Un miliardo e mezzo di euro. A tanto ammonta lo stanziamento che il fondo europeo per lo sviluppo rurale ha dedicato al benessere animale nel periodo compreso fra il 2015 e il 2020.
Soldi che dovrebbero incentivare in tutti i paesi della Ue standard di benessere che vanno oltre le norme che regolano questa materia.

Soldi spesi bene ovunque? Se lo è chiesto la Corte dei conti europea che già nell'ottobre dello scorso anno aveva anticipato l'intenzione di verificare la situazione con visite audit (termine utilizzato di solito per controllare la correttezza dell'operato di un'azienda).

Dalle promesse ai fatti e oggi la stessa Corte dei conti conferma che sotto la lente dei loro ispettori finiranno cinque paesi, fra cui l'Italia (gli altri sono Francia, Germania, Romania e Polonia).
 

Un benessere che piace

E' la prima volta che la Corte dei Conti si interessa di questa materia, la cui importanza deriva dalla sempre maggiore attenzione che i consumatori della Ue attribuiscono al benessere animale.
Non è dunque casuale che la legislazione comunitaria sia fra le più severe e attente alle condizioni di vita degli animali.

Rispettare queste norme, che regolano fra l'altro la gestione dei reflui, il trasporto degli animali, le strutture di allevamento, l'igiene, richiede investimenti rilevanti da parte degli allevatori, il cui peso è solo in parte attenuato dai sostegni comunitari.
 

Le tappe della normativa

Se per la Corte dei conti è la prima volta che si interessa di benessere animale, è lungo invece il percorso che le autorità comunitarie hanno intrapreso per favorire condizioni di allevamento sempre più rispondenti alle esigenze degli animali.
 

La prima normativa europea risale al 1974, con le regole da applicare nei macelli per ridurre al minimo le sofferenze degli animali. Negli anni seguenti si è continuato pensando al trasporto.

Nel 1986 sono arrivate le prime norme in tema di gabbie per le galline ovaiole. Poi si è pensato ai vitelli e ai suini nel 1991. Normative costantemente aggiornate e migliorate sino alla svolta del 2007, quando nel trattato di Lisbona si è sancito che gli animali sono esseri senzienti.

Di qui regole ancora più stringenti per gli allevamenti, sino alla "piattaforma" sul benessere animale messa a punto lo scorso anno e sulla quale si può leggere un approfondimento su AgroNotizie.

 

Costi che salgono

Gli allevamenti italiani, superando molte difficoltà che in qualche caso hanno prodotto qualche ritardo, hanno aggiornato strutture e management aziendale per ottemperare agli obblighi comunitari.

Animali allevati in condizioni di benessere rispondono nella maggior parte dei casi con un miglioramento del loro stato di salute, il che coincide con aumentate performance produttive e minori costi sanitari.
Non sempre sufficienti tuttavia a compensare i maggiori costi di produzione e gli investimenti necessari agli aggiornamenti delle strutture di allevamento.

Si auspicava che il mercato premiasse questi sforzi, accettando prezzi più elevati per le produzioni animali provenienti da condizioni di aumentato benessere. Ma non è avvenuto, a dispetto di tutti i sondaggi che indicavano nel consumatore europeo grande sensibilità sul tema del benessere animale.
 

La visita degli ispettori

Ora gli allevamenti avicoli, quelli di suini e di bovini, ma anche macellatori e trasportatori di bestiame, dovranno sottostare alle verifiche dell'audit voluto dalla Corte dei conti.
A guidare il lavoro di accertamento sarà Janusz Wojciechowski, membro della stessa Corte. Ma per conoscere gli esiti del suo lavoro bisognerà attendere la fine dell'anno.

Questo il termine previsto per la conclusione dell'audit.
Vedremo quale sarà la "pagella" dell'Italia, ma sono convinto che i nostri allevatori saranno promossi e anche con buoni voti.