"Ancora una volta ci troviamo davanti all’assoluta mancanza di una linea di condotta coerente tra le istituzioni comunitarie sugli Ogm". Lo afferma la Cia, Confederazione italiana agricoltori, spiegando che in Consiglio Ue non si è raggiunta la maggioranza qualificata per bloccare il via libera alla coltivazione del nuovo mais 1507 dell’americana Pioneer.

Ora la decisione passa alla Commissione europea, che "non può ignorare il fatto che 19 Stati membri si sono espressi contro l’autorizzazione, compresa l’Italia -sottolinea la Cia-. Allo stesso modo non può trascurare il parere del Parlamento Ue e soprattutto l’opinione pubblica, con due cittadini su tre in Europa contrari ai cibi “biotech”.
Comunque, su una materia così rilevante e che investe tutta la società, dagli agricoltori ai consumatori, non servono imposizioni
-spiega la Cia- ma vanno riconosciute e garantite la sovranità e l’autonomia dei singoli Stati. E in questo senso l’Italia ha già scelto di dire no agli organismi geneticamente modificati".

"Gli Ogm, tra l’altro, sono incompatibili con l’agricoltura italiana -sottolinea la Cia- che è fortemente legata alla molteplicità di territori e tradizioni. L’omologazione a cui gli Ogm conducono metterebbe a rischio gli oltre 5.000 prodotti tipici che rappresentano la spina dorsale dell’enogastronomia italiana. Veri e propri gioielli del “made in Italy” che da un lato sono autentiche calamite per il turismo enogastronomico, un comparto che vale 5 miliardi, dall’altro contribuiscono a far volare l’export agroalimentare nel mondo, con cifre da record che a fine 2013 hanno sfiorato a 35 miliardi di euro".

La Cia ribadisce: "La nostra posizione sugli Ogm non è assolutamente ideologica, ma scaturisce dalla consapevolezza che la loro utilizzazione può annullare la nostra idea di agricoltura e, quindi, l’unico vantaggio competitivo dei suoi prodotti sui mercati: qualità, origine, tracciabilità, biodiversità, tipicità".