La Commissione europea apre alla flessibilità sul greening, le pratiche ecologiche che ogni produttore dovrà attuare con la riforma della Pac, pena la perdita di almeno il 30% degli aiuti diretti al proprio reddito. Ma ai governi nazionali ancora non basta.
Le discussioni sulla nuova Politica agricola comune a partire dal 2014 sono entrate nel vivo proprio su uno degli elementi di maggiore discontinuità rispetto alle regole attuali. Il compromesso su quest’aspetto dovrebbe essere raggiunto entro il mese di giugno.

 

Il greening nella proposta iniziale della Commissione

Nella posizione iniziale della Commissione, si prevede che quasi un terzo dei pagamenti diretti agli agricoltori siano condizionati all’attuazione di misure per la sostenibilità ambientale. Al di là dell’agricoltura biologica (automaticamente esclusa dal rispetto di queste regole), l’esecutivo di Bruxelles individua tre pratiche eco-compatibili: differenziare le colture (un minimo di tre), prevedere pascoli permanenti e dedicare il 7% del terreno coltivabile a 'area di interesse ecologico', il cui scopo sia quello di contribuire al mantenimento della fertilità del suolo, alla lotta contro l’erosione, etc.

 

L’apertura della Commissione a una maggiore flessibilità

Di fronte alle richieste di maggiore flessibilità, giunte dalla maggioranza degli Stati membri dell’Unione europea, il Commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Cioloş, ha aggiustato il tiro, mettendo sul tavolo alcune nuove proposte.
Per quanto riguarda la diversificazione delle colture, se nel documento originale si prevedeva l’esenzione solo per le piccolissime produzioni (inferiori a tre ettari), ora si alza l’asticella fino a dieci ettari.
Inoltre, ci sarà la possibilità di riconoscere come valide ai fini del greening quelle misure ecologiche già applicate da un produttore nell’ambito dei Programmi di sviluppo rurale (principio di 'equivalenza'). In altre parole, chi già adotta delle misure necessarie a ricevere i fondi del secondo pilastro della Pac, nel quadro di progetti finanziati dall’Ue, non dovrà nuovamente dimostrare il rispetto dei criteri del greening, che rientra invece nel primo pilastro della politica agricola, quello del sostegno al reddito.
Infine, la Commissione apre alla definizione di 'pascolo permanente', che potrebbe arrivare a ricomprendere anche le aree con presenza di alberi, piante e arbusti.

 

La posizione italiana

Sulla diversificazione delle coltivazioni, l’Italia propone un sistema a tre fasce: esenzione totale per gli agricoltori che possiedono da zero a 15 ettari; obbligo di due colture per le aziende medie, tra i 15 e i 50 ettari; obbligo pieno (3 colture) per quelle grosse da 50 ettari in su. L’apertura della Commissione, comunque, già ricomprende la maggior parte delle realtà italiane (la media aziendale, per il nostro Paese, è di 8-9 ettari), in particolare quelle del Mezzogiorno, come ha fatto notare il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, cui non spiacerebbe, comunque, riuscire a alzare ancora un po’ il tetto per le deroghe.
Per quanto riguarda la cosiddetta 'area d’interesse ecologico', per il governo italiano la percentuale del 7% è troppo elevata. Non si tratta di una posizione isolata: vogliono diminuirla anche Ungheria, Lettonia, Svezia, Finlandia, Bulgaria, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Croazia (che partecipa ai Consigli in vista dell’imminente ingresso nell’Unione europea).
Circa la definizione di 'pascolo permanente', il nostro Paese è intenzionato a ottenere che vengano ricompresi arboreti e pascoli magri, produzioni che avendo colture arboree (ad esempio frutteti ed oliveti) sono già “virtuose” dal punto di vista ambientale.
Infine, il capitolo sanzioni. Se la Commissione propone che, oltre a perdere il 30% degli aiuti, il produttore possa essere ulteriormente sanzionato, per il ministro Catania questo è “impensabile”.

“Il massimo della sanzione concepibile - ha dichiarato a margine del Consiglio Agricoltura che si è svolto a Bruxelles - può essere quello di perdere la componente verde dell'aiuto, ma non più di quello''.
Concordano Belgio, Spagna, Francia, Portogallo, Malta, Svezia, Estonia, Polonia, Ungheria e Lituania.
Punti di convergenza sul greening sono stati trovati dal ministro anche con la sua omologa tedesca, Ilse Aigner, incontrata bilateralmente a margine del Consiglio.

 

L’incognita del Parlamento

Il prossimo appuntamento sarà il Consiglio Agricoltura del 18 e 19 giugno, stessa data in cui il Parlamento europeo presenterà il proprio punto di vista sulla riforma Pac. Un’opinione essenziale, dato che la politica agricola ricade nel regno di co-decisione da parte delle due istituzioni: il Consiglio dell’Ue, composto dai governi nazionali, e il Parlamento, che rappresenta i cittadini.

“Apprezziamo le aperture della Commissione su alcuni aspetti del greening – ha detto Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo (Comagri) - ma siamo ancora molto lontani dalle proposte che presenteremo il mese prossimo”.
Gli eurodeputati italiani che fanno parte della stessa Comagri hanno sottolineato il buon lavoro di squadra con l’Euroassemblea portato avanti dal ministro Catania.