Gli ex consorzi di bonifica e irrigazione della Puglia commissariati, confluiti tutti nel Consorzio di bonifica e irrigazione Puglia Centro-Sud, molto presto dovrebbero poter finalmente disporre del completamento delle norme sull’autogoverno che li riguardano, conservando per sé la funzione irrigua con il definitivo allontanamento di una possibile gestione da parte Acquedotto Pugliese. Verrebbe così scongiurata così l’imposizione dell’Iva al 10% sull’acqua irrigua.

Il condizionale è quanto mai d’obbligo, poiché nella commissione Sviluppo economico e agricoltura del Consiglio regionale della regione Puglia, che pure il 19 novembre scorso ha approvato il testo del disegno di legge n. 1050, d’iniziativa dal presidente della commissione Donato Pentassuglia, e contenente le modifiche alla legge regionale n.1/2017 “Norme straordinarie in materia di Consorzi di bonifica commissariati”, si è consumato uno scontro politico che ha diviso sia le forze di maggioranza che di opposizione. Presente alla discussione ed approvazione del testo normativo – che deve ora passare all’esame dell’aula - l’assessore alle Risorse agricole ed agroalimentari Leonardo di Gioia, che ha auspicato la conclusione dell’iter legislativo entro fine anno. Questo perché è necessario fermare in tempo quanto previsto dalle norme vigenti: il possibile trasferimento di funzioni irrigue in capo ad Aqp.

E la tensione resta alta, con Coldiretti Puglia sul piede di guerra: l'organizzazione il 26 novembre ha tenuto un’iniziativa sul tema della riforma dei consorzi di bonifica, presente il direttore dell’Associazione nazionale consorzi gestione e tutela del territorio ed acque irrigue, Massimo Gargano. Poiché il testo vigente della legge n. 1/2017 - ai sensi del vigente articolo 9 - dispone che entro il termine del 1° dicembre prossimo la Giunta regionale verifichi il rispetto dei criteri di economicità, di equilibrio finanziario, di efficienza nei servizi resi ai consorziati della Sezione irrigazione ed acquedotti rurali del Consorzio di bonifica Puglia Centro-Sud ed il raggiungimento degli obiettivi assegnati. Qualora la valutazione dell’attività sia negativa la giunta, acquisito il parere della Commissione consiliare agricoltura, dovrebbe procedere alla cessazione delle funzioni della Sezione irrigazione ed acquedotti rurali ed al loro trasferimento ad Aqp.

In pratica l’articolo 9 vigente si presenta come una sorta di bomba ad orologeria da disinnescare con le modifiche votate in Commissione, che potrebbero però – in una sorta di disperata corsa contro il tempo - giungere tardi. E Coldiretti teme che tale situazione possa portare ad un “caos pilotato” - titolo dato all'incontro del 26 novembre - per giustificare una volta di più l’ingresso sulla scena della gestione irrigua pugliese di Aqp.

I lavori della Commissione Sviluppo economico e Agricoltura
La Commissione Sviluppo economico e agricoltura, presieduta da Pentassuglia, ha approvato a maggioranza, con il voto contrario dei consiglieri di maggioranza Enzo Colonna e Fabiano Amati, la proposta di legge contenente le modifiche alla legge regionale 1/2017. Con le modifiche apportate, si legge nella relazione del proponente, "si vuole uniformare la gestione della risorsa idrica, gestita dai Consorzi commissariati, alla tipologia di gestione adottata dalle altre regioni italiane che, di fatto, mette in capo agli agricoltori la responsabilità di autogoverno". Tale obiettivo si raggiunge con la riscrittura dell’articolo 8 della legge n. 1/2017 che prevede nel testo proposto in commissione le consulte distrettuali e la suddivisione del territorio del Consorzio Puglia Centro-Sud in quattro distretti omogenei “sia per condizioni oggettive che per ragioni colturali”.

