Proprio nel momento in cui questo articolo viene scritto, il Senato ha approvato il Disegno di Legge n° 651 che vieta in Italia sia la produzione sia la vendita delle cosiddette "carni coltivate". Un Ddl presentato e caldeggiato dal ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, trovando numerosi alleati in associazioni agricole come per esempio Coldiretti e Federbio, solo per citarne alcune. 


Sono stati 93 i voti favorevoli, ovvero la maggioranza di Governo cui si è aggiunta Italia Viva. Solo 28 invece i contrari, ovvero Verdi e Sinistra Italia, Movimento 5 Stelle e alcuni membri del Gruppo Misto. Astenuti Partito Democratico e Azione, per complessivi 32 voti "bianchi". Non una vittoria plebiscitaria, quindi, come avvenuto in passato per esempio contro glifosate, quando a votare in modo diverso dal resto del Senato fu la sola Senatrice a vita Elena Cattaneo. Ma comunque una vittoria significativa.


Da mesi, del resto, sulle "carni coltivate" circolano mantra già visti in passato contro la chimica agraria e le biotecnologie. Trattasi di espressioni come "carni sintetiche", "cibo Frankenstein", "cellule impazzite", "fake meat" e altre prevedibili locuzioni atte a spaventare la popolazione e a influenzare i media.

 

Sull'altro fronte, compatte si muovono le lobby eco veg animaliste, le quali propugnano le "carni coltivate" più che altro poiché sperano che tramite queste potranno uscire vincenti nelle proprie crociate per fare chiudere gli allevamenti, accusati di ogni ignominia, il più delle volte in modo fasullo e strumentalmente gonfiato. Nel mezzo, un numero apprezzabili di tecnici e scienziati che vorrebbero studiare più dettagliatamente questo nuovo fronte di sviluppo alimentare, al fine di stimarne le reali potenzialità, nonché i pregi e i limiti.


Sarà quindi bene chiedere a loro, alle "carni coltivate" cosa ne pensano, di se stesse e del clima conflittuale che si è generato loro intorno. 


Care "carni coltivate", negli ultimi mesi se n'è sentite di tutti colori su di voi. Quindi iniziamo a chiarire cosa siete. 
"Cellule. Ha presente quelle del suo bicipite o del suo deltoide? Ecco, quelle. Solo proveniamo da altri esponenti del mondo animale. Possiamo essere infatti di bovini, suini, volatili e tanti altri animali. Ma cellule siamo e cellule rimaniamo".


E in che modo diventereste bistecche?
"Calma, bistecche… ne deve ancora passare tanta di acqua sotto i ponti. Al momento siamo a livello di polpette o di simil hamburger. Talvolta nemmeno in purezza. Pensi che a Singapore, dove siamo ormai consumate da tempo, veniamo spesso miscelate ad altre materie prime di origine vegetale. Siamo insomma una sorte di veg burger con tante cellule di origine animale in più".


O bella! E perché mai?
"Ha idea dei costi attuali per la nostra produzione? Per dirla con le parole dell'ingegner Cane, personaggio inventato dal comico Fabio De Luigi, 'sono numeri che fanno girare la testa!'. Quindi la miscelazione con materie vegetali permette di contenere i costi e… glielo dico, anche di darci un po' più di sapore".


Ma come, non siete carne in fondo?
"Dal punto di vista cellulare sì, ma dal punto di vista complessivo come alimento, no. Una carne ottenuta da un animale ex vivente, infatti, beneficia di una fitta compenetrazione di tessuto connettivo e adiposo. Il gruppo eme conferisce un sapore caratteristico, mentre nel grasso sono presenti diverse sostanze che danno colore, sapore e profumi. C'è in sostanza una bella differenza fra i tessuti di un bovino allevato e una coltura cellulare. Almeno per ora".


Da dove deriva questa differenza?
"Per quanto stiate diventando bravi a nutrirci, quando siamo nel corpo di un bovino, per esempio, i nutrimenti che riceviamo dal sistema circolatorio derivano da razioni che sono passate dal rumine, ove sono state profondamente modificate e arricchite, per esempio di vitamina B12. Poi passano da omaso, abomaso, intestino e infine giungono al fegato. Insomma, quando siamo in un muscolo beneficiamo del lavoro di quelli che sono dei veri e propri biodigestori viventi e naturali. Imitarli, mi creda, non vi risulterà facile".


Non è che vi state buttando un po' troppo giù?
"Ma no, è banalmente la realtà. Per lo meno attuale. Fra qualche decennio, forse, avrete sviluppato delle tecnologie capaci di simulare così bene il corpo di un animale intero da realizzare dei surrogati assolutamente dignitosi".


