Unionzucchero esprime forte sorpresa, per non dire sconcerto, per la mancanza della barbabietola in tale ipotesi, soprattutto dopo che solo pochi giorni fa il ministro, nel presentare le linee programmatiche del suo dicastero alle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato, aveva indicato la barbabietola stessa tra le colture strategiche meritevoli dell’aiuto accoppiato.
Ricordiamo che la barbabietola fin dal 2009 ha potuto contare sull'aiuto accoppiato, arrivato nel 2014 a 500 €/he. Tale misura ha permesso, soprattutto negli ultimi anni, nei quali il settore a fatica è riuscito a completare la propria quota di produzione, di mantenere comunque una filiera bieticolo-saccarifera nazionale vitale, confermando la coltura della barbabietola da zucchero nella rotazione di più di 10.000 aziende, che nel 2014 hanno seminato 50.000 ettari.
Ora l'aiuto accoppiato alla barbabietola è ancora più essenziale, dopo la decisione assunta dall'Unione europea di porre fine al regime delle quote zucchero al 30 settembre 2017, i cui effetti sul mercato italiano si stanno già manifestando, con un fortissimo calo dei prezzi di vendita dello zucchero (- 30%).
La filiera tutta da tempo, ha presentato i propri numeri alle istituzioni nazionali e regionali, dimostrando come sia indispensabile prevedere un aiuto accoppiato di 600 €/ha per fronteggiare l'offensiva dei grandi produttori di zucchero nord europei, i quali, agendo al ribasso sui prezzi, stanno provando a mettere fuori mercato la nostra produzione.
Questo livello di aiuto accoppiato, insieme al processo in corso di incremento della competitività, saranno decisivi per assorbire, almeno in parte, l'inevitabile calo del prezzo che la barbabietola avrà in conseguenza della riduzione del prezzo dello zucchero legato alla maggiore competizione indotta dalla fine del regime delle quote.
Occorre essere consapevoli che senza tale intervento non vi potrà essere una continuità produttiva della filiera bieticolo-sacccarifera nazionale - scrive Unionzucchero in una nota - che approvvigiona quasi un terzo del consumo nazionale, con una produzione di qualità e nel rispetto di ogni regola sociale e ambientale, con la conseguenza di perdere una capacità produttiva importante per l’economia e l’occupazione del Paese.
L'organizzazione chiede al ministro Martina e agli assessori regionali di valutare con molta attenzione le conseguenze di una decisione vitale per un comparto che ha già affrontato la difficilissima ristrutturazione seguita alla disastrosa riforma del 2006, con ingentissimi investimenti negli impianti rimasti in produzione.
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Fonte: Unionzucchero