Inoltre il testo di modifica proposto mira ad evitare che in tempi brevi la distribuzione della risorsa acqua irrigua ricada in logiche e trattamento fiscale di natura commerciale. Infatti l’aliquota Iva applicata sull’acqua è del 10% e le utenze irrigue ne sono esentate solo quando il servizio irriguo è gestito in forma consortile, come previsto dal comma 27-sexies dell’articolo 10 del Decreto del presidente della Repubblica del 26 ottobre 1972 n. 633. La modifica dell’articolo 9 della legge 1/2018 fa sì che venga meno il passaggio delle funzioni irrigue ad Aqp - una società pubblica – che farebbe scattare automaticamente l’imposta sul valore aggiunto, poiché l’acqua come bene in sé non è esente.

Tali modifiche sono state approvate dalla Commissione, con il forte dissenso dei consiglieri di maggioranza Colonna e Amati, i quali hanno chiesto di approfondire il tema prima di giungere alla discussione in aula della proposta di legge. "Il loro dissenso scaturisce dal principio che l'autogoverno dei Consorzi di bonifica, da parte dei proprietari di immobili compresi nel loro perimetro, non può significare che la regione Puglia, con le tasse dei cittadini, continui a farsi carico dei costi di gestione di questi enti, perché è proprio questo lo schema che ha condotto al disastro a cui, con la legge di riforma approvata quasi due anni fa, si è cercato di rimediare" è scritto in una nota del Consiglio regionale.

Secondo Colonna e Amati, viene meno anche la sanzione contro la cattiva gestione dei Consorzi contenuta nella legge vigente, che prevede il passaggio delle funzioni irrigue ad Aqp, nel caso, al primo dicembre 2018, la "giunta regionale dovesse verificare il mancato ‘rispetto dei criteri di economicità, di equilibrio finanziario, di efficienza nei servizi resi ai consorziati', in riferimento agli obiettivi definiti dalla stessa legge" continua la nota.

Per l'assessore di Gioia la proposta di modifica alla norma regionale vigente è invece "Da considerare una soluzione volta a por fine alla situazione debitoria dei Consorzi commissariati, tanto più se si considera che le ragioni della riforma sono ancora tutte vive e che a distanza di quasi due anni dall'approvazione gli adempimenti propedeutici sono stati fatti tutti" è scritto nella nota del Consiglio. È necessario, quindi, per l'assessore, sostenere tali modifiche e chiudere il tema entro l'anno perché è quanto sta a cuore ai pugliesi.

Di proposta di buon senso e di un ulteriore prova di fiducia nei confronti dei Consorzi ha parlato il consigliere Ruggiero Mennea (Pd). Favorevolmente si sono espressi anche i consiglieri di opposizione Cristian Casili (M5S) e Domenico Damascelli (Fi).
 

La posizione di Coldiretti Puglia

Dura la reazione di Coldiretti Puglia, posta di fronte allo spaccarsi della maggioranza proprio sulla proposta di modifica della legge 1/2017 e che il 26 novembre a Bari ha tenuto un incontro sul tema.
"Mischiare le carte in tavola, creando artatamente confusione tra il pagamento del contributo di bonifica che attiene esclusivamente le opere di manutenzione, ed il pagamento del costo dell'acqua, serve ad approcciare strumentalmente un tema che grava sulle spalle degli agricoltori che pagano sia la bonifica che l'acqua. Affermare che il passaggio dell'acqua ad Aqp farà risparmiare i cittadini pugliesi è privo di fondamento, considerato che gli agricoltori, cittadini pugliesi che l'acqua la pagano regolarmente e già profumatamente, avranno l'aggravio del 10% di Iva in più sulle bollette, come già avviene per chi si approvvigiona dai pozzi attraverso l'Arif - afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, che sottolinea come - gli stessi agricoltori/cittadini pugliesi sono, tra l'altro, chiamati a pagare gli oneri di contribuenza per le attività di manutenzione ordinaria, di cui beneficiano gratis gli urbani, senza che queste attività siano realmente effettuate".

