Dallo svolgersi dei lavori è emerso come un certo malcontento sulla Pac non sia un fenomeno squisitamente italiano, quanto piuttosto un sentimento condiviso a livello europeo. Almeno per quanto riguarda l’aspetto della politica comunitaria che riguarda l’innovazione.
“In Europa l’innovazione fa paura”, hanno convenuto i diversi relatori.
Tra questi, la senatrice Maria Teresa Bertuzzi che, dopo aver ribadito che parlare di agricoltura oggi equivale a parlare del futuro del pianeta e ricordato che l’Expo deve mettere a confronto modalità e funzionamento dei sistemi agroalimentari dei 147 Paesi partecipanti, si è fatta paladina della richiesta fatta dal Senato alGgoverno di promuovere un ‘Patto globale del cibo’, ovvero uno sforzo congiunto per riportare equilibrio nella distribuzione delle risorse volta al raggiungimento della sicurezza alimentare generale.
Sugli Ogm la senatrice ha dichiarato che avrebbe preferito che l’Italia avesse deciso di conservare delle aree di sperimentazione e, incalzata sul tema dei diritti di proprietà, ha riconosciuto il fenomeno del land grabbing come un elemento di speculazione sul futuro alimentare del mondo, sottolineando come sia necessario sforzarsi per portare capacità produttiva in quei Paesi in cui essa è sostanzialmente fuori dalla portata degli abitanti.
Il tema della sostenibilità è stato trattato dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che ha evidenziato come nel corso degli ultimi anni il tema della tutela del territorio e dell’habitat antropico abbiano acquistato importanza rispetto al passato, al punto che sono ormai maturi i tempi per promuovere una nuova mentalità che preveda per ogni singola attività produttiva il requisito di subordine al rispetto ambientale.
Il ministro si è detto certo che questo passaggio si tradurrà anche in una soluzione del problema occupazionale, anticipando che uno dei primi incontri del semestre di presidenza italiano in Europa sarà quello tra i ministri del Lavoro e dell’Ambiente a Milano, dove saranno messe sul tavolo di discussione delle proposte per verificarne la fattibilità.
“Dobbiamo insegnare ai produttori che rispettando l’ambiente si massimizzano i profitti – ha detto il ministro - e lo dimostrano i risultati della green economy. La cultura ambientale deve smettere di essere una cultura del divieto per divenire la condizione fondamentale dello sviluppo. In questa evoluzione tocca alla scienza indicare le buone pratiche da adottare”.
La chiave per lo sviluppo è, secondo Galletti, la disponibilità di tutti gli attori a trovare una soluzione condivisa ai problemi, anche accettando qualche piccolo sacrificio. “Sinora – ha concluso – ho trovato nelle associazioni di categoria dell’agricoltura la massima disponibilità”.
Pierre Gerber, della Fao, ha spiegato come il divario nell’efficienza di utilizzo delle risorse economiche e naturali si stia progressivamente riducendo da quando anche le seconde costituiscono un fattore di costo nel processo produttivo; mentre Stefano Da Empoli, presidente di I-Com, ha presentato i primi risultati di uno studio sull’impatto economico dei mangimi Ogm nell’allevamento, dimostrando in sintesi che una loro sostituzione con mangimi ‘tradizionali’ comporterebbe difficoltà di approvvigionamento e un aumento dei costi annuo per gli allevatori tra i 400 e i 700 milioni di euro.
A Paul Leonard, presidente di European Risk Forum Innovation Task Force, è toccato il compito di introdurre alla nutrita platea il concetto di ‘principio di innovazione’. Non si tratta di un principio scientifico in senso stretto, quanto un concetto da contrapporre all’abusato principio di precauzione e basato sull’evidenza che ogni cosa, in sé, contiene degli elementi di rischio, ma che nel caso dell’innovazione tali elementi sono già posti sotto controllo dal rigore scientifico e dalle precauzioni prese da ricercatori e produttori.
Il principio di innovazione, secondo Leonard, non andrebbe a sostituire quello di precauzione, ma lo integrerebbe, riequilibrando una situazione che attualmente vede i legislatori europei troppo propensi a una cautela paralizzante.
Mario Guidi, presidente di Confagricoltura, durante il suo intervento
Hanno chiuso l’incontro l’intervento di Celmira Susana Susa, della BASF, che ha illustrato le linee di ricerca che la multinazionale tedesca sta seguendo in campo agricolo nei settori delle tecnologie chimiche e biologiche e quello del presidente di Confagricoltura Mario Guidi, che in tema di burocrazia ha dichiarato la necessità di “portare chi fa le leggi fuori dal proprio ufficio per fargli vedere quanto non siano applicabili nella realtà” e, in tema di sostenibilità, auspicato che il ministero dell’Ambiente possa quanto prima evolversi nel “ministero dello Sviluppo sostenibile”.