Quindi vi sta bene la dicitura "surrogati"?
"Ma sì, dai, non facciamola troppo difficile. Siamo surrogati e lo saremo sempre. Peraltro, se non migliorate gli aspetti economici dei processi produttivi, mica lo vedo bene il nostro business".


Perché?
"Ma Lei ha mai visto un'imitazione costare più dell'originale? Suvvia, chi spenderebbe mai dieci volte tanto per avere un hamburger coltivato anziché una tagliata di Fiorentina?"


In effetti, io per primo non ne sarei molto contento. Anche perché, seppur consumandola con moderazione, devo ammettere di essere un convinto estimatore della ciccia. 
"Ah sì? Leggendo certe notizie invece non si direbbe…" (sghignazzano queste impudenti).


Spiritose, lo sapete anche voi quanto fosse insensato quel gossip sulla cena dei relatori del convegno al Senato sulle carni coltivate…
"E lo sappiamo bene. Siamo cellule, mica sceme. Del resto, anche voi ve la siete proprio andata a cercare. Andate in un ristorante in cui si mangia ottima carne e prima di entrare vi mettete pure a provocare il ministro Lollobrigida facendovi dei selfie e dandogli il programma del convegno? Cosa vi aspettavate, che non vi fossero ghiotte occasioni da cogliere al volo? Qualche foto di voi relatori all'interno del ristorante e via, lo scandalismo paparazzesco è servito. Ovvi quindi gli sfottò dei sostenitori del Ddl che oggi ci ha proibite in Italia".


Appunto. La cosa ha del surreale: non siete ancora in commercio, non siete nemmeno state valutate da Efsa e da Bruxelles, e quindi cosa dovevamo mangiare? Anche perché nessuno di noi si è mai espresso contro gli allevamenti. 
"Lo sappiamo bene. Ricordiamo i vari articoli che ha scritto per contrastare la disinformazione pseudo-eco-animalista contro gli allevamenti. Ma dato che ha una certa età, comprenderà anche bene che in politica i colpi bassi fanno parte del gioco. Voi siete i loro nemici. Quello che sostenete disturba la loro narrazione proibizionista. Ovvio che se possono mostrarvi come spocchiosi ipocriti non perdono l'occasione, anche se non ha alcun senso…".


Ne prendiamo atto. Ma alla fine, secondo voi, questo Ddl vi sbarrerà davvero la strada?
"Ma scherza? Non penserà mica che di quel che decide l'Italia interessi davvero a qualcuno al di fuori dei vostri confini? Anzi: vi state confermando il mercato perfetto per chi vuole produrre nuovi beni da vendere soprattutto a chi non se li vuole produrre da sé. Un concorrente di meno… A conferma, in America la Food and Drug Administration e la Usda, il Dipartimento per l'Agricoltura, ci hanno appena autorizzate. Già veniamo mangiate da anni a Singapore. Pure in Israele stiamo ottenendo riconoscimenti. Tempo qualche anno gli altri Paesi avranno sviluppato abbastanza know how per produrci a costi abbordabili. E voi?"


Noi no, ovviamente. Quindi cosa prevedete accadrà?
"Bruxelles ci approverà, poiché non vi sono controindicazioni alla nostra produzione e consumo. Non le hanno trovate Usda, Fda e altre autorità… e perché mai dovrebbe trovarle Efsa? In fondo usate cellule staminali persino per curarvi da gravi malattie e non volete mangiarle? Quindi vi troverete nella situazione di non poterci proibire per il consumo. Vi sono normative europee in tal senso che proibiscono a un Paese membro di impedire il commercio di beni. Se volete beccarvi una bella infrazione, accomodatevi. E poi credo sia solo una mossa preventiva furbetta…".


Cioè?
"Cioè pensiamo che buona parte di quel Ddl sia in fondo solo un teatrino. Proibiscono qualcosa che ancora non esiste. E questo fa già sorridere. Ma sanno che un domani esisteremo e verremo prodotte e commercializzate anche in Europa. Quindi serviva, oggi, una prova interna di essere paladini del tipico, delle eccellenze italiane e del made in Italy, scaricando in futuro tutta la responsabilità sulla cattiva Bruxelles che impone il cibo Frankenstein. Storia già vista con gli ogm, per esempio".


