Italia e Cina hanno siglato l'accordo per la Nuova Via della Seta, un Memorandum of Understanding composto da 29 punti (su 50 inizialmente previsti, poi ridimensionati), che comprende anche il settore agroalimentare.
Le 29 intese fra Italia e Cina sono state firmate in occasione della visita del presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping a Roma.
Il potenziale dell'intesa potrebbe generare interesse per 2,5-5 miliardi di euro, ma secondo il vicepremier Luigi Di Maio gli interessi economici potrebbero sviluppare un giro d'affari fino a 20 miliardi di euro.

Nello specifico, nell'ambito agroalimentare oltre al piano di azione sulla collaborazione sanitaria, Italia e Cina hanno stretto un accordo in tema di ispezione, quarantena e requisiti minimi per l'esportazione di carne suina congelata verso Pechino. Inoltre, è stato siglato un gemellaggio tra l’Associazione per il patrimonio dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato e il Comitato di gestione per il patrimonio dei Terrazzamenti del Riso di Honghe Hani dello Yunnan.

È stato siglato anche un protocollo sui requisiti fitosanitari per l'esportazione di agrumi freschi dall'Italia alla Cina. In ambito zootecnico, sono stati definiti i requisiti sanitari per l'esportazione di seme bovino dall'Italia.
Ma fra gli accordi che potranno avere ricadute positive su entrambi i sistemi agroalimentari rientrano anche quelli legati alla promozione della collaborazione tra startup innovative e tecnologiche e sul turismo (competenza connessa al ministero delle Politiche agricole).
 

I valori dell'import-export agroalimentare

Nell'ultimo anno - secondo l'Ufficio studi di Cia-agricoltori italiani - i prodotti agroalimentari made in Italy esportati in Cina hanno toccato i 440 milioni di euro, mentre l'import di cibo e bevande dalla Cina ha toccato quota 595 milioni di euro. L'interscambio commerciale agroalimentare Italia-Cina, quindi, si è chiuso a favore di Pechino per una valore di 154,5 milioni di euro nel 2018.
Dal 2010 ad oggi - secondo la Cia - l'incremento delle esportazioni ha più che quintuplicato quello delle importazioni. Infatti, fatto cento il valore di entrambi i flussi commerciali, mentre gli arrivi da Pechino sono aumentati del 19%, le vendite estere sono cresciute del 129%.
 

Vino primo prodotto italiano (in valore)

Con un valore di 127 milioni di euro nel 2018, è il vino il prodotto made in Italy più esportato in Cina, spinto soprattutto dalle bollicine (Fonte: Ufficio studi Cia-agricoltori italiani).

Il vino incide per un terzo sull'export complessivo (29%), tanto che l'Italia è diventata il quinto fornitore di vino in Cina. Seguono a distanza, nelle esportazioni verso Pechino, il comparto lattiero-caseario (33 milioni di euro) e l'olio d'oliva (27 milioni), che insieme valgono circa il 15% dell'export agroalimentare italiano in Cina.
 

Centinaio soddisfatto

"Sono molto soddisfatto del lavoro diplomatico svolto in questi mesi - ha commentato il ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio -. La firma di questo protocollo rappresenta un passo in avanti importante che apre nuovi scenari per la nostra agricoltura portando alcune produzioni di eccellenza sui mercati cinesi". Il protocollo, secondo Centinaio, "rafforza la collaborazione strategica nel settore agricolo e si inserisce in un più ampio quadro di relazioni tra i nostri paesi; l'obiettivo comune è continuare a garantire una collaborazione sempre maggiore, anche in relazione ai sistemi di controllo della qualità, tracciabilità e trasparenza".
 

Ministro Grillo promuove accordo

Il ministro della Salute, Giulia Grillo, si è detta "molto fiduciosa che all'accordo sulle esportazioni di carni suine, a lungo atteso dai nostri produttori, faranno presto seguito ulteriori intese riguardanti altri settori, altrettanto auspicati dai produttori di carne del nostro paese".
 

Scordamaglia: "Italia partner ideale della Cina"

"La Cina rappresenta per il settore agroalimentare italiano una meta a cui guardare con interesse", ha detto Luigi Scordamaglia, presidente di Filiera Italia, specificando che i vantaggi possono essere reciproci.
"Se la Cina con il National programme for food and nutrition development ha lanciato un piano di sviluppo (2014-2020) e consapevolezza per una popolazione più sana e una produzione alimentare più sostenibile e sicura, l'Italia non può che essere il partner ideale per l'attuazione di questo progetto - ha assicurato -. Abbiamo le migliori tecnologie al mondo di georeferenziazione, di precision farming e di agricoltura satellitare; come Filiera Italia siamo pronti a mettere le nostre conoscenze a disposizione della Cina per sviluppare localmente gli obiettivi a cui il programma fa riferimento".
 

Coldiretti: "Ora varco per mele e pere italiane"

Se l'intesa fra Italia e Cina può essere giudicata positivamente, Coldiretti mette in guardia su alcuni punti sui quali è auspicabile accelerare. L'export agroalimentare italiano, infatti, si scontra spesso con barriere non tariffarie che dovrebbero essere eliminate. 
"A frenare le spedizioni agroalimentari made in Italy sono le barriere tecniche ancora presenti per le produzioni nazionali, che bloccano ad esempio le spedizioni di mele e le pere italiane nel paese asiatico - spiega la Coldiretti -. La Cina frappone ostacoli per motivi fitosanitari e chiede assicurazioni sull'assenza di patogeni frutticoli (insetti o malattie) non presenti sul proprio territorio con estenuanti negoziati e dossier che durano anni e che affrontano un prodotto alla volta".

"L'aspetto paradossale di questa vicenda è che mentre i prodotti italiani sono bloccati, la Cina può esportare nella penisola pere e mele, ma in Italia si è anche verificata una vera invasione di pericolosi insetti alieni dannosi alle coltivazioni arrivati, più o meno direttamente, dalla Cina: dal moscerino dagli occhi rossi (Drosophila suzukii) al cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus) fino alla cimice asiatica (Halyomorpha halys), che stanno mettendo in ginocchio i produttori italiani, per la mancanza di nemici naturali".