Il Pif è strutturato in un accordo di filiera della durata di cinque anni in cui i trentuno partecipanti si impegnano nello sviluppare rapporti commerciali e di collaborazione equi e rigenerativi.
Con l'accordo di filiera, infatti, la finalità del progetto implica affrontare le criticità principali che stanno emergendo nel settore della produzione dei cereali da foraggio nel territorio lucchese.
Primo tra tutti la frammentazione del tessuto imprenditoriale, la difficoltà di aggregazione e la diminuzione nell'ultimo decennio della Sat e della Sau con la prevalenza di aziende di piccole dimensioni.
Vi è poi la scarsa presenza di infrastrutture, di impianti di trasformazione e di commercializzazione nella provincia lucchese, e gli elevati costi di produzione e volatilità dei prezzi del mercato che insieme comportano il rischio di una diminuzione del patrimonio zootecnico a causa degli alti costi dei fattori di produzione.
Altro problema importante è l'insorgenza sempre più elevata di contaminazione da aflatossine nella produzione maidicola.
Infine, ma non per importanza, il progetto vuole affrontare anche il crescente degrado degli elementi caratteristici del paesaggio rurale e delle aree agricole periurbane della Piana lucchese.
Il progetto, che prevede un investimento di circa 5 milioni di euro e un finanziamento del Psr di metà del suo valore, vede coinvolti diversi soggetti della filiera, dagli agricoltori ai trasformatori a enti di ricerca e istituzioni locali.
Il capofila del Pif è il molino Molitoria Val di Serchio, specializzato nella trasformazione di cereali da foraggio. Sotto il coordinamento del capofila sono presenti: 17 imprese agricole di produzione primaria e 8 imprese di trasformazione e commercializzazione. Il Pif è inoltre sottoscritto dall'Unione provinciale agricoltori, le federazioni Coldiretti di Lucca e di Pisa e la Confederazione italiana agricoltori (Cia) di Lucca.
Riguardo ai partner scientifici sono coinvolti il dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agroambientali dell'Università di Pisa e la Scuola superiore Sant'Anna di Pisa oltre a Horta Srl, uno spin off dell'Università di Piacenza.
Vi è poi il comune di Capannori, inserito come ente territoriale, che avrà il compito di pubblicizzare le proposte innovative sviluppate e l'avanzamento del progetto tramite articoli, eventi e materiale divulgativo.
Le opere degli investimenti sono varie e diversificate: dall'ampliamento e ammodernamento delle stalle, all'impianto di pannelli fotovoltaici; dall'acquisto di macchine per la sanificazione delle partite di mais ad un progetto di ricerca interateneo per il controllo delle aflatossine.
Tra i risultati attesi, infatti, oltre all'incremento qualitativo e quantitativo dei prodotti cerealicoli primari, di mangimi e di alimenti, il Pif prevede la realizzazione di un modello di gestione integrata del rischio di contaminazione da aflatossine con il trasferimento di innovazione alle imprese agricole attraverso l'uso di tecnologie di fotointerpretazione dello stato colturale, di tecniche innovative di contenimento biologico delle infestazioni di Aspergillus flavus e di protocolli di decontaminazione di mais contaminato.
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Comune di Capannori