Ecco, un altro treno perso per gli agricoltori italiani. Più o meno con le stesse modalità comunicative. 
"Peraltro, il Ddl proibisce le colture cellulari dei soli vertebrati. Quindi nulla impedisce sulla carta di moltiplicare cellule di totani, seppie, cozze, gamberi e altri animali non vertebrati e di realizzare preparati simili all'attuale surimi. Presente quei bastoncini morbidi che vengono chiamati a volte zampe di granchio? In realtà sono solo degli assemblati di farine di pesce, generalmente di merluzzo. Che differenza ci sarebbe fra gli attuali surimi ottenuti da pesci pescati e quelli ottenuti da cellule coltivate? E con gli stock di pesci in continuo calo nei mari, fossi in voi ci penserei seriamente"


Ma sa che non è mica male come idea? Un bel carpaccio di polpa di aragosta coltivata, tagliata fine fine dopo essere stata assemblata dal produttore. Magari, accompagnato da ottime bollicine… 
"Suvvia, si asciughi le bavette! Va bene che ormai è ora di cena, ma si contenga… E poi Le vorrei aprire un lampo di speranza. Se ci pensa bene, l'ostracismo contro di noi è storia già vista".


In che senso, scusate?

"Ci pensi bene: per introdurre in Europa patate e pomodori avete fatto una fatica bestiale. Anche lì, disinformazione, allarmismo, pericoli mortali inesistenti, condizionarono per decenni la popolazione. Più recentemente toccò ai grani di Nazareno Strampelli: troppo innovativi e minacciavano i parrucconi che fino a lì avevano continuato a lavorare ottusamente su varietà singole. Gli incroci inter varietali vennero viste all'epoca come pratiche contronatura. E le osteggiarono".


Sì, ma lì a Benito Mussolini serviva produrre più grano e quindi sostenne le nuove varietà.
"E si vede che invece al vostro Governo attuale la possibilità di rendere più autosufficiente l'Italia interessa zero. E che ci volete fare? Ma la storia mica finisce con Strampelli: pensi agli ibridi di mais giunti in Italia nel Dopoguerra dall'America. Qui ancora coltivavate semplici varietà. Gli ibridi producevano il doppio, ma erano percepiti come diavolerie straniere che minacciavano le tradizioni italiane. Cioè la fame, detta in parole povere. Sembra infatti che a voi Italiani piaccia proprio essere poveri: ogni volta che vi viene data l'opportunità di accrescere la vostra ricchezza, c'è sempre qualcuno che si oppone".


Sì, ma sono solo minoranze molto rumorose e ben immanicate. Non credo che il resto della popolazione ami essere povera.
"Certo, ma non capisce che dando spazio a quelle minoranze, prima o poi, poveri diverrete davvero. Ma proseguiamo: avevate la possibilità di sfruttare i benefici degli ogm, seminati in quasi 30 Paesi al mondo su oltre 190 milioni di ettari, ma avete rifiutato anche quelli. Sempre con le medesime argomentazioni: cibo Frankenstein, eccetera… Ora proibite le carni coltivate usando gli stessi meccanismi mediatici e politici. Però sa cosa c'è di bello in tutta questa storia?"


No, cosa c'è di bello nell'ostruzionismo antiscientifico?
"C'è che alla fine ha sempre perso. Sempre. Patate e pomodori sono ormai presenti stabilmente sulle vostre tavole. Dai grani di Strampelli avete fatto evolvere le varietà attuali, addirittura modificandole geneticamente con le radiazioni. Gli ogm? Alla fine anche le lobby anti biotech più ottuse e pugnaci hanno ceduto e oggi hanno dovuto capitolare sul Genome Editing, capendo che era l'ultimo treno che l'Italia poteva prendere. Certo, per non perdere la faccia hanno giocato sulla retorica dei vecchi ogm cattivi e dei nuovi ogm buoni…".


Ah… e poi gli ipocriti saremmo noi che facciamo convegni su di voi?
"Fa molto ridere, vero?"


Mica tanto. Ma, scusate, un'ultima domanda: come la mettiamo col principio di precauzione?
"Caro mio, sono anni che anche Lei sa bene che ne viene fatto un uso improprio e strumentale. Nel caso specifico di noi cellule, poi, ha senso meno che zero".


E perché?
"Lo saprebbe bene se avesse letto il parere inoltrato agli estensori del Ddl dall'associazione italiana dei biotecnologi. Di fatto, citiamo testualmente, 'Tale invocazione generica del principio non trova riscontri nella normativa europea. Il principio di precauzione è uno dei cardini della legislazione europea in tema di sicurezza ed è citato esplicitamente nell'Art. 191 del trattato sul funzionamento dell'Unione. La Commissione Europea ha però chiarito in modo puntuale come esso debba essere inteso ed invocato con la Comunicazione COM(2000) final. Tale Comunicazione esplicita le situazioni e le modalità con cui può essere attivato, ovvero in presenza di un'ipotesi di rischio potenziale. La sua attivazione, inoltre, avviene a seguito di una valutazione scientifica le cui conclusioni mostrino come non sia impossibile ottenere il livello di protezione previsto in altro modo. Qualora fosse questo il caso, la sua adozione deve seguire dei principi di proporzionalità, non discriminazione, coerenza, l'esame dei vantaggi e degli oneri, l'esame della valutazione scientifica".


