patate, il piatto nazionale. La catena di approvvigionamento è sotto stress, ma per ora sembra reggere, anche grazie agli ottimi raccolti dello scorso anno.

Lo stesso vale per uova e salsicce, le cui richieste sono aumentate. Il settore nazionale è tuttavia ben strutturato e sembra riuscire a stare dietro alla domanda e anche i prezzi non sono segnalati in rialzo. Leggermente all'insù sono invece le quotazioni di mele, pere e in generale di frutta e ortaggi, spesso di importazione. In generale si registra un incremento dei prezzi dei prodotti freschi del 5,6%.
 

Malta teme il protrarsi del lockdown

Un'isola felice, in tutti i sensi, è Malta, dove non ci sono stati morti a causa di Covid-19. Anche qui tuttavia le persone devono restare a casa, tranne gli agricoltori che possono continuare a lavorare. Ma la terra arabile disponibile sull'isola è scarsa e il paese si approvvigiona di derrate alimentari dall'estero.

Per ora non ci sono stati grossi contraccolpi, ma il timore è che il protrarsi delle misure restrittive a livello internazionale possa influire sulla capacità dell'isola di approvvigionarsi di cibo. Il paese infatti importa molti prodotti dall'Italia e il Governo guarda con preoccupazione alla mancanza di manodopera nel nostro paese che potrebbe portare ad una scarsità di prodotti sui banchi dei supermercati maltesi.
 

E così il Governo ha invitato allevatori e agricoltori ad incrementare le produzioni, mentre questi stanno cercando nuove vie di vendita dei prodotti locali, richiesti dalla popolazione ma resi inaccessibili dalla chiusura di mercati e bancarelle. Si è passati allora al porta a porta, agli ordini online e al delivery.
 

I floricoltori olandesi disperati per il lockdown

Se il settore florovivaistico italiano è in ginocchio, quello olandese è disperato. I Paesi Bassi sono i primi produttori in Europa e la quarantena da coronavirus ha di fatto azzerato le vendite. E così molta della produzione va al macero o viene regalata ai sanitari che lavorano negli ospedali, come racconta Wim van Gruisen, giornalista di Agrio.

L'Olanda è il primo paese in Europa per esportazioni agroalimentari e le limitazioni agli spostamenti, anche transfrontalieri, hanno creato non pochi problemi alle aziende locali. Il prezzo dei prodotti agricoli sta scendendo e gli agricoltori sono preoccupati.

I grower che hanno i propri negozi di prossimità reggono l'urto, mentre chi riforniva il canale Horeca è in crisi. L'altro grande problema è la manodopera, solitamente proveniente dall'Est Europa, impiegata nelle serre o negli allevamenti. Se la mancanza di personale non viene risolta, fanno sapere, i problemi non potranno che crescere.
 

Una sola richiesta: più aiuti e più Europa

Le richieste provenienti dagli agricoltori di tutta Europa sono simili a quelle italiane: serve un maggior coordinamento a livello europeo sia nell'affrontare la crisi sanitaria sia nella gestione dei flussi di merci e di lavoratori. Vengono poi chiesti aiuti a livello nazionale per quanto riguarda l'accesso al credito e il pagamento degli aiuti diretti Pac.