Lo shopping del futuro coniuga e-commerce e negozi di prossimità. Negozi fisici e digitali sono alla base di un matrimonio che sarà celebrato con l'aiuto di pagamenti veloci e tracciabili. La strategia sarà, ancora di più, quella del cliente al centro della vendita.
E l'agroalimentare, che oggi pesa per il 16% del totale del mercato, è uno dei settori trainanti insieme a quello della moda.

Sono queste alcune tendenze delineate nel corso del secondo Retail summit, organizzato nei giorni scorsi da Confimprese, EY e Food a Stresa.

Non si avrà più, dunque, la netta separazione fra online e offline, ma si assisterà sempre di più ad una convergenza strategica che, soprattutto nel caso italiano, sembra essere imprescindibile. Lo smartphone in moltissimi casi è l'inizio di un percorso di ricerca personalizzato, che termina con l'acquisto e il ritiro in negozio oppure, altra opzione è crescente, con la consegna del pacco a casa o in ufficio.
Secondo le elaborazioni di Confimprese, il 60% dei consumatori controlla i prodotti online, prima di recarsi nei punti vendita. Negli Stati Uniti tale operazione è effettuata dall'83% dei consumatori, percentuale che sale al 90% nel Regno Unito.
Parallelamente, sono diminuite del 4,7% le visite fisiche nei punti vendita tradizionali, contro un calo del 6,2% nei centri commerciali, che stanno attraversando una fase di maggiore sofferenza.

Nel 2017 si prevede l'apertura di 318 negozi nel settore del food, con un'occupazione pari a 4.749 addetti. Nel 2018, invece, si stimano nel commercio retail 2mila nuove aperture e 20mila nuovi posti di lavoro.
Questo non significa una rinascita dei negozi di prossimità, con un ritorno ai valori di dieci o quindici anni fa (in base ai dati Istat il commercio ha perso 90mila attività). Tuttavia, si assiste sempre di più al fenomeno di brand che diventano insegna, come i ristoranti Barilla, i caffè-pasticceria Illy, le cioccolaterie Lindt. Tutto questo mentre anche i grandi gruppi perseguono anche l'opportunità della miniaturizzazione degli spazi di vendita per avvicinarsi ai consumatori. Strategie adottate da Coop o da Carrefour, fra gli altri, come segnalato anche da Affari & Finanza.

C'è qualcosa di nuovo, anzi di antico, nel fascino del negozio. Lo si evince chiaramente anche dalle politiche del colosso americano Amazon, recentemente impegnato nell'acquisizione di librerie fisiche e, nella onerosa operazione di acquisto della catena di supermercati biologici Whole Foods (operazione da 13 miliardi, su per giù). O, ancora, lo dimostra l'alleanza fra Google e Walmart.

Il boom del commercio online nel 2015 è stato di 880 miliardi di dollari nei venti mercati mondiali più importanti. Una cifra destinata a salire, secondo le stime, a 1.630 miliardi di dollari nel 2020, con un incremento dell'85%. 
In base a quanto dichiarato a La Stampa da Gabriele Sigismondi, direttore Italia di Amazon Logistics, "l'e-commerce in Italia sta vivendo una fase di grande dinamicità e sviluppo, portando avanti un percorso di crescita a doppia cifra, con il valore degli acquisti online da parte dei consumatori che supererà i 23 miliardi di euro nel corso di quest'anno, con un incremento del 16% rispetto al 2016".

Poste italiane, che gestisce da sola la metà delle consegne legate alla vendita online, dovrebbe passare dai 41 milioni di pacchi consegnati nel 2016 a oltre 50 milioni. Questa crescita del trading porta con sé, però, un aumento del traffico e dello smog. E, secondo quanto denunciato da Repubblica, talvolta anche una sorta di caporalato digitale.

Il gruppo McKinsey ha avanzato alcune proposte per ridurre gli impatti negativi dell'ingorgo di pacchi in città, proprio dalle colonne del quotidiano torinese, con soluzioni che vanno dalla realizzazione di nuovi depositi, alla concentrazione delle merci in appositi punti di consegna comodi per i consumatori e fruibili sette giorni su sette, passando per l'utilizzo di droni (a lungo termine) e di veicoli elettrici. Ma anche all'opportunità di viaggiare di notte per dimezzare i tempi di consegna e ridurre i costi del 40% e le emissioni del 70%, alla scelta di condivisione di mezzi di trasporto attraverso piattaforme online dei camion, in modo da ridurre il chilometraggio delle spedizioni, con conseguenti benefici in termini di costi e di emissioni.

Il nuovo che avanza comporta, anche per l'agroalimentare (e, in prima battuta, per l'agricoltura), l'adozione di nuovi modelli di marketing, ma anche di packaging e di approccio a un consumatore sempre più smart, attento alla qualità, alla sicurezza alimentare, al benessere e alla biodiversità. Coniugando online e offline.


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