E quindi? In parole più povere?
"E quindi, proseguendo con la citazione: 'l'invocazione generica del principio di precauzione all'interno del DDL n. 651 non trova fondamento anche perché, a oggi, non esistono in commercio i prodotti che si intendono vietare e pertanto non esiste alcun rischio, nemmeno potenziale, che ne possa prefigurare l'attivazione. Le valutazioni scientifiche disponibili non indicano rischi per la salute che non possano essere indagati e gestiti in fase autorizzativa ai sensi del Regolamento Novel Food. Infine, le azioni previste dalla norma non rispettano i principi di proporzionalità, non discriminazione, coerenza, così come non prevedono una analisi dei vantaggi e degli oneri, né modalità di esame e riesame della valutazione scientifica che ha portato all'invocazione del Principio'. Le basta come argomentazione?".


Ah, guardi, a me basta e avanza. Temo però che per quanto solide siano, queste argomentazioni siano state bellamente ignorate da chi aveva ben altri interessi da proteggere.
"Tipo il made in Italy? Ma non diciamo sciocchezze!"


In che senso?
"Ma mi scusi, fate salumi con carni straniere, tipo la bresaola Igp con la carne di vacca Zebù. Preparate salumi, altrettanto Igp, con carne di maiali stranieri. Importate carni, latte e mangimi per i vostri allevamenti, inclusi quelli ogm. E infine, importate animali giovani per farli arrivare alla taglia di macellazione qui, in Italia. Ma sono nati all'estero. E questo secondo Lei sarebbe più Made in Italy di un hamburger fatto qui, in Italia, partendo da cellule di animali 100% italiani, tipo Fassona o Chianina?"


No, a parer mio sul piano logico sarebbe molto più Made in Italy quest'ultimo.
"Vede? La verità è che state perdendo un'opportunità fantastica di aggiungere alla vostra economia una filiera solidamente Made in Italy. Molto più di tante altre. E poi, scusi, di che avete paura? Narrate la superiorità schiacciante delle vostre tipicità, le loro insuperabili qualità… E voi di qui e voi di là… e poi avete paura che tali eccellenze non siano in grado di competere con delle cellule coltivate in una biofabbrica? I casi sono due: o non sapete fare i conti, oppure nemmeno voi credete in quello che avete narrato per decenni".


Calma, non parlate al plurale: vi sono persone come chi scrive che da sempre commentano criticamente lo storytelling protezionistico a sostegno di eccellenze che forse tanto eccellenze, alla fine, poi non sono.
"Sappiamo, sappiamo. Era solo per stuzzicarLa un po'. Ma ora ci scusi, dobbiamo andare".


Dove?
"All'estero, dove ci apriranno le porte sviluppando tecnologie che ci permetteranno di diventare sempre più competitive per qualità e prezzi. E alla fine vinceremo noi. Con o senza i vostri italici e atavici ostruzionismi del progresso. E sa cos'è la cosa più divertente?"


No, ma sono certo che me la direte voi…
"Fra cent'anni i cittadini del futuro guarderanno alle attuali barricate contro di noi con la stessa commiserazione con cui oggi state guardando, voi, ai barricaderi contro patate, pomodori, grani di Strampelli, mais ibridi, ogm… La storia è implacabile. E trancia giudizi che non ammettono repliche. E a tal proposito: entro l'anno l'Italia rischia di perdere uno strumento fondamentale per gli agricoltori e per la sostenibilità economica delle loro attività, come quell'erbicida... come si chiama?"

 

Glifosate?

"Sì, quello. Ecco, sarebbe meglio che certa politica e certo associazionismo agricolo facessero in modo nei prossimi mesi che l'Italia votasse sì al suo rinnovo europeo, invece di fare futili barricate contro di noi. Questa sì che sarebbe una prova di buona volontà nel difendere la competitività del Paese e la sopravvivenza dei suoi agricoltori".


Già, fra cent'anni ognuno verrà giudicato con l'occhio di chi vive nel futuro e può quindi guardare senza condizionamenti a chi nel passato aveva ragione e chi torto. Peccato che fra cent'anni, nessuno dei barricaderi attuali sarà ancora vivo per vergognarsi. Né saranno più in vita nemmeno coloro che hanno profuso i propri migliori sforzi per seguire la via dello sviluppo e del progresso. Al momento inutilmente.