Se Coldiretti e Federolio concludono nei giorni scorsi un contratto di filiera sull'olio extravergine di oliva per un prezzo base all’origine di 4 euro al chilogrammo, è pur vero che in giro per l’Italia ci sono tanti prezzi per questa materia grassa pregiata ed importante per l’economia agricola di tanti territori italiani, ed in particolare di una regione: la Puglia. E sullo sfondo c’è l’indice dei prezzi alla produzione dell’Ismea crollato in dodici mesi e, secondo il quale, mediamente l’olio italiano all’origine ha perso il 31% del suo valore tra maggio 2017 e lo stesso mese di quest’anno. Al tempo stesso si segnala una ripresa delle quotazioni a partire da giugno, forse anche influenzate delle previsioni di un raccolto 2018 scarso. Forse c’è anche questo motivo alla base della forte contestazione dell’accordo partita da Gennaro Sicolo, presidente del Consorzio nazionale degli olivicoltori.
 

I prezzi sulle piazze di riferimento Ismea

Per l’extravergine in Puglia, dove è localizzata la metà della produzione nazionale, per gli oli non a denominazione Ismea rileva a Bari il 25 giugno 2018, per un prodotto non specificato 4,15 euro/Kg di prezzo all’origine  alle condizioni di franco azienda. Sempre a Bari, e nello stesso giorno, altra produzione non specificata è rilevata a 4,30 al chilogrammo e con prezzo in aumento del 2,4% sulla settimana precedente.

Tra gli extravergini Dop a denominazione Ismea rileva a Bari il Terra di Bari Dop: 4,15 euro al chilogrammo, stesso prezzo dell’olio non specificato di valore commerciale minore. Il Terra di Bari, con quasi 2500 tonnellate di produzione annua, è il secondo olio a denominazione d’Italia per produzione dopo il Toscano Igp.

A Foggia, il 28 giugno Ismea rileva un prezzo all’origine di 4,20 euro al chilogrammo, in crescita del 3,7% sulla settimana precedente per l’olio extravergine di olive non specificato di valore più basso, quello di prezzo più elevato quota a 4,30 euro con una quotazione in crescita del 2,4% sulla settimana precedente, mentre il Dauno (senza esplicito riferimento alla Dop) è rilevato a 4,25 euro con un incremento del 3% sul periodo precedente. A Lecce, ultima rilevazione del 21 giugno, il prezzo all’origine riportato da Ismea è di 3,65 euro al chilo.
 

Lo scenario

In Italia nel 2017 si sono prodotte 429mila tonnellate di olio da pressione – secondo elaborazioni dell’Ismea su dati Istat, annata più carica della 2016, che si era attestata a sole 182mila tonnellate. La maggiore disponibilità di extravergine nazionale può aver inciso sui prezzi degli ultimi 12 mesi: ma è pur vero che l’import di olio di oliva è ormai una costante dell’economia italiana. Ismea calcola che nelle ultime quattro annate agrarie, a fronte di una produzione nazionale di olio da 328mila tonnellate di olio, della quale oltre il 51% concentrata in Puglia, l’Italia abbia importato qualcosa come 588mila tonnellate di olio. E i prezzi dei principali competitor - Spagna, Grecia, Tunisia e Portogallo - si sono tenuti mediamente più bassi di quelli della produzione italiana.

Questo rende il prezzo italiano all’origine molto esposto alla concorrenza internazionale, a fronte di una produzione primaria molto frammentata e poco competitiva al punto che nella scheda di settore dell’Ismea sul settore olivicolo oleario pubblicata a giugno 2018 è scritto: “Delle 825mila aziende olivicole presenti in Italia, solo il 37% risultano essere in grado di sostenere la competitività del mercato”.

Paradossalmente difendono meglio il reddito agricolo le imprese olivicole impegnate nelle Dop. Infatti, nella scheda di settore per l’olio, pubblicata a giugno 2018 da Ismea, è scritto “Non sempre il prodotto Dop riesce a spuntare un premium price. Ma è anche vero che secondo Ismea “Quella della Dop è una filiera mediamente più integrata rispetto a quella dell’olio extra di massa. In molti casi, quindi, origine e ingrosso coincidono e permettono all’azienda produttrice  di ottenere margini più ampi. Al netto di questa fascia ristretta, c’è l’olio extravergine di massa, dove le aziende agricole sono più esposte alla concorrenza internazionale.