Il presidente di Coldiretti Puglia, in merito al debito che i Consorzi avevano messo su in passato – 265 milioni, e 145 dei quali nelle mani della gestione commissariale – ironizza: "Non sparirà certamente d'incanto passando la gestione dell'acqua dai consorzi ad Aqp, perché ormai è stato accumulato nei quasi 20 anni di gestione commissariale e attiene esclusivamente la bonifica, non ha nulla a che fare con la gestione irrigua. Tra l'altro, il debito non è stato creato dagli agricoltori, piuttosto dal lungo commissariamento dei quattro Consorzi Arneo, Ugento Li Foggi, Stornara e Tara e Terre d'Apulia che si stanno fondendo nel Consorzio di bonifica del Centro-Sud che, in grave crisi economico-finanziaria, non sono stati più in grado di garantire la vitale attività di manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio".

"Per regolarizzare i debiti pregressi dei singoli Consorzi in fase di fusione e soppressione, l'intervento finanziario della regione appare indispensabile, atteso che infrastrutture e impianti non sono di proprietà dei Consorzi, e non possono in alcun modo ricadere sui consorziati, che non hanno contribuito alla gestione negli ultimi 20 anni, oneri creati da gestioni commissariali e quindi da amministratori nominati dalla regione, che avrebbero dovuto operare nel rispetto di indirizzi regionali" ha precisato il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti.

Inoltre, per quanto riguarda le cosiddette anticipazioni, è stato ricordato che la regione, con legge 4/2003, impose ai Consorzi la sospensione dell'emissione dei ruoli di contribuenza disponendo, al contempo, che alla relativa copertura avrebbe provveduto la regione stessa destinando le relative risorse in sede di bilancio.

"Chiediamo che alle promesse seguano i fatti, così come più volte anticipato dal presidente Michele Emiliano e dall'assessore all'Agricoltura di Gioia, affinché venga riconsegnata l'attività del Consorzio di bonifica del Centro-Sud all'autogoverno del mondo agricolo entro la fine dell'anno – ha concluso il direttore Corsetti - stanziando risorse per fronteggiare la debitoria pregressa per 5 anni, coprendo le spese di personale che andrà riorganizzato e meglio qualificato e riavviando così le manutenzioni. Auspicando che il più volte rievocato Patto per il Sud sia effettivamente utile allo scopo, chiediamo che quanto annunciato, non da ultimo anche al convegno alla Fiera del Levante dall'assessore di Gioia, si concretizzi e che dei 50 milioni del Patto per la Puglia, vadano al Consorzio di bonifica del Centro-Sud 14 milioni per opere di manutenzione ordinaria e straordinaria".
 

La posizione dell’Anbi: bonifica e irrigazione binomio non scindibile

Il direttore di Anbi nazionale, Massimo Gargano, ha tenuto a sottolineare che "non è percorribile la soluzione proposta di ripartire le competenze della bonifica integrale tra istituzioni diverse quale il Consorzio di bonifica e l'Aqp, separando la bonifica idraulica ossia la regolazione delle acque che verrebbe affidata al Consorzio, dalla gestione e utilizzazione delle stesse risorse idriche che verrebbe affidata all'Aqp. Si ricorda che sul territorio spesso i canali assolvono, sia pure in tempi diversi, la duplice funzione di scolo e di adduzione a fini irrigui. L'integralità rappresenta una felice intuizione del legislatore del 1933, che viene costantemente riconosciuta come indispensabile e riproposta in tutte le regioni nelle leggi per il settore della bonifica".
Per Gargano si sono consolidate nel tempo "nuove ed inevitabili esigenze di manutenzioni ordinarie e straordinarie delle opere pubbliche di bonifica che non possono e non debbono essere scaricate sugli utenti, i quali hanno, loro malgrado, subito nell'ultimo decennio innumerevoli danni per mancata manutenzione e oggi non possono soggiacere agli effetti di percorsi legislativi impraticabili e deleteri".